Rifiuta lo studio

Inviata da marcello · 28 set 2012 Aggressività

Mio figlio ha 12 anni e frequenta la 2° media. È molto chiuso e non racconta mai nulla di quello che gli succede intorno e non esprime pareri. Ha un rapporto con la madre che possiamo definire conflittuale, sembra che faccia fatica a dimostrarle il suo affetto. Si succhia il pollice da quando è nato. Ha la fobia dei bottoni (indumenti con i bottoni), a scuola va volentieri ma già lo scorso anno ha manifestato il rifiuto per lo studio (in particolare per l'inglese). Con i compagni di classe non ci sono problemi anzi partecipa a tutte le attività extrascolastiche.
Si offende molto facilmente se qualcuno lo rimprovera perchè magari ha detto di avere studiato e invece non è vero.
Posso avere delle indicazioni su come comportarci?

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Miglior risposta 1 OTT 2012

Buongiorno, non ha pensato che forse suo figlio stia per tuffarsi nella prima adolescenza? potrebbe essere che il rapporto conflittuale con la madre e l'offendersi quando un adulto dubita del suo impegno nello studio sia una risposta tipica di questa fase! Anche il rifiuto di studiare è un modo per opporsi alle figure genitoriali!

Dott.ssa Gloria Borromeo Psicologo a Pavia

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3 OTT 2012

Salve,
Considerata l'età di suo figlio e la relativa crisi adolescenziale con la ribellione, il rifiuto delle regole e dei valori trasmessi, potrebbe provare a far studiare suo figlio assieme ai suoi compagni di classe qualche volta -invitarli a casa sua o andare lui da loro. Forse lo studio è più' piacevole, chissà.

Anonimo-122284 Psicologo a Roma

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2 OTT 2012

Caro Marcello,
ciò che Lei riporta è una situazione molto comune nelle famiglie con figli adolescenti: il conflitto con i genitori, la ribellione, il rifiuto per lo studio e per le autorità in genere (genitori, prof...), sono segni tipici della crisi adolescenziale, che si esprime attraverso il bisogno del ragazzo di costruirsi una sua identità, prendendo le distanze dalle figure genitoriali, per andare alla ricerca di nuovi modelli da seguire, che di solito si ritrovano nel gruppo dei pari (e infatti Lei dice che Suo figlio nelle relazioni con i coetanei non dimostra alcuna difficoltà).
Ciò che invece, a mio avviso, andrebbe approfondita è la necessità ancora presente in Suo figlio di succhiarsi il pollice e la fobia per i bottoni: entrambe potrebbero essere manifestazioni di un qualche disagio familiare o interiore, che si esprime anche attraverso la diffcoltà a instaurare una relazione serena con la madre.
Vi consiglio pertanto di rivolgervi a uno psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale per intrapprendere un percorso di terapia della famiglia, in cui potete essere presenti tutti e tre, in modo da far emegere le vostre dinamiche relazionali, ma anche per offrire uno spazio di ascolto a vostro figlio, con l'aiuto di un esperto, per trovare insieme una soluzione e poter risolvere i vostri conflitti familiari.
Cordialmente
Dr.ssa Valentina Segato

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1 OTT 2012

Salve Marcello, sicuramente lei ci ha fornito un mare di informazioni, ma non mi è chiaro il motivo del conflitto tra suo figlio e la madre...chissà che il rifiuto di studiare non faccia parte di questa dinamica...al di là del succhiarsi il pollice o della fobia per i bottoni, io cercherei di comprendere quali sono le interazioni tra di voi. Non sarebbe male chiedere una consulenza psicologica di famiglia. buona giornata

Simona Rosati Psicologo a Roma

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1 OTT 2012

Gentile Marcello, da ciò di cui ha parlato (suzione del pollice e fobia dei bottoni) mi sembra di capire che il rendimento scolastico e' l'ultimo dei problemi di suo figlio.. diciamo solo un mezzo per segnalare il suo disagio che va ben oltre la scuola. Sembrerebbe anche che nella vostra famiglia si tende a negare o non vedere le problematiche a meno che queste non assuma una certa entità rendendosi difficilmente inosservabili. Vi consiglio un percorso di terapia familiare per affrontare le problematiche del figlio ma delle relazioni familiari in generale.
Cordiali saluti

Dott. Luca Altieri Psicologo a Perugia

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1 OTT 2012

Buongiorno,
Ha ben elencato quell che potrebbero essere le problematiche del figlio ma non mi è chiaro come queste interferiscano sulla vita sua e di sua moglie...per che cosa chiede aiuto?
Cordialità
Dott.ssa Elisa Fedriga

Dott.ssa Fedriga Elisa Psicologo a Iseo

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1 OTT 2012

Gentile Marcello,
la situazione che descrive comprende problematiche recenti e dinamiche probabilmente "antiche" nella storia della vostra famiglia; per questi motivi risulta difficile poterle dare un suggerimento, che rimarrebbe comunque parziale e incompleto. Le suggerisco perciò di rivolgersi ad un professionista competente in ambito di problematiche infantili e adolescenziali e di dinamiche genitori-figli, con cui poter affrontare la situazione per trovare la soluzione migliore al benessere di suo figlio. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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1 OTT 2012

Buongiorno Marcello,

le indicazioni su queste premesse sono un po' azzardate. Posso dirle che quasi sempre i comportamenti sono l'espressione del mondo interiore, ovvero delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti che si provano in un momento della propria vita. Può darsi che suo figlio viva un malessere, legato anche all'età: sta entrando nella fase preadolescenziale, età in cui si comincia ad uscire dalla famiglia per entrare nel mondo, con tutto ciò che comporta: sicurezza personale, fiducia in sè stessi, paragone con gli altri compagni, percezione di sè stessi positiva e negativa.
Spesso l'ascolto può essere un ottimo strumento per tirare fuori ciò che ai genitori, a quest'età, ribadisco, alle volte non ri riesce, non si vuole dire. Provi a proporre a suo figlio di parlare con uno psicologo, presso un consultorio, strutture che sono vicine alle problematiche familiari e adolescenziali.

Dott.ssa Roberta De Bellis Psicologo a Gallarate

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1 OTT 2012

Caro Sig. Marcello,
quello che racconto potrebbe essere causato da più fattori.
La prima cosa che io escluderei è se il ragazzo potrebbe avere delle difficoltà, anche se non conclamate, rispetto agli apprendimenti scolastici. Di solito la lingua straniera potrebbe essere un campanello d'allarme per difficoltà di working memory o comunque di eleborare del materiale in maniera diversa da come è stato codficiato in prima istanza. A questo proposito, le consiglierei di far riferimento ad un centro o uno studio in cui all'interno c'è la figura del neuropsicologo o comunque di uno psicologo che si occupa di valutazioni psicodiagnostiche rispetto alle competenze scolastiche.
Un'altro fattore da tenere in considerazione è il succhiarsi il dito e il conflitto con la madre. Innanzitutto sarebbe importante capire se il ragazzo ha sempre usato il dito o lo fa solo adesso. Se lo faceva fin da piccolo, il permanere di questo comportamento potrebbe essere sintomi di necessità di trovare un'insola di auto accudimento forse perchè all'esterno non riesce a trovare comprensione. Tutto ciò potrebbe causare il cattivo rapporto che ha con la madre e la mancanza di voglia di raccontare quello che gli succede.

Cordiali Saluti
Dr. Veronica Andreini - Arezzo

Dr. Veronica Andreini - Studio Psicologico Neuropsicologico Riabilitativo Psicologo a Arezzo

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1 OTT 2012

Gentile Marcello, credo che sarebbe opportuno che lei parlasse direttamente con uno psicologo, col quale iniziare e fare iniziare a suo figlio una terapia dalla quale potere evincere ciò che causa questi comportamenti di suo figlio.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Angela Virone Psicologo a Agrigento

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