Relazione paziente-terapeuta a trattamento finito e tranfert positivo
Salve, è da circa 4 mesi che ho iniziato della psicoterapia. Ho 26 anni e da quando ne ho 22 ho intrapreso un percorso al serT per disintossicazione da oppiacei, appoggiato da una psichiatra. Nell'ultimo anno insieme alla mia dottoressa abbiamo deciso che mi avrebbe fatto bene un percorso di psicoterapia, e nel frattempo uno scalaggio rapido di metadone. L'idea di togliermi ogni sostanza dalla mia vita è partita da me, ho bisogno di dare una svolta alla mia vita. L'anno scorso mi sono diplomato (avevo abbandonato la scuola) con ottimi voti e ciò mi ha spinto a voler intraprendere un percorso di studi all'università (infermieristica).
Il problema (se lo si può definire tale) è che mi hanno assegnato una psicologa giovane ( ha la mia stessa età), nonostante ciò, è molto professionale e ha alle spalle molti tirocini e un master in psicodiagnosi. Negli ultimi 2 mesi ho notato che sto vivendo un transfert positivo, aspetto tutta la settimana per il nostro incontro, penso spesso a lei (oltre che giovane è anche bella), e quando sono in terapia noto che c'è una sorta di intesa. Cerchiamo di mantenere una certa distanza come ad esempio dandoci del lei, questa cosa l'ha imposta (forse giustamente) la mia terapista, ma nonostante ciò quando siamo presi dai discorsi le scappa spesso di darmi del tu, volevo 2 appuntamenti a settimana e mi ha accontentato insieme altri "segnali" confusi (probabilmente interpretati male da me stesso) dove mi fanno intendere che, dopotutto, non gli dispiace la mia persona.
Definito ciò, avrei 2 domande:
1) per il bene della terapia devo parlarle di questo tranfert? piu che tranfert lo definirei un "mezzo innamoramento", dico mezzo perchè non capisco razionalmente come posso innamorarmi di una persona di cui sò poco e niente.
la seconda domanda è forse più stupida della prima... Ma non ho trovato risposte esaustive nel web ed è più una curiosità che una cosa pratica. A livello di legge, se due persone che hanno condiviso una terapia come nel mio caso, e la terapia è conclusa con esito positivo, possono frequentarsi al di fuori del contesto terapeutico? La psicologa potrebbe andare in contro a problemi di qualsiasi genere?
Grazie per le eventuali risposte e scusate se mi sono dilungato troppo.