Buongiorno, ho un quesito che da un po' di mesi mi tormenta.. È un anno che seguo un psicoterapia per il mio disturbo alimentare che dura oramai da 10 anni.. Mi trovo però in una fase in cui mi domando molto spesso se la terapia sia realmente utile e stia funzionando. Mi sento in stallo.. Ne ho parlato alla terapeuta ma non mi ha aiutato a dissipare i dubbi... Ho ancora un rapporto malato con il cibo.. E non "percepisco" miglioramenti... Che fare? Mi sono spesso detta che forse dovrei cambiare ma poi penso di essere io non in grado di guarire... Perché di terapeuti ne ho cambiati in passato! Spero riusciate ad aiutarmi..
In fede
A.
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17 MAR 2015
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Gentile A.,
prima di darle una risposta, mi permetta di farle alcune domande.
Quanti anni ha? Il suo è solo un percorso di terapia individuale o anche di altro tipo, ad esempio terapia di gruppo e familiare?
Resto a sua disposizione
Un caro saluto
Dr.ssa Valentina Nappo
Psicologo Napoli Soccavo - Pompei - San Giuseppe Vesuviano (NA)
19 MAR 2015
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Non credo che la domanda sia quella giusta. Nel senso che tuabbia passato parecchio tempo nel cercare di intervenire sul tuo problema. Dieci anni sono davvero tanti e nessuno meglio di te questo lo sà. Cambiare terapeuti, tuttavia, non credo sia la modalità più efficae per uscirne fuori. Io ignoro la bontà del rapporto instaurato con i tuoi terapeuti, ma sò con certezza che quando seguiamo quella necessità impellente di essere interventisti a tutti i costi e correre ai ripari non appena non percepiamo nè più i significati nè l'utilità di qualcosa, forse quello è il momento in cui dobbiamo un attimino prendere fiato e concentrarci sulla nostra coscienza, la nostra volontà, e chiederci quali obiettivi reali abbiamo in serbo per noi e quali desideri, se ci sono, vogliamo davvero perseguire. E' necessario per te, e qui concludo, che tu ti prenda del tempo anche dalla terapia stessa, e cominci a capire se tutta questa storia psicoterapica che dura da tempo è ciò che più ti serve oppure è solo un modo per mentire a tè stessa e utilizzare il supposto fallimento terapico o la semplice inutilità della stessa per mettere sù una barriera di protezione dietro la quale sentirsi al sicuro. Saluti e buona vita.
19 MAR 2015
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buon giorno,
capita a volte di avere dubbi sul processo terapeutico da parte del paziente, spesso i risultati attesi non sono quelli realmente riscontrabili, molto importante però è la sua motivazione ad uscirne oltre che il tipo si terapia conseguito.
credo che possa esserle utile parlare con la sua terapeuta dei dubbi e delle incertezze che la portano a resistere al cambiamento.
spero di esserle stata utile.
Dott.ssa Verusca Gorello
18 MAR 2015
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Premesso che le " cause " dei Disturbi Psicologici e Comportamentali sono dovute all'accumulo di eventi frustranti impregnati di " Significanti Emotivi " ( Rabbia Trattenuta, Sensi di Colpa, Dispiaceri, Paure, Timori ) disseminati nel vissuto e che la " cura " consiste nel ricercarli al fine di " consumarne gli effetti condizionanti il presente ", ritengo utili a tal fine tutte quelle Psicoterapie in grado di esplorare il " passato ". Resto a tua disposizione.
Dr. Febo Artabano
18 MAR 2015
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Che tipo di psicoterapia segue?
Potrebbe essere difficile per lei instaurare un rapporto di fiducia con gli psicoterapeuti che incontra; dovrebbe lavorare su questo.
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17 MAR 2015
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Salve, bisognerebbe capire che tipo di terapia sta facendo. Se fosse analitica consideri che un anno e' solo l'inizio ..! I disturbi alimentari richiedono tempo, ma per qualunque cambiamento ci vuole tempo. Si fidi di più delle cose che avvengono piano piano che quelle improvvise e troppo veloci. Grazie
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17 MAR 2015
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Ogni persona contiene in sé l'attitudine e le risorse per poter risolvere il proprio problema. Non esistono pessimi pazienti, ma possono esistere terapeuti che non ci aiutano sino a fondo, oppure, si può non essere completamente collaborativi rispetto al progetto terapeutico, che va condiviso all'inizio di una terapia. Una terapia, quando funziona, lo si vede nell'arco di poche settimane. E non si vanti dei suoi 10 anni di disagio, perché è molto frequente che le persone soffrano da tanto tempo prima di iniziare una terapia. Quindi per i terapeuti è pane quotidiano. E' necessario sempre vedere come sta andando, se i sintomi si stanno depotenziando, e se la qualità di vita migliora. Se non è cambiato nulla in un anno, non si dia le colpe, perché anche una relazione terapeutica può non funzionare, e magari ha ancora bisogno di trovare il terapeuta di cui veramente fidarsi.
Dott. Antonio Dessì
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17 MAR 2015
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Gentile A.,
quando ci rivolgiamo a qualcuno affinché ci aiuti a risolvere un problema abbiamo due possibili esiti: questo qualcuno ci ha aiutato; questo qualcuno non è riuscito ad aiutarci.
Nei casi come il suo capita frequentemente che la persona dopo anni non sia in grado di percepirsi come "guarita", o quanto meno "migliorata". Ed è abbastanza ovvio che le persone tendono ad attribuire a se stesse i motivi del fallimento. Ma le posso garantire che molto spesso il problema risiede nel fatto che la relazione terapeutica anziché essere di aiuto diventa essa stessa una fonte di alimentazione del problema: il terapeuta diventa parte del problema anziché parte della soluzione. E i danni li paga comunque la persona. Che fare quindi? Cambiare orientamento del terapeuta. In tal senso le suggerisco di valutare l'approccio breve strategico o breve centrato sulla soluzione.
Con molti saluti,
17 MAR 2015
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Buongiorno A.,
Generalmente ritengo, e riformulo sempre a tutti i miei pazienti, che i momenti di stallo terapeutico indicano proprio che si sta toccando il nucleo vivo della difficoltà del paziente, e l'impressione di non andare avanti può essere indice di resistenza, che è qualcosa di inconscio e anche comprensibile che accade. Ognuno si è barricato così bene nelle sue difese che quando è il momento di far qualcosa di diverso, si fa fatica, tanta. Questo, a livello generale. Nel percorso di cura di un disturbo alimentare ci vuole ancor più tempo, pazienza e tenacia. Bisogna anche imparare a "stare" e "restare" laddove un tempo si sarebbe invece andati via, come racconta la sua storia. Il legame, la relazione ha forse parte integrante nella natura della sua sofferenza, e adesso, come bene sta facendo, parli con la sua terapeuta del l'istinto a cambiare, andar via e affronti tutti i suoi significati, così come quelli, della risposta alternativa di cambiamento, del restare, lì in terapia e in relazione con la sua terapeuta. Un caro augurio è un cordiale saluto,
Dott.ssa Annalisa Sammaciccio psicologa psicoterapeuta Padova
17 MAR 2015
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Buongiorno A.,
da anni mi occupo della cura di pazienti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e Le posso dire che è fondamentale un lavoro di équipe per poter arrivare ad un nuovo equilibrio nel rapporto con il cibo. Per équipe intendo collaborazione tra un medico, un dietista e uno psicoterapeuta perchè soprattutto nei casi in cui il DCA va avanti da parecchio tempo è importante valutare lo stato nutrizionale e poter fornire uno schema alimentare che consenta di riprendere il contatto con molte sensazione ormai dimenticate come il senso di fame ed il senso di sazietà, solo per citarne alcune.
Ricordo inoltre che le linee guida internazionali per il trattamento dei DCA suggeriscono come trattamento di elezione la psicoterapia cognitivo comportamentale.
In base a questi dati provi a parlare con la sua terapeuta per capire se è in grado di attivare un percorso che comprenda anche altre figure professionali o se eventualmente può inviarla presso una struttura specializzata nel trattamento dei DCA.
Io resto a disposizione Sua per altre informazioni se necessario.
Cordialmente
Dott.ssa Annalisa Caretti
17 MAR 2015
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Vorrei intanto capire se il suo disturbo alimentare è di natura bulimica o anoressica e sapere il suo peso per valutarne la gravità.
Se è in cura da anni e non è riuscita a diminuirne la sintomatologia, pur avendo concordato coi diversi terapeuti che era fra gli obiettivi di contratto, è probabile che abbia ancora trovato terapeuti non capaci, non che vi sia una sua incapacità di guarire.
11 MAR 2015
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Buongiorno A. , dufficile dire cosa non sta procedendo o cosa può esserci di errato che non fa progredire il percorso e migliorare oe sue sensazioni. Quando scrive che non percepisce progressi..cosa intende? Nota che alcune cose sono cambiate ma che il problema sottostante c é ancora? O non é effettivamente cambiato nulla nella sua alimentazione o rapporto con cibo e corpo? Per quanto alcune terapie possano dare dei benefici a medio breve termine, spesso sono necessari alcuni anni per poter dire di zver risolto completamente la problematica. Sono stati concordati dei sottoobiettuvi specifici, in modo che potesse rendersi conto dei passi, seppur piccoli, compiuti in avanti? Questo é un elemento chiave delle terapie cognitivo comportamenti ad esempio. Quando ha parlato di ciò al terapeuta, cosa che ha fatto benissimo a fare, in che senso non le ha chiarito i dubbi? In terapia entrano in gioco moltissimi fattori, che vanno oltre l'applicazione di una o dell'altra strategia, come la fiducia, l'apertura, la collaborazione, l'empatia... lei come si trova rispetto a ciò con il suo terapeuta?
Continui a riproporre questo aspetto nelle sedute, finché non riterra' di aver trovato risposta...
un caro saluto,
dott.ssa Chiara Francesconi
11 MAR 2015
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Buongiorno A.
La tua richiesta è tra le altre quella che maggiormente mi impegna procurandomi uno stato di indescrivibile sofferenza nell'immedesimarmi con te e contemporaneamente, di tormentata impotenza dal punto di vista terapeutico, nell'immedesimarmi con la Collega che ti segue. Credo che lo zoccolo duro sia un nucleo molto profondo della tua personalità, che esercita una potente opposizione al proseguimento della cura.Questo può determinare una situazione di stress a causa del prolungarsi di un tempo che viene percepito interminabile. Non è certo il caso di desistere, in quanto questa fase critica può rappresentare il momento risolutivo della terapia stessa. E' assolutamente indispensabile la tua collaborazione terapeutica nel 'fare squadra' con la terapeuta, approfondendo e solidificando il vostro impegno, come se foste una persona sola, in una sorta di patto sacro che richiede enorme sacrificio ad entrambe. Potrei dire di più, ma per ora trovo che l'essenziale è che tu continui ad esprimere il tuo vissuto in seduta. Rimango all'ascolto di qualsiasi eventuale perplessità, suggerendoti caldamente di non mollare.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta
10 MAR 2015
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Gentile A.,
ci sono terapie che durano anni prima di produrre un cambiamento. Ci vuole pazienza e anche un po' di fatica per uscire dai vecchi schemi, soprattutto se questi sono profondamente radicati.
Ha fatto benissimo a parlarne con la sua terapeuta. E' importante che il rapporto terapeutico sia basato sulla fiducia. Tuttavia provi a chiedersi cosa le impedisce di arrivare a un cambiamento, se realmente vuole raggiungere una condizione di benessere o se è profondamente legata al suo antico malessere al punto da non volerlo abbandonare.
E si chieda se realmente crede nell'aiuto che le viene dato, o se si è isolato dietro un muro che non lascia accesso a nessuno.
Provi a pensarci e a parlarne in terapia.
Può anche essere che i vari terapeuti non hanno individuato le chiavi giuste.
A questo proposito, se decide di cambiare terapeuta, si faccia consigliare da qualcuno e propenda per un terapeuta a indirizzo psicoanalitico o ad approccio integrato.