Qual è l'approccio giusto?

Inviata da ginkgo · 4 gen 2016 Ansia

Buongiorno
ho quarant’anni, e da alcuni anni ho un problema che non riesco più a gestire e che mi condiziona nella vita quotidiana.
Da sempre le situazioni ansiogene (es. esami universitari) si sono manifestate con attacchi di colite, restavano però episodi direttamente riconducibili ad un motivo e circoscritti alla singola giornata senza condizionare minimamente i giorni precedenti e/o successivi.
Da qualche anno a questa parte il problema ha iniziato a condizionare la mia vita anche in assenza di reali situazioni ansiogene, al punto che l’ansia viene generata dalla paura di un attacco di colite, togliendomi il piacere di tante situazioni che vivo col pensiero fisso ad una ipotetica prossima colite ed a come correre ai ripari.
Ormai il pensiero è talmente fisso sull’intestino che ogni naturale movimento o sensazione che lo riguardi mi crea uno stato di allerta, ansia e malumore
Vorrei capire quale potrebbe essere l’approccio terapeutico più adatto per aiutarmi a risolvere questo problema che non voglio più sopportare.
grazie

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Miglior risposta 4 GEN 2016

Caro Ginko
io ti segnalo la possibilità di incidere positivamente sulla tua situazione attraverso l'apprendimento della tecnica del Training Autogeno di base che ha risolto, o nettamente migliorato tanti casi come il tuo.
Non perdere tempo e impara a rilassarti e a percepire in positivo il tuo coprpo,
Inoltre può essere importante scoprire le cause delle tue insicurezze che poi vanno a somatizzarsi in questo punto del corpo.
Impegnati a conoscere te stesso con l'aiuto di uno psicoterapeuta che sia esperto di training Autogeno di J.H. Schultz.
Cari saluti Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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5 GEN 2016

Caro Ginko,
si è ormai consolidato il classico circolo vizioso ansia(paura)-sintomo(colite) e sintomo(colite)-ansia(paura) che monopolizza e paralizza i pensieri oltre a comportare evitamento e fuga da tutte le situazioni ritenute pericolose.
C'è bisogno di un percorso di psicoterapia preferibilmente ciognitivo-comportamentale che ti aiuti a rompere questo circolo vizioso costruendo l'autostima che manca e la fiducia progressiva nel buon funzionamento del tuo corpo mediato dalla capacità di negoziare con la paura che può essere accettata senza che ci sia rinuncia o impedimento al vivere le normali situazioni ed
esperienze della vita (l'esperienza degli esami universitari dovrebbe averti insegnato qualcosa in merito sempre che tu non abbia abbandonato gli studi!).
L'augurio è che "finalmente" ti sia deciso a fare un benedetto percorso di psicoterapia!
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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5 GEN 2016

Salve. Condivido le risposte delle colleghe. Mi permetto di aggiungere che le tecniche di rilassamento con il training autogeno possono aiutarla davvero a imparare a gestire questa sua ansia che sfocia in uma sorta di somatizzazione. Se poi supportato da un percorso psicologico ancora meglio. Resto a disposizione. Cordialmente.
D.ssa Loredana Ragozzino

Dott.ssa Loredana Ragozzino Psicologo a Falconara Marittima

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4 GEN 2016

Buongiorno,
I sintomi che lei descrive sono quelli di un attacco di panico; infatti lei vive in costante allerta verso i suoi segnali corporei che le segnalano il sopraggiungere dell'ansia, portandola a sentire una continua tensione e preoccupazione. L'approccio cognitivo-comportamentale ha il doppio obiettivo di aiutare il paziente da un lato a gestire i sintomi legati all'ansia, attraverso tecniche quali la respirazione lenta, il rilassamento muscolare, mindfullness; dall'altro lato, attraverso la guida del terapeuta, il paziente viene aiutato nel trovare le modalità di pensiero disfunzionale che risultano collegate all'ansia, e che ne sono la causa.
Sperando di essere stata utile, porgo cordiali saluti
Angela Beatrice Marino
Psicologa

Dott.ssa Angela Beatrice Marino Psicologo a Arese

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