Mio fratello da circa 15 anni soffre di disturbo bipolare che dopo il primo episodio depressivo ha visto verificarsi solo fasi maniacali, 4/5 complessivamente. Nei momenti di tranquillità della malattia è riuscito a svolgere vari lavori sia manuali che d’ufficio.
Un grosso problema è dato dal fatto che lui non si impegna assolutamente per cercare di guarire o gestire la malattia, non considera una priorità lavorare dato che è mantenuto dai miei genitori anziani, passa tutta la giornata al computer e navigando su internet, è stato 3 mesi in una struttura riabilitativa che lo teneva impegnato tutta la giornata con varie attività ma al rientro a casa è tornato a fare le medesime cose di prima. Da per scontato che tutti devono fargli ogni cosa come fosse un bambino, i miei genitori anziani non possono gestirlo a vita, ovviamente se non viene fatto quello che lui richiede, inizia ad urlare e insultare chiunque.
Oltre ai medicinali, fondamentali per gestire la malattia, è necessaria la sua forza di volontà che è completamente assente. E’ stato da alcuni psicologi per affiancare una psicoterapia ai medicinali ma senza risultati, nel senso che i psicologi non erano preparati per affrontare questa malattia.
Informandomi in rete ho visto che la psicoterapia cognitivo comportamentale è la più indicata per aiutarlo a superare questo disagio.
Avete avuto casi simili? Ci sono dei psicologi preparati su questo tema da indicarmi nella mia zona di residenza? (Verona Est)
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2 OTT 2012
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Gentile Luca, purtroppo come lei stesso ha scritto i suoi genitori e credo tutte le persone vicine a suo fratello tendono a rinforzare o quantomeno a mantenere le condizioni che permettono a quest'ultimo di non cercare veramente aiuto. Credo proprio per questo sia fondamentale associare ad una auspicabile terapia per suo fratello anche un importante supporto psicologico per quanti gli stanno intorno con l'obiettivo di portarlo per necessità a chiedere aiuto e dunque a cominciare a sentirsi responsabile della sua vita. Solo quando avrà la certezza di doversi occupare in prima persona di se stesso inizierà a chiedersi come curare il suo malessere. La invito pertanto a chiedere aiuto da parte di un terapeuta che si occupa di dinamiche familiari prima ancora che cercare di convincere suo fratello a fidarsi di qualcuno. Questo è ciò che mi viene in mente leggendo quello che scrive, ovviamente però sarebbe necessario approfondire la conoscenza della situazione, Cordiali Saluti
Dott.ssa Laura Amato
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9 Risposte
30 OTT 2021
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Buongiorno. Il cambiamento personale è un processo lungo e complicato. Purtroppo non ci sono scorciatoie percorribili e i consigli che uno psicologo potrebbe dare in una chat lasciano il tempo che trovano: non esiste la “bacchetta magica”. Per inquadrare l’eventuale problematica di un individuo serve invece una consulenza approfondita (almeno 4 sedute). A seguire, se nella consulenza si evidenzia un problema significativo, per trattarlo e cercare di risolverlo è necessaria una vera e propria psicoterapia o una psicoanalisi.
È quindi illusorio credere che si possano ottenere risultati scrivendo in una chat: serve solo a perdere tempo e di solito significa che non si è pronti a mettersi in discussione. Se lei è una persona veramente motivata a capirsi e a ricercare un cambiamento personale profondo e duraturo, l’unico consiglio veramente sensato che posso darle è quello di fissare un appuntamento con un professionista serio e preparato. Per quel che mi riguarda, le do la mia disponibilità (anche online).
14 AGO 2014
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Mio marito è bipolare, si sta curando ma si comporta esattamente come tuo fratello.
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1 OTT 2012
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Gentile Luca,
inutile scriverle cose sul Disturbo Bipolare dato che lei avrà letto di tutto e di più. Le reazioni comportamentali di suo fratello sono "tipiche" di chi soffre un disturbo psichico. Io le consiglio di rivolgersi ad una struttura ospedaliera/clinica specializzata nel trattamento dei pazienti Bipolari (ad esempio a Roma l'Ospedale Sant'Andrea è molto accreditato per il trattamento di questo disturbo).
In bocca al lupo.
Saluti
Dr.ssa Antonella Spacca
28 SET 2012
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Buongiorno gentile Luca,
se suo fratello - come lei afferma - non si impegna assolutamente per poter guarire o gestire la malattia, è probabile che abbia rtenuto in primis lui stesso che i terapeuti non erano in grado di aiutarlo. Infatti il tipo di relazione terapeutica che si instaura è fondamentale perchè la terapia funzioni molto più che l'orientamento psicoterapeutico. Che bisogni soddisfa suo fratello nel rifugiarsi nella malattia? Gestire un disturbo così importante vuole la consapevolezza che si può vivere ad alto livello di motivazione per progetti di vita e senso di vita nonostante la patologia .
Le suggerisco di riflettere sul fatto che è importante per voi familiari di usufruire di un sostegno psicologico. Da lì può nascere una chiarificazione che ora è inficiata dalla buona fede con cui prendete le direttive che vostro fratello impone.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta
28 SET 2012
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Mio fratello ha 36 anni, non mi è mai stato specificato se si tratta della tipologia I o II. Putroppo sia i psichiatri privati e del SSN a cui ci siamo rivolti non hanno saputo darci indicazioni su psicoterapeuti preparati sul tema, è per questo che ho deciso di scrivere in questo sito. Ogni medico giustamente affina la propria preparazioni su alcuni rami della psicologia. Volevo evitare di scegliere lo specialista da Internet senza alcuna indicazione. L'unica indicazione ricevuta dai psichiatri è che la psicoterapia cognitivo comportamentale sarebbe la più indicata.
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26 SET 2012
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caro Luca,
una delle tante situazioni non semplici da gestire, ma le soluzioni ci sono.
Non comprendo come "alcuni degli psicologi" che hanno affiancato suo fratello non erano "preparati" a questo tipo di disagio...Al centro o in privato?
Avete provato a chiedere il supporto a professionisti psicologi e/o psicoterapeuti presso il centro dove avavevano in carico suo fratello??
Certamente troverete colleghi preparati al caso.
Un grosso augurio e un abbraccio
26 SET 2012
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Gentile Luca, la sindrome bipolare di cui è affetto suo fratello necessita di una psicoterapia (oltre che naturalmente dall'appoggio farmacologico) svolta da un professionista preparato al trattamento di queste forme così insidiose e difficili da gestire. Il risultato non è scontato, ma spesso il disturbo si attenua quanto meno. A mio modesto parere il tipo di psicoterapia che lei cita , non è proprio il più indicato per questo disturbo. Sicuramente nella zona di Verona, ci sono psichiatri e psicoterapeuti specializzati.
Cordialmente
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26 SET 2012
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Egregio signor Luca Modena,
lei presenta qui una delle tante malattie mentali: per altro la più complessa dal punto di vista prognostico. La psicoterapia cognitivo comportamentale, anche per gravi psicopatologie, opera per risoluzioni anche in assenza di cure psicofarmacologiche.
Prerequisito alla cura è quello di poter avere una diagnosi certa (quale bipolarità? I o II?) unitamente anche alle comorbilità che si associano alla patologia del fratello. La valutazione clinica particolarmente in questo caso diventa necessaria.
dr Paolo Zucconi, psicoterapeuta comportamentale a Udine
26 SET 2012
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Buongiorno Luca,
personalmente non conosco colleghi che operano nella sua zona di appartenenza. Può consultare siti on line e l'ordine degli psicologi per acquisire maggiori informazioni. Lei ha ragione, questa malattia in molti casi necessita di cure farmacologiche e trattamento psicoterapeutico, che aiuti innanzitutto la persona ad accettare la sua condizione. Quanti anni ha suo fratello? E' importante che la persona in fase di "buon compenso", ovvero quando sta bene, viva una vita assolutamente come tutti gli altri, lavorando, uscendo e creandosi relazioni interpersonali. Io penso che una terapia di sostegno sia molto utile; chi vive un disagio spesso ha voglia e bisogni di esternare il malessere per sopperire alla probabile frustrazione sottostante la condizione che vive.