Recluso in casa da 10 anni. Chiediamo aiuto.

Inviata da Marco · 7 nov 2016 Aggressività

Salve a tutti, sto scrivendo qui, perchè dopo aver provato in tanti modi di risolvere qualcosa in questi anni, non ci siamo riusciti. Quindi sto provando ad avere dei vostri pareri.

Innanzitutto dico che a scrivere è un ragazzo di 22 anni. La mia famiglia è composta da i miei genitori e mio fratello che ha 28 anni.. aggiungo inoltre che la mia famiglia non ha mai fatto mancare nulla sia a me che a mio fratello!

Fino a circa 10-12 anni fa si viveva bene a casa da noi, ogni tanto facevamo delle cene con amici, si usciva, ci stava sempre un bel clima cordiale, insomma era una normalissima famiglia, con due genitori, e due figli.

Da quando mio fratello ha finito le superiori, è cambiato tutto. Adesso si ritrova a 28 anni ed è come se il tempo per lui si fosse fermato. Il problema è che non si tratta solo di lavorare... lui è chiuso, non vuole che si faccia nulla per lui, non vuole che qualcuno dica qualcosa (altrimenti comincia a gridare e dare anche dei pugni a mia madre)... con mio padre non ha un rapporto, pur vivendo sotto lo stesso tetto... ogni tanto mio padre cerca di renderlo partecipe, ma lui critica ogni cosa. Non invitiamo qualcuno a casa da anni ormai. Per tutti noi è una cosa senza via d'uscita, e ogni sforzo ogni cosa che cerchiamo di fare per lui, è un buco nell'acqua. E' sempre teso, quasi sicuramente depresso, dice che la sua vita è questa e che è stata la famiglia a non farlo realizzare (anche se a 28 anni, si ha ancora tutto il tempo di questo mondo per fare tutto). Ha vissuto e sta vivendo da recluso a casa.... quando vengono degli ospiti, va a nascondersi. Non sappiamo più cosa fare... mio padre non ha mai fatto mancare nulla a noi. Vorrei davvero provare a fare qualcosa, non so più cosa fare... proviamo a parlargli ormai da 10 anni, ma tutto quello che noi diciamo, per lui sono solo parole. Non ha mai ascoltato un consiglio. Abbiamo provato a organizzare degli incontri con dei vostri colleghi, ma nulla... dicendo anche di andare tutti insieme... in questi anni le abbiamo provate davvero tutte, ma non abbiamo fatto un passo in avanti.

La domanda definitiva è: come fare? Come fare a convincere una persona che ha una vita davanti e che può spaccare il mondo?
Come fare a fargli capire che tutto è curabile e che andare dallo psicologo o dallo psichiatra non significa essere pazzo ma, tutt'altro, significa essere intelligente?

Non è più un ragazzino, quindi non possiamo prenderlo e ''spostarlo'', perchè non è fattibile questo.

Datemi per favore dei vostri pareri.

Vi ringrazio e scusatemi se mi sono dilungato.

Saluti.

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Miglior risposta 8 NOV 2016

Gentile Marco,
Non è facile convincere una persona che non vuole un aiuto ad andare da uno psicologo. Ed è ancor più difficile alla luce del fatto che lui non esce di casa per fare nulla, quindi figuriamoci andare dallo psicologo!
Vi consiglio di rivolgervi alle associazioni ed enti che si occupano del fenomeno degli hikikomori, ovvero delle persone che vivono volontariamente da recluse in casa. Cerchi sui motori di ricerca l'associazione più vicina a voi. L'intervento in questi casi prevede in primo luogo il coinvolgimento della famiglia che dovrà cercare di coinvolgere il ragazzo in piccole commissioni come andare a fare la spesa, per portarlo ad uscire di casa di nuovo. In secondo luogo in questi casi è auspicabile che il professionista svolga inizialmente delle consulenze online, ammesso che il ragazzo si convinca ad essere seguito. In terzo luogo se lui inizierà ad essere seguito da psicologi che si occupano di hikikomori, sarà prevista una risocializzazione, ovvero il ristabilire in lui delle competenze sociali, del saper stare con le persone, che in questo momento sono indebolite dal vivere come un recluso. In ogni caso il primo passo e la necessità di rivolgersi agli psicologi esperti di hikikomori spetta alla famiglia, quindi partite voi col rivolgervi a dei professionisti di questo settore.
Vi auguro tutto il meglio.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta, Sustinente (MN)

Dott.ssa Elisa Canossa Psicologo a Sustinente

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19 NOV 2016

Caro Marco,
La vostra è una condizione di impasse.
Vi consiglio di rivolgervi come famiglia ai servizi sulla salute mentale (CSM) a chiedere un consulto e un orientamento specifico che possa aiutarvi a trovare risorse nel territorio (psicologi, educatori che lavorino a domicilio, associazioni, ecc).
Inoltre suo fratello ha bisogno di una valutazione specifica, dalla quale emerga possibilmente una diagnosi, senza la quale nessun professionista potrà provare ad aiutarlo da un punto di vista emotivo o della gestione comportamentale.
Se suo fratello non vorrà sottoporsi a tale valutazione (colloqui con uno specialista psicoterapeuta o psichiatra), chiedete che si possano fare delle sedute a casa vostra, senza preoccuparvi o dare importanza a quali saranno le reazioni di vostro fratello. I professionisti sanno come muoversi e quali strumenti usare.
Dovete affidarvi, qualsiasi passo o cambiamento nella vostra situazione, seppur apparentemente drastica, può essere meglio che trascinarsi dietro per altri 10 anni. Qualsiasi cambiamento può fare la differenza!
In bocca al lupo!
Dr,ssa Courrier

Anonimo-154222 Psicologo a Padova

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8 NOV 2016

Caro Marco,
immagino che per lei e per la sua famiglia tutto questo non sia semplice. Ovviamente nessuno può costringere suo fratello a rivolgersi ad uno psicologo e, dopo 10 anni di tentativi, immagino che non sia facile nemmeno convincerlo a farlo di sua spontanea volontà. A partire da questi presupposti quindi quello che suggerirei di fare e di lavorare voi come famiglia per trovare un vostro modo, piú efficace e utile per voi, per affrontare questa situazione anche qualora il comportamento di suo fratello non cambiasse. Questo potrebbe aiutarvi a sostenerla al meglio e, forse, smuovere un po' le acque.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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8 NOV 2016

Salve Marco, alla base dei problemi non ci sono necessariamente delle mancanze oggettive in quanto la sofferenza psicologica è qualcosa di molto soggettivo e particolare che si può manifestare anche in persone che hanno apparentemente tutto e che hanno una vita davanti. Glielo dico perché lei sottolinea più volte che la vostra famiglia non vi ha mai fatto mancare niente, ma ripeto alla base di questi problemi non ci sono necessariamente delle mancanze. In riferimento a questo un consiglio che vorrei darvi è proprio quello di non parlare con lui del fatto che è giovane e che può fare quello che vuole nella vita perché chi sta male non la pensa così oppure, anche se sa che questi ragionamenti sono corretti, non riesce a fare diversamente. Da questa prospettiva, quindi, il tentativo di convincerlo che non ha motivo di stare male, anche se attuato con le migliori intenzioni, potrebbe peggiorare la situazione perché potrebbe farlo sentire ancora più "sbagliato" (se posso fare tutto perché non ci riesco?) ed aumentare ulteriormente la sua frustrazione e la sua aggressività.
Per il resto ci sarebbero tanti aspetti da approfondire per comprendere meglio la situazione. Ad esempio, dice che suo fratello ha iniziato a chiudersi e a cambiare al termine delle superiori. È stato un cambiamento repentino oppure graduale? In base a quello che sapete voi ci sono stati degli eventi che potrebbero aver contribuito a farlo stare male? Lui dice che è stata la famiglia a non farlo realizzare, cosa significa nello specifico questa cosa (per lui e per voi)? Che genere di consigli gli date di solito?
Se non vuole andare da uno psicologo per ora non insisterei su questo punto, però potete andare voi in modo da valutare meglio la situazione e capire se potete fare qualcosa che possa aiutarlo. Potreste ottenere dei miglioramenti individuando delle strategie alternative per rapportarvi a lui.

Dott.ssa Erica Tinelli Psicologo a Orte

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8 NOV 2016

Caro Marco,
la situazione è molto complicata, in particolare se si pensa a come aiutare suo fratello. Forse la strada effettivamente percorribile è quella che dirige le attenzioni ed il sostegno al resto della famiglia. Le sembrerà strano, ma oltre ai diretti benefici sui suoi genitori e su di lei, una soluzione di questo tipo, in molti casi è in grado di smuove i blocchi che impediscono ai membro che rimane escluso (suo fratello) di prendersi cura di sè stesso, portandolo a cercare autonomamente aiuto o ad aderire/acconsentire al piano in opera dei familiari. Se suo fratello ha diritto a riprendersi una vita e a "spaccare il mondo" come afferma lei, anche voi come famiglia avete il diritto di riappropriarvi legittimamente dei vostri spazi.
Gentili saluti
Stefania

Dr.ssa Stefania Ferrari Psicologo a Monza

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8 NOV 2016

Caro Marco
purtroppo suo fratello è maggiorenne e non può essere costretto a fare terapie o ricoveri se non in maniera volontaria o tramite TSO. E' difficile rispondere alle sue domande, seppur legittime, perchè bisognerebbe conoscere meglio la storia familiare e personale di suo fratello. Deve esser accaduto qualcosa che lo ha portato a chiudersi in questo modo; c'è anche una forte conflittualità con i suoi genitori.
L'unico suggerimento valido che mi viene da proporle è di rivolgervi voi come famiglia ad uno psicoterapeuta (psicodinamico, esperto in terapie familiari) che, lavorando con voi, possa modificare l'assetto familiare e facilitare suo fratello ad aprirsi.
Secondo me, in questo momento, è l'unica strada percorribile.
Vi auguro il meglio e resto a disposizione per eventuali chiarimenti
Cordialmente

Dr.ssa Cristina Giacomelli
Lanciano (CH) - Pescara

Dr.ssa Cristina Giacomelli Psicologo a Lanciano

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