Rapporto medico-paziente
Salve a tutti,
vorrei un consiglio da parte di voi professionisti riguardo a una situazione singolare che sto vivendo: da un mese che ho iniziato una terapia farmacologica con una psichiatra a causa di sintomatologia depressiva, ansiosa che mi porto dietro da svariati anni (da alcuni mesi ho iniziato anche psicoterapia ma con un'altra persona).
La conoscenza è avvenuta per il momento soltanto in videochiamata per via della quarantena ma a breve spero possa realizzarsi anche nella realtà'.
Con i farmaci ho notato quasi subito un miglioramento; prima provavo fortissima angoscia e ansia, ora riesco a gestire meglio la quotidianità anche se permane un po' di noia e apatia.
Quindi i poco tempo ho ottenuto dei risultati e di questo sono felice.
Fin da subito ho sentito empatia con questa persona, e una forte complicità.
In questi ultimi giorni, in particolare, sento il bisogno di sentire ogni giorno questa persona anche se non faccio nulla di concreto per poterla contattare , forse per timidezza o paura del giudizio.
Dunque ho il desiderio, quando sara' possibile, di chiederle se si può' iniziare un'amicizia al di fuori del contesto formale e al di la' della terapia farmacologica in corso.
Negli ultimi anni della mia vita ho incontrato soltanto persone molto chiuse di mentalità, perbeniste e puritane e ora che ho trovato finalmente una persona che mi capisce non voglio perderla, e anzi vorrei confidarmi il piu' possibile con lei, poter aprirmi parlandole dei lati più oscuri della mia personalità e dei miei momenti bui e di estrema angoscia.
Sec voi tutto questo è possibile?
Io non vedo nulla di male a iniziare un'amicizia profonda al di fuori' del contesto sopra spiegato.
Cosa ne pensate?
Grazie per l'attenzione