Salve dottori, sono in terapia da più di un anno per disturbi d ansia che si sono affievoliti e praticamente scomparsi, o comunque riesco a gestirli. Ho fatto molti progressi in questo tempo. Mi chiedevo se non fosse arrivato il momento di mettere più spazio tra una seduta e l altra, tra l altro anche per un discorso economico. Ho parlato di questo alla terapeuta a ripresa dopo l estate e mi ha detto di no. Ora che sono passati altri 3 mesi vorrei riproporlo. Voglio provare da sola, ma sembra che lei non mi lasci andare,f orse sopravvaluto io i progressi, oltretutto ultimamente non ho niente di particolare da raccontarle e mi sembrano sedute vuote. Come gestireste voi la mia richiesta?
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9 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Buongiorno,
il diradamento della frequenza delle sedute di psicoterapia, o la conclusione del percorso, è una questione che emerge spesso in questo contesto e deve essere considerata con la massima attenzione. Approcci terapeutici diversi hanno tempi di intervento variabili : alcuni più focalizzati sulla remissione del sintomo si concludono in tempi abbastanza brevi, mentre altri vanno al di là del ripristino di un buon funzionamento nella vita quotidiana e, basandosi sull'attribuzione del senso, terminano "idealmente" quando il terapeuta e il paziente ritengono di aver raggiunto una buona consapevolezza dei propri stati interni e una conoscenza della propria personalità sufficiente a consentire alla persona di proseguire in autonomia alla luce del percorso compiuto con lo psicologo/psicoterapeuta.
Per rispondere alla sua domanda, e secondo la mia personale prospettiva, cercherei di comprendere se la sua richiesta risponde a un effettivo benessere raggiunto o ad una resistenza al procedere dell'intervento psicoterapeutico, che magari potrebbe spostarsi, una volta eliminati i sintomi, verso una indagine potenzialmente dolorosa delle cause. In secondo luogo, cercherei di mediare i diversi punti di vista sulla possibile conclusione del percorso trovando una frequenza che possa essere accettabile sia per la sua libertà personale sia per il senso di responsabilità del terapeuta, fermo restando che il paziente è l'unico a decidere (anche unilateralmente) per l'interruzione di una terapia, e penso sia corretto consentirgli di esercitare la sua volontà anche quando si sia di parere opposto, rimanendo comunque disponibili qualora avesse bisogno di un colloquio sia temporaneo che nuovamente strutturato nel tempo.
Un saluto
19 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile lettrice,
la chiusura di una psicoterapia dovrebbe sempre essere concordata tra paziente e terapeuta e non chiudersi senza un chiarimento, per "scomparsa" del paziente.
Se l'obbiettivo terapeutico era la gestione dell'ansia e degli eventuali attacchi di panico e questo obbiettivo dopo un anno di terapia è stato raggiunto, mi sembra accettabile la sua richiesta di ridurre la frequenza delle sedute magari da settimanale a bisettimanale e la sua terapeuta dovrebbe portarle valide argomentazioni per dissuaderla.
D'altra parte, non essendovi sottoscrizione di contratto, il paziente è libero (come del resto il terapeuta) di chiudere unilateralmente il rapporto terapeutico anche se, come ho detto, sarebbe sempre preferibile concordare il da farsi.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
