Salve sono una donna sposata ormai da 15 anni e con un figlio.
Mi rendo conto che più passa il tempo più con mio marito i problemi aumentano, qualsiasi cosa io dica lui la pensa diversamente e la cosa é reciproca quindi poer ogni decisione è una guerra aperta. Inizio ad odiarlo, a non rispettarlo piu' a vedere la mia felicità soltanto lontano da lui. Ogni giorno che passa la relazione peggiora, io so che lui mi ama ma credo che sia un amore egoistico, legato solo alla sua paura di stare solo...cosa che tra l'altro provo anch'io anche perche' viviamo all'estero. Io gli ho detto che dobbiamo fare terapia e che se lui non viene con me la soluzione sarà una sola, ovvero la separazione...ora mi chiedo se é giusto obbligare qualcuno a fare terapia contro la sua volontà inoltre lui é prevenuto perché dice che é solo uno spreco di soldi e di tempo
Grazie in anticipo
Stefanie T
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7 SET 2015
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Gentile Stefanie,
sebbene le sue siano buone intenzioni, purtroppo lei è partità già male, prima con una imposizione ( "dobbiamo fare terapia") e poi con una minaccia ( " se no la soluzione sarà la separazione" ).
Credo che dovrebbe riformulare in maniera più adeguata l'invito a suo marito per sperare di ottenere la sua presenza nonostante il pregiudizio negativo sulla psicoterapia.
Se, dopo aver attuato questa correzione, ugualmente non otterrà il consenso, può pensare ad un percorso individuale che, comunque, avrà una ripercussione positiva sul rapporto di coppia e probabilmente darà anche modo a suo marito di rivedere il suo pregiudizio.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medio-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno)
9 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Stefanie
io penso che la sua proposta, chiamiamola "decisa", a suo marito sia segno del suo amore per lui e del suo desiderio di recuperare una relazione molto logora. In tal modo la sua richiesta credo che vada spiegata a suo marito e motivata più che posta come una sorta di ricatto. Devo dire che tuttavia io ho apprezzato questa sua modalità che mi sembra "a male estremo estremo rimedio" come dice un noto proverbio.
Certo è vero che nessuna persona può essere costretta a fare psicoterapia in quanto, pur essendo presente alla seduta, una persona può comunque rifiutare di partecipare e di collaborare e rimanere chiusa e ostacolante.
Tuttavia se lei si spiega nel modo giusto con lui e riesce a portarlo poi la motivazione può aumentare o crearsi strada facendo.
Motivare i pazienti e portarli ad una collaborazione è anche (se non soprattutto) il compito di un bravo Psicoterapeuta che riesce a far comprendere con chiarezza ed efficacia l'importanza di un percorso di consapevolezza.
All'inizio della terapia ogni paziente è, in qualche modo, vago circa la terapia. Certo desidera collaborare ma non ne ha ben chiari i motivi.
Dopo 30anni di lavoro, indiscutibilmente, posso dire che il lavoro nel chiarire le motivazioni del paziente e nel sostenerle va sempre comunque svolto ed è garante di un buon proseguimento ed esito della terapia stessa.
Per quanto riguarda lei: ha il mio appoggio! Provi a convincere nel modo giusto suo marito, che magari potrebbe ricredersi sul lavoro dello psicologo sperimentando la terapia.
Cari saluti
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa-Psicoterapeuta
8 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara signora Stefanie,
la sua lettera apre diversi interrogativi su cui riflettere per provare a rispondere ad i suoi interrogativi.
Con quali obiettivi ha pensato di intraprendere una terapia di coppia? e perchè non ha preso di intraprendere di tipo individuale in questo senso? Quali problemi comporterebbe per entrambi affrontare la possibilità di un'eventuale separazione. e non ultimo come mai lei menziona la questione dell'obbligare suo marito alla terapia? quasi come a configurare un'unica possibile via d'uscita da questa situazione, che passa per una terapia di coppia, proposta come una richiesta a cui adempiere, pena la "punzione" della separazione.
La inviterei a riflettere intanto su queste mie considerazioni ed eventualmente ad ipotizzare intanto un lavoro psicologico di tipo individuale, con l'obiettivo di acquisire strumenti lei per affrontare meglio e gestire questa situazione.
Cordiali saluti
8 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Stefanie, credo che solo in casi dove ci sia un giudice che obbliga alla psicoterapia, sia contemplato questo tipo di costrizione, altrimenti no, comunque questo non è il vostro caso. Da quel poco che si può leggere Lei "sta andando giù duro", o terapia o separazione. Messa così (e visto ciò che pensa Suo marito della Terapia), mi sembra che la risposta sia abbastanza semplice da intuire. Mi chiedo. Mettere una specie di aut aut del genere non è che, dietro la scusa "se non vieni in terapia, ti lascio", ci sia la reale volontà di lasciarlo ma non ha il coraggio di dirglielo direttamente?Forse perché neanche Lei ne è tanto sicura? Io non vedo molti problemi rispetto la terapia: certo sarebbe stata meglio una terapia di coppia, ma siamo sicuri? Non è che, invece, sia meglio una terapia individuale in modo che Lei capisca realmente ciò che vuole (non solo quello che è in superficie, parlo si sentimenti, senso di Sé, che tipo di donna vuole essere e che tipo di uomo vuole vicino per poter esplicitare il Suo vero Io) ed analizzi, ciò che finora non ha fatto, qualcosa di Sé con un professionista che Le faccia intravvedere punti di vista alternativi in modo che la Sua personalità diventi più complessa (come anche tutti noi avremmo bisogno)? Consideri anche questa possibilità, senza avere l'obiettivo dello stare insieme o meno con Suo marito, ma con l'obiettivo di capire meglio alcune Sue peculiarità, perché ha sempre scelto un tipo particolare di uomo (a meno che Suo marito non sia stato l'unico), come si sente come persona quando è con lui (o come si sentiva), perché lo ha scelto (questo aspetto è molto importante in quanto si riverbera direttamente sui Suoi bisogni e voleri che aveva in quel momento storico della Sua vita), etc.
Buona Fortuna,
dott. Massimo Bedetti, Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma
8 SET 2015
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Carissima Stefanie,
come la.mia collega le ha già indicato, non e' possibile obbligare qualcuno a fare terapia, e' una scelta personale e, nel caso di una coppia, che sia condivisa.
I problemi di cui parla riguardano, oltre che la.comunicazione, anche i punti di vista, molto diversi che vi portano a litigare.
Ma lei si ricorda cosa vi ha spinti a sposarvi? Com'era la situazione prima? Le idee erano condivise o avente sempre avuto opinioni divergenti?
Se non riesce a convincere suo marito a seguirla in una terapia di copia, può sempre provare a intraprendere un percorso individuale dove potrà analizzare ciò che lei pensa del vostro rapporto. Un percorso l'aiuterebbe anche a chiarirsi le idee sul suo desiderio.
8 SET 2015
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Gentile Stefanie,
non è possibile costringere nessuno a fare terapia anche perchè in assenza di motivazione ed investimento individuale non si otterrebbe alcun esito.
Laddove da parte sua vi fosse motivazione e bisogno potrebbe prendere in considerazione la possibilità di un percorso individuale nel quale guardare e riflettere su di sè all'interno della coppia, nel quale capire quali dinamiche sono per lei fonte di disagioe quali bisogni vorrebbe venissero soddisfatti e non lo sono, nel quale capire se da parte sua è possibile agire cambiamenti per migliorare il suo benessere e la qualità della sua vita e della relazione. Alla luce di questo potrà anche approcciarsi a suo marito in modo più lucido e coerente e valutare il da farsi insieme.
8 SET 2015
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Certo che non può obbligarlo, ci mancherebbe altro, non abbiamo alcun potere sulla volontà altrui. Ma sulla propria ne abbiamo eccome e possiamo scegliere di usarla bene decidendo di rompere una relazione, che in caso di un suo rifiuto a collaborare, non andrà comunque avanti per molto senza far danni
7 SET 2015
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Cara Stefanie,
la domanda che si può porre è: sono disposta a impegnarmi per il mio matrimonio?
Fosse così, nulla vieta che sia lei a rivolgersi ad uno psicologo che sappia accogliere il suo disagio attuale e aiutarla a recuperare fiducia ed energia e a restituire piacevolezza al suo matrimonio.
Immagini il matrimonio come un disegno di punti connessi: se uno di essi si sposta o si modifica, si modifica anche il disegno. Un suo cambiamento modificherà anche l'assetto attuale del suo matrimonio.
7 SET 2015
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Gentile Stefanie
la risposta forse lei la immagina già. Se suo marito parte così prevenuto, potrà anche accettare di recarsi "fisicamente" in seduta con lei, ma non credo che si impegnerà molto per farla funzionare. Un terapeuta senza la piena collaborazione del paziente non può far nulla, non ha mica la bacchetta magica. Nulla le vieta di provarci, sempre che lui accetti: a volta anche al meno motivato, in sede di consultazione, si accende una lampadina se c'è qualcuno disposto ad accompagnarlo e a condividere con lui le responsabilità di ciò che di disfunzionale sta accadendo. Se proprio non ci fossero le condizioni, può pensare ad un percorso individuale; la coppia, la famiglia è un sistema: se cambia qualcosa al suo interno, cambia anche l'equilibrio generale del sistema stesso.
Un caro saluto
Dott.ssa Stefania D'Antuono - Venezia