Salve a tutti
Da un anno circa sono in analisi per risolvere dei problemi legati all 'ansia.
Vado in terapia due volte a settimana e ho sviluppato durante tutti questi mesi un grande senso di affezione nei riguardi della mia psicologa ,abbiamo sempre lavorato bene,in maniera empatica ,emozionandoci a volte vicendevolmente .
I problemi per i quali ho chiesto aiuto stanno via via scemando e credo che ormai manchi poco al saluto finale.
Mi domando e vi domando se e'normale sentire già un po'di nostalgia al solo pensiero di dovere chiudere questa parentesi,pensare ad un imminente distacco mi spiazza perché ho sviluppato inevitabilmente un gran senso d'affetto (che non avevo messo in conto all'inizio ;-).
Vorrei capire inoltre se anche per voi psicologi vale lo stesso..ossia se il distacco da un paziente con il quale avete lavorato bene arrechi anche a voi un po' di sofferenza o se ne sentite poi la mancanza .
Ed in che modo si supera ciò .
Grazie mille,lidia
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18 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 7 persone
La Sua lucidità nel porsi nei panni dell'altro - sia pure in una relazione asimmetrica quale quella col terapeuta - è un buon indicatore della qualità del lavoro svolto. Complimenti ad ambedue.
Sulla domanda: certo che anche noi terapeuti proviamo una fatica affettiva nel chiudere una terapia. Ma è compensata dalla soddisfazione razionale di aver compiuto un buon percorso insieme e che l'autonomia - lo sperimentarsi da sola - è ora la migliore situazione possibile per la paziente; verso cui tu terapeuta hai fatto il possibile per accompagnarla.
Eppure quando ricevi gli auguri di natale da un/a paziente che da tempo ha concluso... provi sempre un'emozione bella e forte.
La pregnanza di un tratto di strada percorso insieme non muore.
15 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Tutto normale cara Lidia. Il contatto intimo e profondo che si crea ed è necessario per poter lavorare bene è inevitabile che generi un sentimento di affetto, stima e riconoscenza. Per lo psicologo è lo stesso ma fino ad un certo punto, poichè egli non mette sul banco la propria vita ed intimità come fa il paziente, ma attiva soltanto una certa parte della sua sfera emotiva. Inoltre c'è la professionalità e c'è l'esperienza che permettono di mantenere un certo distacco. E' questo che consente di fare un buon lavoro. Un saluto. Dott.ssa S. Orlandini
15 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile utente,
il distacco è inevitabilmente doloroso e questo vale anche per il professionista.
Allo stesso tempo è inevitabile che il lavoro psicologico abbia una fine, altrimenti non sarebbe stato un buon lavoro....
Non ci sono formule per eliminare il malessere del distacco, quello c'è e va attraversato.
Provi a parlarne direttamente con la sua psicologa di questo suo "sentire".
Potrebbe essere importante.
15 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Lidia,
quello che lei descrive è assolutamente normale e tipico del processo psicoterapico. Credo sia necessario che lei rivolga questo suo timore alla Collega, anche questo argomento (separazione, distacco) fa parte della psicoterapia.
Per quanto riguarda invece le reazioni della psicoterapeuta, questo può accadere, ma sta alla Collega saperle gestire in maniera adeguata.
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo
15 NOV 2013
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Lidia, intanto complimenti per il percorso fatto e per aver quasi raggiunto una meta importante. Può essere naturale provare un sentimento di tristezza rispetto alla fine della terapia, perchè si tratta di lasciare uno spazio che è stato significativo e in cui sono successe tante cose..Ma è bene dare a questo sentimento il suo ascolto proprio nel contesto terapeutico per verificare il suo autentico significato e per escludere che ci siano altri aspetti che vanno oltre la naturalità. Pertanto ti invito a confrontarti con la tua terapeuta, in modo che la conclusione della terapia possa tenere conto anche di questo. E' solo parlandone con la tua psicologa infatti, che potrai 'superare la mancanza'. Rispetto all'altra questione che poni, mi viene da chiederti come mai è importante per te sapere cosa provi il terapeuta; anche di questo ti invito a parlarne direttamente con la tua terapeuta, chiedendole esplicitamente, come hai fatto qui. Ogni terapeuta è diverso e diverse sono quindi le reazioni personali nei vari momenti della terapia; sinceramente a me non è mai successo di sentire la mancanza di un paziente, al contrario ho sempre gioito del traguardo raggiunto e della rinascita delle persona che grazie a sè e alla terapia prosegue la sua vita camminando da sola. Ma questo riguarda me e la mia esperienza, e non è certamente generalizzabile.
In bocca al lupo Lidia.
Dr.ssa Francesca Consonni, Seregno (MB)