Sensazione di non piacere agli altri e di sentirsi giudicati

Inviata da Valeria · 5 mag 2016 Relazioni sociali

Salve, ho 25 anni e ho da poco iniziato un nuovo lavoro in ufficio (in stage formativo). Durante le giornate di lavoro mi capita spesso di avere la sensazione di non piacere agli altri, non parlo fisicamente, intendo in generale. Il tutto è pesato dal fatto che in quanto stagista, entrare e integrarsi nel gruppo di colleghi già consolidato da un paio di anni, non é stato e non è tutt'ora facile; è come se si sentissero bene nel loro gruppo e evitassero di approfondire un rapporto di conoscenza con me.. Dopo i sei mesi di stage potrei anche non essere assunta definitivamente, non è ancora certo, quindi può essere che anche loro sapendolo non abbiano interesse ad approfondire un rapporto personale, al di là di quello lavorativo, con me.
La cosa spesso mi demoralizza, implicando cali di efficienza e concentrazione sul mio lavoro.. Penso spesso a come poter integrarmi di più, a piacere ai colleghi, a trovare argomenti di conversazione e a "conquistare" la loro fiducia anche dal punto di vista personale. In più le mansioni che devo attualmente svolgere non prevedono molto un lavoro in team, cosa che invece è consolidata tra gli altri colleghi della mia divisione (siamo parecchie persone in ufficio), e che quindi non mi facilità l'integrazione naturale che deriva da un lavoro di gruppo. In alcuni giorni i pensieri mi distraggono molto e alla fine il risultato è che mi chiudo verso gli altri, aggravando la problematica.. come posso superare questa sensazione di non piacere agli altri, distogliendo l'attenzione dal susseguirsi di pensieri e concentrandomi sulle mie mansioni e la conoscenza altrui senza quel disagio generale di non sentirsi adatti?
Grazie mille, saluti

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Miglior risposta 5 MAG 2016

Gentile Valeria,
dal suo messaggio, mi corregga se ho inteso male, mi sembra di capire che per lei è importante piacere agli altri. Tuttavia, osservando i comportamenti dei suoi colleghi, prova la sensazione di non piacere e che vi sia, da parte loro, giudizio.

Ci sono diverse cose sulle quali può riflettere. Ad esempio se le sia già accaduto in altre occasioni di provare sensazioni simili e, nel caso sia già accaduto, cosa ha fatto e come sono andate le cose.
Puo provare a ricordare se vi siano state occasioni in cui, la preoccupazione per il giudizio è stata addomesticata e le cose sono andate meglio del previsto...

Le racconto, anche, della profezia che si autoavvera.
Nulla di magico! :) Si tratta di questo: immagini una persona che è stata invitata ad una festa a cui non vuole partecipare perché pensa di non essere simaptica a nessuno e che nessuno le parlerà.
Incoraggiata ad andarvi, si reca alla festa, ma si sente a disagio perché convinta che nessuno le parlerà. Allora prende una bibita e si mette in un angolo con il viso cupo, convinta che nessuno le parlerà.

Cosa pensa succederà alla festa e alla ragazza?
Con buona probabilità non riceverà inviti per ballare e nessuno le parlerà.
Perché?
La ragione è che il comportamento della ragazza influenza il comportamento degli altri che penseranno che a lei non piace la festa e la compagnia e non le si avvicineranno.

Se conoscesse questa ragazza, quali suggerimenti le darebbe? tra i suggerimenti che darebbe alla ragazza, ve n'è qualcuno che può essere utile anche nella sua situazione attuale?

Resto a disposizione nel caso le facesse piacere condividere le sue riflessioni.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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9 MAG 2016

Gentile Valeria,
quando si entra a far parte di un nuovo gruppo di lavoro è frequente che ci sia da un lato una sensazione di estraneità e disadattamento e dall'altro quella di una intrusione di un elemento disturbante.
Ovviamente tutto ciò si attenua col passare del tempo, tuttavia è auspicabile che ci sia, da parte del nuovo arrivato, attenzione, pazienza, tolleranza e buone capacità sociali per riuscire a costruire più facilmente legami di amicizia ed essere accettati.
E' anche importante svolgere al meglio possibile il proprio lavoro per essere apprezzati anche dal punto di vista lavorativo oltre che caratteriale.
Se lei ha la sensazione di non piacere agli altri, molto probabilmente è perchè lei per prima non si piace, ergo non ha un buon livello di autostima!
In questo caso è consigliabile l'aiuto di una psicoterapia per migliorare, appunto, abilità sociali ed autostima.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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6 MAG 2016

Buongiorno Valeria,
capisco queste sue sensazioni di esclusione e spesso estraneità.
Quando si entra in un ambiente di lavoro qualunque esso sia, automaticamente veniamo a contatto con delle relazioni e dinamiche già esistenti nel gruppo di colleghi.
Questo comporta da parte del gruppo stesso una percezione di "intrusione" del nuovo arrivato e conseguentemente una oscillazione degli equilibri costituiti da tempo.
A maggior ragione quando c'è la conoscenza che il periodo di inserimento di una nuova persona ha una durata limitata nel tempo.
Da parte di chi entra nel nuovo ambiente di lavoro le percezioni sono esattamente quelle che lei descrive di se.
Entrare in relazione in queste circostanze diventa più difficile poichè a mio avviso, l'aspetto principale è proprio il limite temporale che spaventa moltissimo quando si tratta di costruire dei legami (non necessariamente amicali nell'ambiente di lavoro).
Spaventa la possibilità di entrare in confidenza, forse anche trovarsi bene con una persona e fare i conti con la separazione.
C'è anche da dire che gli stages nelle aziende sono ormai cosa abituale e i dipendendi sono in un certo qual modo abituati ai cambi e passaggi di persone.
Per quanto la riguarda Valeria, credo che per lei questa sia un'esperienza preziosa sotto vari aspetti e come tale la deve vivere.
Innanzi tutto l'impatto con un ambiente di lavoro e la percezione di essere adulti, poi sperimentare se stessi con gli altri senza temere il loro giudizio,lo so non è facile ma lei è li come loro, per imparare e lavorare.
La concentrazione e l'impegno sono importanti per svolgere bene i compiti che le vengono affidati; ci saranno momenti per un caffè che se ne avrà voglia potrà proporre lei stessa magari ad un collega che la intimorisce di meno.
E' un inizio di una bella messa in gioco delle sue risorse e scoperta di se.
Un grande in bocca al lupo.
Aspetto sue notizie se avrà voglia di comunicarle.
Psicologicamente Donna della Dott.ssa C.Arcangeli (Roma)

PsicologicamenteDonna Psicologo a Roma

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6 MAG 2016

Gentile Valeria,
i primi tempi di ogni nuova occupazione lavorativa sono complessi, sia dal punto di vista pratico e professionale, sia da quello emotivo e relazionale.
In particolare, riuscire ad integrarsi nei gruppi di lavoro e con le persone individualmente risulta spesso una fase delicata.
Cerchi di essere se stessa, di esprimersi con naturalezza, di non forzare, di accogliere e non giudicare gli altri.
Chieda informazioni sulle attività, e si dedichi con passione al lavoro. Accetti tutti gli inviti e qualche volta inviti lei. Crei occasioni di relazione, ad esempio portando un piccolo dolce cucinato da lei oppure delle caramelle.
Per scoprire gli altri, scopra se stessa... senza essere troppo rigida nei suoi confronti. La sensibilità al giudizio degli altri può essere un'ombra, ma può anche mettere in luce.
In bocca al lupo e ci faccia sapere come va
Cordialmente
Dr Luisa Morassi
Psicologa Psicoterapeuta
Udine

Dott.ssa Luisa Morassi Psicologo a Udine

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5 MAG 2016

Gentile Valeria,
l'inserimento lavorativo è una fase molto complessa della vita professionale di una persona, che tuttavia spesso non prevede funzioni di orientamento, supporto e accompagnamento. Nel suo caso specifico poi, ci sono dei fattori che rendono la sua esperienza peculiare: da ciò che dice credo che sia tra le sue prime (se non la prima) esperienza professionale, si tratta di uno stage, che è vissuto come periodo di valutazione al termine del quale potrebbe o meno ottenere un contratto. Il suo vissuto di esclusione dal gruppo di lavoro e la sensazione di non piacere agli altri, potrebbero essere connessi a questi aspetti. C'è qualcuno all'interno dell'ufficio con cui ha un rapporto più stretto? Ci sono momenti di socializzazione al di là del lavoro (pausa pranzo, pausa caffè etc...) che potrebbe utilizzare come risorsa nel relazionarsi ai suoi colleghi?
Se desidera approfondire la questione, se ha dubbi, domande, necessità di chiarimenti può contattarmi.

Cari saluti,
Valentina Bua
Dr.ssa Valentina Bua
Psicologa-Roma

Dott.ssa Valentina Bua Psicologo a Roma

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