Sensi di colpa per lavoro

Inviata da Alida · 22 nov 2016 Psicologia risorse umane e lavoro

Ho 37 anni e lavoro da ben 23 anni nella stessa azienda controterzista e siamo 4 operaie. Non sono mai mancata al lavoro e ho fatto sempre di più (comprese le altre) delle nostre mansioni. Ho avuto 2 maternità ed ho lavorato fino all'8 mese e sono rientrata dopo il 3 mese dalla nascita. Ho solo la suocera che li può guardare e avendo 2 mutui alle spalle non possiamo permetterci la baby sitter. Il mio stipendio e' di 1.100 € e mio marito arriva a 1.600€. Quando è nato il mio 2 figlio ho chiesto al titolare se potevamo accordarci per farmi lavorare 8 ore continuate senza pausa pranzo e senza cambiare il contratto. Lui ha accettato senza problemi. Il problema sta nel fatto che 1 operaia che ci lavoro da 20 anni mia coetanea e siamo anche uscite nello stesso gruppo di amiche questa cosa non l'accetta. Ovvio che non lo dice a me ma alle altre e si lagna anche con il datore. Ora io sono in mutua per bronchite con focolaio e stare a casa pensando che lei mi stia parlando male ho paura che il titolare possa ritornare sui suoi passi e togliermi questo orario. E questa cosa mi metterebbe in serie difficoltà!!! Perché adesso mi sento così in colpa?? Pur di non potergli permettere di parlarmi male andrei a lavorare anche subito!!! Mi sento sottomessa da questa ragazza perché è solo un chiacchierare dietro a tutte non solo a me. Forse perché lei non ha una vita sociale è un amore in fallimento ( che lei non dice ma si vede e a volte nei discorsi lo dice). Addirittura anche quando il titolare stesso e' assente va a sbrontolare con il padre ormai in pensione!! Non posso parlare dei miei figli perché lei subito si stizzisce. È' impossibile riuscire a parlarci perché si arrabbia subito e non ammette niente anzi inveisce dicendo che siamo invidiose e inizia a piangere e fa una scenata che ne va di mezzo anche il titolare. Ma a lui non voglio dare problemi perché è una persona comprensiva!! E se manca lei ( rarissimo) si sta una pace e siamo tutte rilassate!! Che devo fare per non sentirmi in colpa e non aver paura di ritornare al lavoro con l'aria tesa o con la paura che l'abbia convinto di cambiarmi l'orario??

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Miglior risposta 24 NOV 2016

Gentile Alida,
io credo che il titolare, che la conosce da molti anni e sa che lei lavora con serietá e impegno, non cambierá idea su di lei anche se la sua collega dovesse parlare male di lei.
Non ha nessun motivo per sentirsi in colpa, anzi per molti lei potrebbe essere considerata un esempio.
Riguardo alla sua collega, la lasci nel suo brodo e cerchi di avere a che fare il meno possibile con lei. Per queste persone il trattamento migliore è l'indifferenza, perché giá offrirle qualsiasi tipo di reazione anche negativa significa fare il gioco della sua collega che vuole accentrare le attenzioni su se stessa.
Continui a lavorare con impegno senza badare a quella persona, perché sono sicura che cosí facendo le cose andranno bene.
Le auguro una pronta guarigione, di tornare presto al lavoro e tutto il meglio.

Cordiali saluti,

dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta a Sustinente (MN) e Padova

Dott.ssa Elisa Canossa Psicologo a Sustinente

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23 NOV 2016

Gentile Aida
se lei scrive questo mi fa pensare che lei stessa non crede di meritare ciò che le è stato concesso. Questo è il punto: se lei per prima non crede in se stessa, come possono farlo gli altri? D'altra parte il suo datore di lavoro ha accettato la sua richiesta e penso che l'abbia fatto perchè la riconosca meritevole.
Non si concentri sulla sua collega: purtroppo/per fortuna non abbiamo il potere di controllare il comportamento altrui, ma siamo gli unici a poter decidere per noi stessi. Lei pensi solo a quello che ritiene il meglio per se stessa, si dìa e si riconosca profondamente un valore, lotti per questo. Non si lasci toccare dalle chiacchiere altrui, perchè sarebbe come affermare che sono vere...e invece lei sa che non è così! Merita quel che le è stato concesso e, a differenza degli altri credo, ha avuto il coraggio di chiedere.
Le consiglio di lavorare sulla sua autostima, poichè è evidentemente bassa.
Cordialmente

D.ssa Cristina Giacomelli
Lanciano (CH) - Pescara

Dr.ssa Cristina Giacomelli Psicologo a Lanciano

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23 NOV 2016

Gentile Alida,
il fatto che una persona compia il proprio dovere al lavoro e chieda qualche "diritto" è un atteggiamento equo in cui non c'è nulla di sbagliato e per cui sentirsi in colpa. Probabilmente sei un po' insicura e da questa insicurezza deriva la tua paura di aver usurpato i diritti di qualcun altro o che ti vengano tolti i tuoi di diritti.
Non starei a guardare troppo le eventuali colpe degli altri, io credo sempre che ognuno abbia delle sue motivazioni per i suoi comportamenti, pertanto non mi permetto di giudicare se un comportamento sia giusto o sbagliato, perché probabilmente chi lo mette in atto ha delle sue ragioni che noi non conosciamo.
Cerca di essere più sicura di te stessa, delle tue capacità, della qualità del tuo lavoro, e nel caso il tuo titolare ti chiedesse delle modifiche all'orario potreste sempre discuterne prima; probabilmente ci potrebbe essere una soluzione anche nella peggiore delle ipotesi... ma perché partire dall'assunto che tutto andrà male?
In bocca al lupo
Dott.ssa Angela B. Marino

Dott.ssa Angela Beatrice Marino Psicologo a Arese

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23 NOV 2016

Cara Alida, gli ambienti di lavoro purtroppo hanno il problema che anche una singola persona può diventare una cassa di risonanza potente perché va ad impattare su più persone e su più equilibri.
Dalla situazione che descrive sembra che le azioni e le reazioni di questa persona siano indipendenti dai fatti e da chi li compie; in altre parole mi pare che gli attacchi e le lamentele siano destinate a tutti per motivi variegati e indipendenti. Questo rende, a mio avviso, illusorio pensare che possano esserci azioni “riparative” o “preventive” che possano placare le lamentele o gli attacchi di questa persona. Inoltre, azioni preventive volte a evitare possibili azioni negative o il fare qualcosa per evitare che questa persona sparli o faccia altro hanno la conseguenza negativa di creare una dinamica disfunzionale per cui i propri comportamenti diventano in qualche modo dipendenti da questa persona (fare o non fare le cose in funzione di quello che potrebbe fare o ci si immagina potrebbe fare la collega).
Una dinamica di questo tipo non solo non placherebbe gli attacchi della collega ma darebbe alla suddetta collega il grande potere di tenere in pugno le persone; le verrebbe dato un potere enorme. Il suo senso di colpa e il suo senso di sottomissione parlano un po’, a mio avviso, proprio della paura che ha di questa persona; la vede come una minaccia che sente di non poter controllare. Questa persona non ha effettivamente comportamenti controllabili, troverà sempre un motivo per lamentarsi, e proprio togliendole potere probabilmente smetterà di farlo (vedere che i propri attacchi e le proprie lamentele non impattano su niente alla lunga fa passare la voglia perché aumenta il senso di inefficacia).
Inoltre, mi pare, che sul posto di lavoro ci sia da parte di tutti la consapevolezza delle azioni negative che compie questa collega e questo, a mio avviso, rende la suddetta collega poco affidabile agli occhi degli altri, compresi quelli del titolare (cambiarle l’orario perché una persona aggressiva con tutti e rabbiosa si lamenta è veramente uno scenario surreale a mio avviso in questo contesto). Un cordiale saluto – Luisa Fossati – Psicologa del lavoro psicoterapeuta – Montelupo Fiorentino

Dott.ssa Luisa Fossati Psicologo a Firenze

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