Vedo uno psicologo da sei anni anni e uno psichiatra da poco più di un anno. Ho cambiato un paio di volte i farmaci, fino a qualche mese fa quando mi è stato prescritto Abilify 15 mg, per la depressione.
Il punto è che dopo aver tentato, recentemente, il suicidio (la mia storia è lunga e faccio fatica a spiegarla qui, in alcune righe. Spero di non essere giudicata.) lo psichiatra mi ha tolto tutti i farmaci e mi ha proposto di passare alle iniezioni, in modo da essere più controllata.
Qualcuno le ha mai provate? Ne sapete qualcosa in più?
Grazie in anticipo.
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6 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 9 persone
Cara Amanda
nessuno pensa a giudicarla stia tranquillissima per questo e anzi sappia che merita rispetto per la sua sofferenza e per le lotte che porta avanti a causa della sua depressione.
Rispetto alla domanda che ci pone io penso che debba affidarsi al parere competente della psichiatra che la segue e che conosce perfettamente il suo caso.
Mantenga questa fiducia e si rapporti a lei per ogni chiarimento e per comunicare come si sente e che cosa prova rispetto a questo cambiamento che le viene proposto.
Lei, per poter collaborare attivamente e positivamente alla cura, deve avere tutti i chiarimenti che le servono ad "aderire" psicologicamente ai cambiamenti proposti.
Le faccio tanti tanti Auguri.
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta
12 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 7 persone
Cara Amanda,
comprendo come può essersi sentita quando ha tentato il suicidio ma non deve cadere nell'errore della "immutabilità" del suo stato depressivo; se si sforza di cercarli, troverà tanti buoni motivi per scegliere di vivere anziché scomparire e questa è una cosa che non si dovrebbe mai fare perché resta comunque un gesto violento, troppo violento.
Con questo non intendo giudicarla ma solo incoraggiarla alla speranza dei possibili cambiamenti positivi.
Detto ciò, non deve preoccuparsi per la modalità di somministrazione del farmaco che nella prescrizione del collega psichiatra resterà probabilmente lo stesso ma soltanto agirà in tempi più rapidi.
Le consiglio di non lasciare comunque la psicoterapia specie se nei sei anni di cui dice non è stata continuativa, la quale cosa riduce l'aiuto che da questa terapia si può avere.
Le auguro di uscire quanto prima dal suo stato depressivo.
Cordiali saluti
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
8 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Amanda,
Il percorso che lei descrive è comune a molte persone con questo tipo di patologie, è una strada punteggiata da profonda sofferenza e dolore alla ricerca di strumenti che consentano di tornare ad utilizzare al meglio le proprie risorse (psicoterapia, percorsi riabilitativi, farmacoterapia...). Anche se in alcuni momenti sembra tutto buio si può tornare a vivere al meglio, ormai anche le più autorevoli riviste di psichiatria indicano una percentuale di successo molto alta. La proposta del suo psichiatra è di assumere il farmaco non più per via orale ma attraverso iniezioni: sentirà parlare di depot, ma nessuna paura, semplicemente il principio attivo verrà rilasciato gradualmente in modo da consentire un'efficacia ottimale. Il farmaco è lo stesso, cambia solo la modalità di assunzione.
Mi auguro di aver risposto ai suoi dubbi.
Cordiali saluti
D.ssa Paola Ponzinibio
6 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Cara Amanda ,
Io credo che lei debba chiedere direttamente al suo psichiatra che la conosce e la segue da tempo il perché di tale scelta .
Anche perché un tale feedback è importante per lui per poter ponderare al meglio le sue scelte . La fiducia si nutre di fiducia , e a volte il dubbio aiuta a migliorare la relazione .
Cordiali saluti
Dott. Giacomo sella