Quando va bene dire bugie?
Salve,
Ho 27 anni e scrivo per chiedere aiuto su una questione: mi hanno diagnosticato il disturbo evitante di personalità e spesso per evitare gli altri oppure per avvicinarli (contrastare l'evitamento e l'autoisolamento) dico bugie: non riesco a sopportare di dire "ti va di uscire", mi viene più semplice e sopportabile (anche se comunque mi sembra lo stesso di star scalando una montagna a mani nude) chiedere di uscire "tanto sto in zona" anche se non è vero, oppure "ho da fare vicino casa tua tra due ore ma sono già fuori casa, ti va di farmi compagnia mentre aspetto?".
Credo sia per paura che gli altri mi giudichino bisognos* o disperat* di avere amici, e/o per mettere distanza tra me e loro, come a dire "non mi interessa sul serio così tanto uscire con te, dicevo così per dire" anche se non è vero, giusto in caso venissi rifiutat*.
So che sono bugie che non fanno male a nessuno e che tra l'altro a me aiutano, ma mi fanno stare male: mi sento in colpa, mi sento un incapace, mi sento "anormale", e mi chiedo cosa direi se venissi scopert*, ma è davvero l'unico espediente che mi aiuta a fare piccoli, dolorosi passi fuori dall'evitamento.
Sono davvero delle strategie magari poco ortodosse o poco etiche ma infondo innocue e utili, oppure sono solo ennesimi meccanismi patologici che dovrei evitare? (Al di fuori dei tentativi di socializzare o di fuga dai contesti sociali non mento mai, e lo vedo comunque come qualcosa che "uso" adesso nel frattempo che "imparo" come socializzare come un'essere umano normale).