Può un nevrotico essere un buon analista?
Può un buon nevrotico, che quindi non soccombe di fronte ai suoi conflitti, fare l'analista, oppure è necessario che non presenti nevrosi nemmeno se "positive"?
Può un buon nevrotico, che quindi non soccombe di fronte ai suoi conflitti, fare l'analista, oppure è necessario che non presenti nevrosi nemmeno se "positive"?
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Ciao Gianbattista
chiaramente dipende tutto dal grado di consapevolezza raggiunto nell'ambito del percorso personale. Mi spiego se si tratta di una persona che ha preso consapevolezza del suo problema e ci lavora duramente sopra sia perché deve farlo per poter completare il suo iter di preparazione professionale, sia (e sopratutto direi) perchè è interessato al suo sviluppo ed equilibrio in quanto persona, allora certamente non solo può fare l'analista ma sarà anche uno bravo in quanto conserverà umiltà e motivazione personale sapendo trasmettere lo stesso nei pazienti.
Se invece è un "nevrotico" che non interessato al suo sviluppo di persona maschera e mantiene la sua nevrosi anche attraverso lo studio e le conoscenze psicologiche e pure attraverso l'analisi personale non "smantella" il suo essere nevrotico come condizione esistenziale (esistono questi casi), allora è meglio che non sia un analista.
La linea che stò tracciando con la mia riflessione è sottile credo che coloro che la colgano meglio siano i pazienti e che questi possano, istintivamente, accorgersi dell'analista nevrotico consapevole, come dell'analista nevrotico inconsapevole e autorafforzante.
D'altronde molte personalità narcisiste (nevroticamente fissate su di sè) sono attratte da questa professione.
Spero di aver spiegato un pochino. Il tema è assai complesso.
Un caro saluto
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna
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Buongiorno,
per rispetto della sua persona e della mia professionalità
preferisco non dare consulenze senza avere informazioni più dettagliate
sulla sua situazione. Se ha bisogno può contattarmi ai miei recapiti.
Cordiali saluti. Cristiano Grandi.
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Buongiorno Giambattista,
indipendentemente dalla diagnosi ogni analista ha delle sofferenze personali. Non si immagini che una persona che ha finito l'analisi personale sia un essere puro. Questi sarà, almeno è auspicabile, una persona meno ingombrata dalle sofferenze della propria storia.
In ogni caso ogni analista che si rispetti è costantemente in supervisione (parla con colleghi analisti spesso più anziani dei propri pazienti) e questo consente di osservare continuamente se ci sono aree non trattate della propria analisi.
Cordialmente,
Dott. Piacentini
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Caro Giambattista,
essere analisti significa anche saper riconoscere le proprie nevrosi e saperle in un certo senso "sfruttare" nel setting analitico per favorire la consapevolezza del paziente che si ha davanti. Il percorso per diventare analisti è caratterizzato da una costante analisi personale, che ha esattamente lo scopo di aiutare il professionista a comprendere, prima dell'altro, se stesso, e dunque anche i propri lati "oscuri" come possono a volte essere dei conflitti non del tutto coscienti o delle pulsioni represse.
Rispondendo alla sua domanda, quindi, una persona con un funzionamento nevrotico può certamente fare l'analista (si ricordi anche di Freud, per esempio: le sue nevrosi le aveva e non poche...) a patto che la persona stessa si impegni nel lavorare a quello che è il suo mondo interno per riconoscerlo e così come meglio riesce gestirlo e pure utilizzarlo all'interno dell'incontro con il paziente.
Le porgo i miei più cordiali saluti,
dott. Simone Ruggerini
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Certo che sì! L'obbligo di percorsi personali terapeutici, oltre che analitici, danno allo psicologo il proprio valore aggiunto rispetto al percorso della formazione specialistica ed universitaria. Il rapporto con la nevrosi diventa allora un gesto creativo, dove la propria individualità, sensibilità, essenza costituiscono una forza, un patrimonio esistenziale che lo psicologo intende offrire alla propria professione, trasmettendo ai propri pazienti il fascino e la forza della ricerca personale.
Dr. Roberto De Pas
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Caro Giambattisa,
se è vero come è vero che per essere buoni analisti è assolutamente necessario fare un percorso di analisi personale e didattica, chi potrebbe svolgere tale attività meglio di una persona che grazie ad una 'sana' nevrosi ha acquisito una sensibilità che favorisce la comunicazione empatica? Ebbene, rispondo 'si' !
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta
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Caro Giambattista, ritengo che gli analisti siano persone come tante, non esenti da valutazioni “umane”. E’ chiaro che non può essere superata una certa soglia per svolgere una professione così delicata, ma se parliamo di implicazioni nevrotiche non penso che queste possano essere di ostacolo ad una valutazione di altri. Un caro saluto, Giuseppe
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