rapporto simbiotico figlia-mamma

Inviata da Manuela Frisenna · 16 ago 2012 Terapia familiare

Gent.mi Dottori,
il mio problema consiste nel rapporto di dipendenza che c'è con mia figlia e che con il tempo si aggrava al punto che:
a 6 anni devo darle da mangiare io; dorme nel lettone a stretto contatto fisico con me; volutamente si rende incapace di fare qualcosa per attirare la mia attenzione( ad es. sta imparando ad andare in bici senza rotelle e pretende che io la segua nei percorsi, quando invece se si trova con gli amichetti va da sola), ed anche vestirsi e procurarsi da bere o altro;; è piagnucolona e questo la allontana dai compagni; non va in bagno da sola (ha paura del buio e di restare sola) e chiede la mia presenza; da qualche tempo ho notato che sbatte ripetutamente gli occhi come un tic ed emette rumorini nasali, soprattutto quando è sotto pressione o quando le si fanno complimenti; purtroppo questo ed altro e considerato che ho un secondo figlio che praticamente cresce da solo e che quest'anno lei inizierà le elementari, io non so come risolvere questo disagio. Sembra quasi come se la mia esistenza la inibisse. Temo che ciò possa negativamente influire sulla sua personalità. Chiedo aiuto!
P.S. Aggiungo che ho il marito militare e che per 3 anni ha vissuto fuori dal nucleo familiare, ma rientrava una volta al mese fermandosi per circa 5/7 gg ogni volta.
Anticipatamente ringrazio.

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Miglior risposta 28 AGO 2012

Gentile Manuela,
ripartiamo dalle regole, non ceda ai ricatti della bambina.
E' necessario che in modo fermo ed amorevole Lei ribadisca a sua figlia che ci sono delle regole perché è diventata grande: mangiare da sola, dormire da sola e andare in bici.
Sia ferma su questi punti. Invece rassicuri sua figlia quando ha paura del buio e cerchi uno spazio di gioco da condividere solo con Lei.
E' importante che suo marito venga coinvolto emotivamente, poiché Lei sente il peso educativo tutto sulle sue spalle. Utilizzi rinforzi positivi per ogni piccolo progresso della bambina. Cordiali Saluti
Dott.ssa Valeria Rinaldini

Dott.ssa Valeria Rinaldini Psicologo a Napoli

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26 AGO 2012

gentile signora è vero che sua figlia vive il maggior tempo della sua esistenza con lei ma questo non esclude il fatto che la sua famiglia è composta da suo marito e suo figlio, quindi a tal fine le consiglio di iniziare ad ascoltare e parlare con la piccola chiedendole come sta, e di come si sente dato che dovrà andare in prima elementare e per lei è un grande cambiamento, cordialmente dott. eva scardone

Dr.ssa Eva Scardone Psicologo a Marcianise

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21 AGO 2012

Cara Manuela, la situazione com'è stata descritta rimanda molto il tuo senso d'impotenza rispetto al disagio che stai vivendo. c'è sicuramente un evidente problema di differenziazione che non hai saputo accompagnare come figura materna.
Se ricordiamo l'assunto che il sintomo dei figli è la proiezione di una relazione disfunzionale, ipotizzerei che il disagio di tua figlia può anche collegarsi all'assenza protratta di tuo marito, invitandoti a riflettere quanto assecondare tua figlia sia stato fondamentale affinchè tu stessa potessi sentire meno l'assenza di tuo marito.
Un'altra domanda che vorrei porti per invitarti a riflettere, riguarda la collaborazione che ricevi da tuo marito nel definire e nel far rispettare le "regole" ai tuoi figli. Forse se mamma e papà sono forti nella loro relazione e collaborazione, il lavoro di differenziazione della bambina è già metà fatto.
Un consiglio è cominciare a condividere piccole regole scandite dalle rispettive punizioni. Qualche piantino e qualche "scena madre" aiuteranno sia te che lei a ristabilire entrambi i ruoli: ruolo di madre e ruolo di figlia. Grazia

Dott.ssa Grazia Graziano Psicologo a Napoli

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20 AGO 2012

Gentile sig.ra Manuela,
il quadro da lei presentato sembra mettere in luce una difficoltà della sua figlia maggiore di separarsi da lei e una conseguente difficoltà nel raggiungere l'autonomia in molteplici attività della vita quotidiana. Questa situazione sta limitando entrambe: da un lato interferisce con le relazioni di sua figlia con i coetanei, dall’altro con la sua possibilità di occuparsi del figlio più piccolo e di recuperare la sua dimensione di donna (non solo di mamma). La presenza non costante del padre, che normalmente svolge una importante funzione nel far emergere il bambino dal rapporto fusionale iniziale con la madre, ha probabilmente complicato ulteriormente la situazione. Fortunatamente sua figlia ha una madre molto attenta e sensibile che è perfettamente consapevole della situazione. Probabilmente avrà già tentato ripetutamente di arginare i comportamenti troppo richiestivi di sua figlia, ma senza particolare successo, visto che sta cercando un aiuto in questo momento. Dire di no a sua figlia quando le chiede di imboccarla, di accompagnarla in bagno o di dormire nel lettone con lei, non è un’operazione neutrale, ma richiama alla mente la sua esperienza di figlia. Ad esempio, se abbiamo percepito i nostri genitori come troppo richiestivi o in qualche modo trascuranti, cercheremo di riparare questo vissuto cercando di rispondere prontamente e senza riserve a tutte le richieste dei nostri figli. Pertanto ritengo inutile fornirle delle indicazioni comportamentali, che finirebbero per scontrarsi con quello che sente dentro di lei. Il mio suggerimento, considerato anche l’imminente ingresso a scuola, è quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, formato in psicologia dell’età evolutiva.

Dott.ssa Dalila Visani Psicologo a Ravenna

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20 AGO 2012

gent.ma lettrice on line, sarebbe opportuno approfondire le cause di questa situazione in riferimento anche ai dati che giustamente lei ha aggiunto. la gelosia verso il fratellino, il papà spesso assente e ..la sua naturale stanchezza e forse anche un pò di solitudine. Le suggerirei di consultare un/a collega nella sua città anche presso il consultorio affinchè possa essere sostenuta , in questo momento, a reagire e gestire nel giusto modo le emozioni di sua figlia nonchè a decifrare i bisogni che la bimba sta esprimendo...iniziando anche dal far rispettare qualche piccola piccolissima regola. molti auguri. dssa patrizia pezzella, roma, psicologa psicoterapeuta

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20 AGO 2012

Gent.le Manuela,
mi ha colpito nelle sue righe la sottigliezza con cui descrive cosa osserva nel comportamento della bambina: Significa che Lei è una mamma attenta e preoccupata, giustamente. Ha colto dei segnali importanti, che Sua figlia non manca di manifestare "volutamente", scrive. Deduco allora, che sono comportamenti che Lei ha notato varie volte e che perciò, in qualche modo, si aspetta in certe situazioni.
Mi colpisce anche " ho un secondo figlio che cresce da solo" ed il suo PS, relativo all'assenza di uo marito.
Mi verrebbe da dire.."crescete da soli", sebbene per motivi di lavoro concreti.
La bambina credo, come Lei stessa dice, stia richiedendo un riferimento sicuro, un posto sicuro, una presenza costante, così evidente, come se lo esprimesse due volte (mamma e papà!).
E chiaramente, penso, Lei si sentirà di dare di più di quanto pensava. E si sentirà "pressata".
Potreste intanto parlarne insieme, a vostra misura, in modo tale che la bimba possa sentirsi riconosciuta nel suo bisogno emotivo (che alla sua età non ha parole precise, ma espressioni emotivamente osservabili) e Lei possa capire meglio e trovare dei modi adatti per rispondere questa richiesta di presenza.
Chiaramente, sarebbe utile rivolgersi ad un professionista, al quale esporre le Sue osservazioni e preoccupazioni e trovare delle stategie utili per entrambe.
Ha fatto presente questa situazione al marito? A come si sente Lei, come mamma e moglie?
Necessario direi acnche questo.
La saluto cordialmente

Dott.ssa Elisa Fagotto Psicologo a Portogruaro

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17 AGO 2012

Gentile Manuela,
mi rendo conto della sua preoccupazione ad affrontare una situazione così difficile.
Tenendo conto che per poterle dare un aiuto concreto sarebbe necessario una conoscenza più specifica delle sue dinamiche famigliari, qualche cosa la posso comunque dire.
Il comportamento di sua figlia avrà sicuramente delle motivazioni: e allora cerchiamo di capire ciò che comunica.
La prima cosa è che sua figlia sta esercitando una forma di controllo del suo territorio e in particolare di lei.
Bisogna tenere presente che i bambini si sentono particolarmente precari e fragili e vivono questa precarietà come condizione di base dell’esistenza.
Il territorio del bambino coincide, in principio con quello della madre e poi con quello dei genitori.
Può capitare, però, che il bambino non percepisca questo territorio sicuro e perciò, per manifestare il suo disagio diventi provocatorio, controllante o ancora aggressivo. Ma queste manifestazioni comportamentali sono manifestazioni di un disagio e soprattutto sono richieste di affetto.
Manifestazioni che si accentuano quando aumenta lo stato di precarietà: la notte (quando deve stare sola ed abbandonarsi al sonno)o quando lei deve andare via.
In base a ciò che scrive, ma non entrando in profondità della sua situazione famigliare, potrei avanzare delle ipotesi: il padre che (non per sua volontà)è spesso assente, la nascita di un fratellino, possono aver accentuato questo senso di precarietà e di paura di essere abbandonata. In questa situazione lei, la madre, diventa la sua fonte di sicurezza.
Cosa potrebbe fare?
I migliori terapeuti, per i figli, sono i genitori. Sua figlia le sta chiedendo aiuto, le sta chiedendo un modo per affrontare le sue paure fantasmatiche di perdita e di abbandono.
Io non so, come lei reagisca alle continue richieste di sua figlia, ma quello che le posso dire è che reagire con rabbia o assecondare tutte le richieste non fanno altro che accentuare il disagio.
Parli con sua figlia, le racconti di lei, di sua padre, sul perchè non c'è, del suo fratellino. le dica dei no spiegando sempre perchè. E anche suo padre dovrebbe farlo.
Il raccontare di sè, il creare un intimità con il proprio figlio gli da' la possibilità di sentirsi protetto e di raccontare, a sua volta, la sua storia fatta di paure, di fantasmi, che lo costringono a essere dipendente o aggressivo.
Le chieda di dare un nome alle sue emozioni, le chieda cosa prova e perchè e provi a spiegare con affetto il perchè delle cose. Col tempo la bambina imparerà a tollerare la frustrazione perchè saprà che anche se non presente fisicamente, la madre, e naturalmente il padre, ci saranno sempre.
Le auguro un grande in bocca il lupo e se lo ritiene opportuno si rivolga ad un terapeuta che l'aiuti nel difficile lavoro del genitore.
Dott.ssa Lucia Giovagnoli

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17 AGO 2012

Cara Manuela,
comprendo che sia preoccupata ed è una buona cosa che lei si faccia delle domande.
Sicuramente quanto accade, è determinato da tutti i fattori in gioco: l'assenza di suo marito, la gelosia verso il fratello, il rapporto esclusivo con lei, la sua eccessiva disponibilità, la paura per l'ingresso a scuola e per le nuove richieste, ecc.
Sicuramente questa situazione non fa bene a nessuno di voi.
Ci sono varie direzioni da prendere.
Prima di tutto si deve fidare di sè come mamma: è ed è stata una buona mamma.
Poi si deve fidare di sua figlia, se la sa cavare da sola ed è giusto che lo faccia. Compreso affrontare la separazione da lei, nel senso di allentare il rapporto, la paura del buio, di non essere capace, di dispiacerla, ecc.
Spesso i primi figli, temono di mostrarsi troppo indipendenti, perchè temono di dispiacere la mamma, temono di perderla, soprattutto quando la mamma non lavora e ha come ruolo prevalente quello di mamma.
Non so se è anche il suo caso, ma può cercare di mostrarsi felice che lei vada e di stare lì ad aspettare che torni.
Qui nasce anche un altro problema, probabilmente teme di andare perchè pensa che il fratellino prenderà il suo posto e un pò è così ed è giusto che lo sia, anche lui deve avere il suo accudimento. Dovete impegnarvi a farle capire che non perde nulla, cambia solo rapporto e accresce altre competenze e relazioni. Non è sola e anche il fratello ha dei diritti, ma anche la mamma ha diritto a respirare.
In questo quadro è fondamentale che suo marito instauri un rapporto più stretto con lei, deve sentire che guadagna qualcosa davvero. lasciate anche che i fratelli interagiscano fra loro, senza intervenire troppo, in modo da rafforzare il legame alla pari.
Dovete anche verbalizzare il momento difficile per lei, l'ingresso nella scuola, ricordandole che comunque non è sola, voi l'accompagnate in questa nuova e interessante strada.
Come vede i livelli sono molti, ma non si preoccupi, vedrà che con impegno costante e fiducia i risultati arrivano. Se trova accordo e sostegno in suo marito, sarà veramente tutto più facile ed efficace.
Si ricordi che arriveranno i momenti in cui ci saranno i regressi, è naturale, persistete.
Lasciate anche che la bimba impari a consolarsi da sola, che affronti le sue paure e ostacoli, come del resto sa fare!

Sabrina Costantini Psicologo a Pisa

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17 AGO 2012

Cara Manuela, non e' facile riassumere in poche righe un pensiero, lei da mamma attenta si e' resa perfettamente conto da sola che così non si può andare avanti, per lei, perché non ha più una vita e uno spazio suo di donna, di moglie e di mamma di un altro bimbo, per sua figlia perché non può vivere così e per i suoi due uomini che hanno bisogno di un tempo e di uno spazio anche loro con lei. Quello che ritengo sia la cosa forse migliore da fare e' quella di rivolgersi ad uno psicoterapeuta della sua città che la possa aiutare a trovare il modo di staccare sua figlio dal cordone ombelicale e di dare ad entrambe una nuova possibilità a di vita.
Non lasci passare altro tempo. Se ha bisogno mi contatti pure anche per delle semplici domande. In bocca al lupo.
Dott.ssa Cecilia Cimetti, verona

Dott.ssa Cecilia Cimetti Psicologo a Verona

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16 AGO 2012

Cara Manuaela,
comprendo quanto può essere faticoso per lei questa situazione, una bambina che richiede tante energie e risorse, un secondogenito che cresce da solo come ha affermato ed infine un marito e padre che si trova fuori per lavoro. Lei è un pò come se fosse sola a dover vivere queste vicende, anche se il marito può sostenerla pur trovandosi in "transferta". Come giustamente ha notato sua figlia attraverso questi comportamenti esprime il suo disagio e il suo mondo interno. E' importante che possa essere aiutato grazie ad un professionista ad esprimere il suo vissuto affinchè possa essere ripreso il suo percorso evolutivo.
Cordialmente
Dr. Elisabetta Bellagamba

Dr.ssa Elisabetta Bellagamba Psicologo a Castiglion Fiorentino

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