Non so da dove partire. Sono un ragazzo di 26, con un lavoro fisso, anche socialmente molto elevato. La mia storia è la seguente: a 19 anni entrai ad un corso di laurea a numero programmato molto ristretto, dopo un anno decisi di smettere perché pensavo quel lavoro non facesse per, nonostante all'università ottenevo ottimi risultati. In seguito mi iscrissi a giurisprudenza, anche qui con ottimi risultati, ma al quarto anno riuscii z vincere un concorso pubblico, ed anche l'università la misi da parte. Ora da due anni faccio questo lavoro. Sono a 900 km dalla mia città, adesso come è successo per le mie precedenti esperienze passate stanno iniziando a sorgere i problemi. Mi sveglio la mattina già molto ansioso pensando che questa vita non è per me, che sento troppo la mancanza da casa, e che voglio cambiare lavoro dopo tutti questi sacrifici per arrivare fin qui. Possibile che ogni mia esperienza di vita lavorativa e formativa va sempre bene, e poi all'improvviso arrivano sempre queste ansie e mi convinco che ci siano dei problemi
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12 GIU 2019
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Buongiorno Ernesto,
dalle sue parole emerge quanto sia una persona piena di risorse: volitiva, tenace e in grado di ingaggiarsi in situazioni complesse ed ottenere ottimi risultati a livello prestazionale (i buoni voti durante i corsi di laurea, il superamento del concorso).
Tuttavia, l’essere molto bravi in qualcosa non necessariamente coincide con il fatto che ci appassioni, che ci piaccia. I nostri obiettivi, i valori ed i desideri sono il carburante che nella vita che ci aiuta a sostenere gli sforzi, ci motiva e ci nutre.
L’ansia solitamente è il segnale che qualcosa nella nostra vita ci preoccupa, che reputiamo qualcosa come “pericoloso” per noi.
E’ possibile che, seppur abbia intrapreso percorsi formativi e di lavoro in cui aveva successo, non siano in linea con ciò che desidera davvero. E’ possibile che nelle scelte di questi anni abbiano avuto peso altre motivazioni che le creano questa sensazione “di allarme” e di insoddisfazione.
Sarebbe importante che prendesse in considerazione l’idea di intraprendere un percorso di supporto psicologico, all’ interno del quale trovare lo spazio per capire più approfonditamente cosa ha innescato questo circolo e dove poter esplorare in modo approfondito quali sono i suoi obiettivi/valori/desideri profondi.
Se lo desidera, rimango a disposizione.
Le auguro di stare presto meglio.
Serena Saccà
13 GIU 2019
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Ernesto,
ciò che le manca non è l'intelligenza, la capacità e la volontà per fare le cose ma piuttosto la continuità e la stabilità a livello lavorativo e probabilmente anche a livello emotivo-affettivo e sentimentale.
Purtroppo, questo è un grosso problema perchè significa ogni volta costruire qualcosa impegnando tante energie e poi buttare all'aria ciò che si è costruito con fatica per ripartire da zero.
Invece, una buona regola per far crescere l'autostima è porsi degli obbiettivi e raggiungerli portando a termine ciò che si inizia a fare.
Al limite, anche la mancanza della sua famiglia potrebbe essere un alibi alla sua insoddisfazione attuale perchè altrimenti non avrebbe accettato un lavoro a 900 km. di distanza e forse se tornasse nella sua città di origine, potrebbe, dopo qualche anno, desiderare di andare di nuovo via.
Dunque, pacificare i conflitti interiori comprendendone le origini è un'operazione indispensabile per raggiungere l'equilibrio interiore.
In questo potrebbe senz'altro esserle di aiuto un percorso di psicoterapia che le consiglio di intraprendere.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
13 GIU 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Ernesto,
ad alcune persone capita che, una volta raggiunto un traguardo -specie se importante e molto impegnativo- inizi ad affacciarsi nell'animo un senso di insoddisfazione, di scontentezza e che comincino a nutrire dubbi proprio sull'obiettivo raggiunto.
È come se la parte "emotiva" della persona sentisse di essersi spinta troppo oltre, di aver investito tanto nel progetto e di non riuscire ad investire altrettanto per viverlo appieno.
Da qui la ricerca di un cambiamento, di un nuovo traguardo o di un nuovo investimento, e così via.
Non so se questo sia esattamente il suo caso, ma potrebbe utilizzarlo come spunto di riflessione in attesa di potersi confrontare direttamente con un professionista, cosa che le consiglio.
12 GIU 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Ernesto,
mi sembra che ai suoi investimenti (studio, lavoro) con risultati soddisfacenti, si ritrovi a vivere l’emersione di problemi, e il desiderio di cambiamento che generano ansia.
Credo che più che pensare all’autodistruzione, valga la pena di pensare all’ansia come a un segnale, mette in evidenza fragilità e un disagio interiore che meritano una conoscenza e un significato. Proverei a pensare a un aiuto psicoterapeutico per affrontare i rimandi mattutini ansiosi che credo producano echi delle sue fatiche e la lontananza dalla sua famiglia.
Disponibile per approfondimenti.
Dr.ssa Elisabetta Ciaccia Milano