Buongiorno, vorrei porvi un quesito al quale non riesco a trovare risposte. La situazione è questa: mio fratello è in cura da uno psicologo, ho chiesto più volte di mettermi in contatto con il professionista non per sapere informazioni su mio fratello ne tantomeno chiedere cosa si dicono (ovviamente so che è protetto dal segreto professionale) ma soltanto metterlo al corrente di situazioni che secondo me potrebbero essere rilevanti ai fini della terapia! In più chiedere consigli su come gestire la situazione in ambito familiare senza aggravare la situazione! Una volta accennata questa mia richiesta mi viene detto che qualsiasi contatto telefonico deve essere registrato e fatto sentire per intero al paziente, perché per legge la procedura è questa! Io non riesco a trovare riferimenti normativi che riportino a questa risposta! Potreste aiutarmi? Grazie
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15 GEN 2022
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Buongiorno,
In effetti Non esiste una norma, intendo una legge o una norma del codice deontologico, che dica come comportarsi . L’unica cosa è la riservatezza sul contenuto.
Proviamo a riflettere su che cosa significhi informare il terapeuta di suo fratello di alcune questioni. Evidentemente lei teme che il fratello non le abbia rese note al suo terapeuta.
Ogni persona che va da un terapeuta si assume la responsabilità anche di omettere certe parti della sua vita. È la sua terapia.
Anche io informo sempre il paziente-maggiorenne- delle eventuali conversazioni ( rarissime ) con familiari.
Come potrebbe un terapeuta agire alle spalle del suo paziente? Che cosa ne sarebbe del rapporto di fiducia necessario per lavorare?
Sul come lei potrebbe aiutare, sull’avere suggerimenti sul suo comportamento, potrebbe essere utile qualche colloquio con un terapeuta diverso dedicato a lei che la aiuti a trovare la sua posizione con suo fratello.
17 GEN 2022
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Buongiorno Eolo,
dal suo punto di vista le informazioni che lei vorrebbe dare alla terapeuta sono utili e necessarie. Succede che se il suo fratello non lo vuole e il terapeuta non ha sentito questa necessità, il suo contatto diretto sarebbe una interferenza nello spazio privato e di confidenzialità che è fondamentale per garantire la fiducia del paziente nel professionista. Tenga presente che un paziente adulto o adulto giovane (come penso sia il caso del suo fratello) è trattato senza che il terapeuta abbia contattato con i familiari, con un'unica l'eccezione di una situazione estrema che implichi il rischio di vita per il paziente o per i terzi. La terapia con bambini invece richiede la presenza e partecipazione della madre. Ritengo che lei deve accettare di non interferire. Se la sua angoscia è ingestibile lei potrà intraprendere una sua propria terapia o se ci sono questioni familiari gravi, cercare una consulenza con un terapeuta di famiglia. Entrambe le situazioni sono leggitime e da valutare con dei colloqui.
Un saluto e buona giornata.
16 GEN 2022
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Gentilissimo,
È opportuno chiarirle che dal momento che si inizia un percorso psicoterapeutico, si intraprende un lavoro sulla sofferenza e/o difficoltà presentata dal paziente. Le informazioni che vorrebbe condividere con il collega potrebbe essere già state presentate da suo fratello se ritenute importanti per il percorso che sta intraprendendo.
Per quanto concerne la gestione della sua situazione familiare, il terapeuta avendo già in carico suo fratello, gli risulterebbe complicato seguire anche lei per cui le consiglio di affidarsi a un altro collega o diversamente potrebbe chiedere per una terapia familiare previo consenso di suo fratello.
Queste condizioni sono dettate da un codice etico della nostra professione, ogni psicoterapeuta può rispettarle adottando procedure diverse.
Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti
Cordialmente
16 GEN 2022
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Salve,
le consiglierei di parlarne con lo psicologo e chiedere un consulto familiare in cui lei può esprimere le sue opinioni, pensieri e le sue preoccupazioni.
In caso contrario si faccia chiedere la motivazione nel non aver svolto una consulenza familiare.
Cordiali saluti.
15 GEN 2022
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Carissimo, sinceramente non so come mai il collega abbia preso tale decisione. Sarebbe stato più semplice fare un incontro familiare, in modo da discuterne insieme, ciò che accade e trovare insieme un giusto modo di affrontare la questione. Suo fratello immagino sia una persona adulta, capace di intendere e volere, parlare con uno psicologo alle sue spalle non è la procedura più corretta. Non è un problema normativo, ma di etica. Se fosse lei al posto di suo fratello, cosa direbbe.? Le difficoltà familiari si risolvono in famiglia, insieme. Resto a sua disposizione. Cari saluti.
Dottoressa De Luca Barbara