Sensazione di inadeguatezza e voglia di abbandonare tutto
Salve a tutti,
credo di avere qualche problema psicologico.
Mi sento costantemente inadeguato per molte delle cose che faccio nella vita ma soprattutto per quanto riguarda le questioni lavorative che si appropriano sempre di più dello spazio e del tempo libero personale, fino ad annullare o quasi la mia vita privata.
Sono un giovane libero professionista, fino ad ora ho sempre, o quasi (capita a tutti di sbagliare), ottenuto buoni risultati con soddisfazione del cliente e molto relativa soddisfazione personale. Ogni cosa che completo nonostante tutto, per me è incompleta, la trovo mancante in qualche campo, non perfetta e quindi la giudico difettata e non un buon lavoro. Tanto che per ogni piccola inezia mi accuso di superficialità e di incompetenza, forzandomi a passare ancora più tempo sul lavoro per evitare questo tipo di errori.
Questo fa sì che io mi senta sempre più inadeguato per continuare questa professione, non mi ci sento più tagliato, iniziano a mancarmi le forze e la motivazione che mi muoveva all'inizio della mia "carriera" lavorativa. Ho virgolettato appositamente la parola carriera. Non la considero nemmeno più una carriera.
Mi sento stanco, vecchio e stantio, ho paura ad espormi, paura di ricevere critiche e che si scopra che in fondo non sono affatto bravo a fare quello che faccio.
Nemmeno la situazione economica aiuta a strapparmi un sorriso. Ho anche smesso di praticare tutti gli hobby ed interessi che mi ero creato da adolescente e a cui ero molto affezionato. A dirla tutta sto cercando di riprenderne alcuni per riappropriarmi un po' di me stesso.
Sono stanco di correre dietro le mie ansie seguendole in una spirale discendente dove alla fine c'è solamente la solitudine dell'ufficio e l'amarezza di non aver dedicato tempo a persone e passioni personali.
Vorrei una vita diversa, non necessariamente migliore ma più tranquilla, una vita in cui vorrei essere in pace con me stesso e con gli altri. In questa vita mi sento solo contro tanti, gli stessi che ad ogni passo si preoccupano di dirmi quanto ho sbagliato e quanto non vada bene quello che faccio o che farò.
Tutte queste cose incidono molto gravemente sulla mia stabilità psicologica. Dall'esterno posso sembrare ferreo e dotato di un equilibrio innaturale, misto a perseveranza verso una scelta o una strada.
In realtà, dentro, sono a pezzi.
Pezzi molto piccoli e frammentati che forse non sono in grado di incollare nuovamente insieme.
Credo di essere una persona tranquilla e pacata, equilibrata, magari sono un po' testardo ma raramente cerco lo scontro e mi sembra di trovarne sempre di più.
Non so più nemmeno se considerarmi una persona intelligente. Non mi sono mai considerato un genio ma nemmeno uno stupido. Ora ho il dubbio.
Non so più chi sono.
Questa sensazioni di malessere costante, alimentata dal mio personalissimo circolo vizioso dei cattivi pensieri, mi fa interrogare sempre più frequentemente sul senso della mia permanenza in vita. Non sempre trovo risposte adeguate.
In realtà non c'è una vera domanda da porvi ma solo uno sfogo (poco razionale e anche un po' confuso), una descrizione, un quadro ed un'ammissione del mio stato, in attesa di un piccolo appiglio di razionalità che non so da dove arriverà.