Problemi in famiglia, come reagisco?

Inviata da Daniele · 29 giu 2015 Terapia familiare

Quando avevo dieci anni i miei genitori hanno cominciato a litigare e a urlare e non hanno più smesso da allora. In casa ho visto tanta violenza, a volte anche fisica tra di loro. Questo ha avuto conseguenza su di me con depressione e una sorta di cerebro stasi perché pensavo tutto il giorno alla mia famiglia e di conseguenza venivo preso in giro per le risposte ritardate e perché ero nel mio mondo.
Ho sempre cercato di reagire: quando ero bambino cercavo di riappacificare i miei genitori con scarsi risultati e a volte peggiorando le cose, Io mi schierai dalla parte di mio padre perché a me sembrava che subiva da mia madre. Quando si separarono il giudice disse che dovevo vivere con mia madre perché avevo bisogno di lei. lei che di me non si è mai interessata così tanto ora voleva che stessi da lei. Mi trasferii in una casa più piccola ma in centro così pensai che potevo distrarmi uscendo: mi sbagliavo, le persone della mia età che abitavano lì vicino si divertivano solo con alcool e fumo e non riuscivano a fare un discorso serio. Mi rinchiusi in casa e mi fissai con i videogiochi diventando un "nerd" per la società, ma era solo un modo per distrarmi mentalmente da quello che succedeva nella vita reale. Le uniche volte che ero felice era quando conobbi alcuni amici di mia madre che incontravo ogni tanto: con loro potevo fare discorsi seri e non mi prendevano in giro. Con la scuola non sono mai andato bene, avevo sempre la testa altrove e non riuscivo a concentrarmi, mi hanno bocciato in prima media, dopo mi sono trasferito in una scuola privata dove mi hanno aiutato molto anche a capire alcune cose su di me, ma comunque i miei compagni mi prendevano in giro ugualmente e i professori si preoccupavano per me, anche perché capivano che per certe cose ero più maturo e capivano che fuori dalla scuola ero molto intelligente, anche se ero fissato coi videogiochi e col computer. L' unica cosa positiva che feci in quel periodo era che vidi le cose dal punto di vista di mia madre: mio padre era avido e aveva fatto delle cose di cui io non andrei fiero (i sostanza quando ero piccolo alla mia educazione ha provveduto solo mia madre, mio padre lavorava e non faceva nient' altro lasciando mia madre da sola anche in situazioni importanti e difficili). Dopo mi stufai del cibo economico e dei beni primari che scarseggiavano anche da mia madre.
Mi ribellai: avevo subito tutte quelle ingiustizie fino ad allora e nessuno aveva fatto niente, era tempo di cambiare le cose. Dissi a mia madre che non era un buon genitore e la presi a parolacce, mi picchio la prima volta facendomi uscire sangue dal naso, la seconda volta più avanti chiamò i carabinieri, piansi e per il momento si risolse il problema. Feci così un' altra volta e chiamo di nuovo un carabiniere che riconobbi: era il padre di un mio compagno! è una brava persona e risolse il problema, calmò mia madre e io dopo un po mi rispostai da mio padre.

Un periodo con lui stavo bene ma litigai di brutto con lui, mi arrabbiai molto e ci scontrammo. Non ne vado fiero ma gli ruppi una costola. Non ne potevo più ogni mio tentativo di parlare si trasformava in una discussione poi in un litigio spesso anche violento. Mi spostai di nuovo da mia madre. Nel mentre incominciano le superiori: mi promisi che non dovevo più essere preso in giro, lasciai i computer e i videogiochi grazie a un' amico che mi fece pensare più alle ragazzine. Mi bocciarono per comportamento e per i voti bassi,a fine anno sapevo già di essere bocciato ma ci rimasi male comunque.

L' anno dopo non dovevo essere bocciato: incominciai la scuola con l' intenzione di prendere buoni voti e di concentrarmi al massimo: probabilmente in una situazione familiare diversa avrei reso di più ma prendevo voti giusti per essere promosso e a me andava bene, mi sono spostato dal liceo alle professionali, eppure i professori sapevano che potevo dare di più. Da mia madre un periodo sono stato bene poi rincomincio a non fare niente e a non comprarmi le cose di prima necessità.

Incominciai a prenderla a parolacce ogni giorno e a guardare solo la tv senza fare altro durante la giornata, uscivo raramente e quando lo facevo uscivo solo a 100 km da lì, prendendo il treno in una città più grande dove c'era l'amico che mi aveva aiutato a dimenticare i videogiochi. Stavo bene con lui e non volevo andarmene perché anche se ero sempre un po giù lo stesso sembrava che quando andavo lì la maggior parte dei problemi della mia vita erano risolti.

Verso la fine dell' anno i litigi con mia madre si fecero sempre più accesi e la sua mania del controllo e i suoi atti manipolatori ( ha fatto il liceo psico-pedagogico) mi davano sempre più sui nervi. Un giorno controllo il mio portafoglio e non ci sono dei soldi: me gli ha presi lei: allora la prendo a urla e di restituirmeli, cosa che non ha fatto ancora del tutto: ancora mi deve quaranta euro, che probabilmente non mi ridarà mai e in parte me gli ha restituiti dandomeli per dei vestiti che dovevo comprare (perché avevo solo roba vecchia che mi davano i miei cugini) dicendomi solo dopo che gli avevo spesi che erano i miei, Quei soldi me gli ero sudati facendo il giardino di mio padre che neppure lui, avido come era mi dava i soldi per comprarmi cose basilari come qualche maglietta.

Più avanti voglio parlare con mia madre per parlare della situazione, che deve comprare le cose che mancano, che io mi sento abbandonato: cose che non capisco se vuole capire o non le capisce. Ma lei non vuole parlare, io non posso rimanere senza fare nulla per un' altra volta allora mi siedo sul suo letto e mi metto a giocare col telefono. Mi dice nervosamente di abbassare e abbasso poco, me lo ridice e io dico di no sfidandola.

Dopo si alza (era coricata) e mi prende il telefono, io lo riprendo arrabbiato e la guardo male mentre lei sta urlando.
Le dico che non può farmi niente e in quel momento si butta su di me, io la spingo e un paio di volte così urlandole di lasciarmi in pace poi arriva mia sorella e mi vengono addosso di nuovo tutte di due mettendomi anche le mani al collo e graffiandomi. Dopo arriva lo zio di mia madre che vuole picchiarmi perché mi dice che ho picchiato mia madre e sono violento e devo smetterla (mia madre ha sempre detto che l' ho picchiata). Lo prendo a parolacce e lo provoco, lui prova a picchiarmi, facciamo un corpo a corpo a terra e io gli metto l' avambraccio nel collo immobilizzandolo, e gli dico che non gli voglio fare male, ma mi ha preso ai testicoli. fa male ma mi libero e vado in cucina e lì continua a urlargli contro e a fare violenza psicologica, ma io rispondo bene offendendolo e rispondendo e la sua faccia quando gli ho detto che so che ha picchiato il figliastro non me la dimenticherò mai. dopo ancora due ore di polemiche e di dialoghi stremanti me ne torno in camera e leggo per tranquillizzarmi. Continuo a stare un po da mia madre per ribellione e dopo me ne vado da mio padre dove sono adesso. Continua a cercare di rovinarmi la vita e io non sono disposto a farci pace per ancora un bel po di tempo, cosa la fa arrabbiare una cifra. Ora ho fatto il corso di bagnino e sto aspettando e spero riesco a farmi assumere perché cosi posso stare via di casa almeno due mesi. Ora ho sedici anni, tra circa un mese faccio diciassette. Il mio obiettivo ora è uscirne il prima possible e nel miglior modo: ho provato in tutti i modi per stare bene ma con scarsi risultati.

Ringrazio dio che mi ha dato l' autoeducazione perché l' unico periodo che ho provato a seguire l' educazione dei miei genitori è stato il peggiore della mia vita: mia madre è stata abbandonata da piccola dai genitori e mio nonno da parte di mio padre è avido e ha lasciato mia nonna sola per andare a lavorare per comprarsi case che ancora sta pagando. Per questo che si comportano così i miei genitori? Perché hanno subito questo? io mi chiedo per quante generazioni ancora si devono prolungare ancora queste violenze: i fratelli di mio padre sono depressi e alcuni con gravi problemi psicologici. Mia sorella si taglia ed è lesbica probabilmente per mancanza di affetto. Io invece non conosco emozioni diverse dalla rabbia e dalla tristezza: non ho problemi con ragazzi e ragazze della mia età quando sono tranquillo, ma mi succede raramente. Sono confuso e a volte mi chiudo completamente e non parlo con nessuno.
Ho spesso sognato di cadere nel vuoto a volte davanti a un gruppo di persone che mi fissa. Cosa significa?

Io mi chiedo come faccio a uscire sano di mente da questa situazione? Ci riuscirò?
Questi problemi li tramanderò ai miei figli?

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Miglior risposta 29 GIU 2015

Caro Daniele,
sei giovane è hai vissuto così tante cose!

Non affrontare tutto da solo. Capisco che tu abbia maturato poca fiducia negli adulti, ma è molto importante che tu ti rivolga a qualcuno che sappia aiutarti a gestire, da ora in poi, queste relazioni così difficili e, ormai, sciupate dalla violenza.

Sei minorenne e questo implicherebbe che i tuoi genitori dovrebbero accompagnarti da un professionista. Se ti va, chiedi, magari a tuo padre, cosa ne pensa.

In alternativa, puoi rivolgerti in autonomia al consultorio o allo sportello scolastico o allo sportello psicologico di alcuni servizi per i giovani.

Non restare solo.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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9 SET 2015

Io ho vissuto i primi 15 anni della mia vita nella violenza , ho salvato la vita a mia madre dalle mani di mio padre, ho subito trasferimenti a destra e sinistra evito di raccontare il resto ora ho 36 anni e tre figli stupendi, ti scrivo per darti un consiglio se lo vuoi accettare..sei giovane fatti aiutare ma soprattutto non nutrirti di rabbia cerca di volerti bene cerca un percorso di studi che ti piaccia e cerca con tutte le tue forze di completarlo inizia a progettare la tua vita con amore anche piccole cose (es. uno sport) fai entrare persone positive nella tua vita e credi in te stesso!! Purtroppo ai nostri genitori non hanno insegnato ad esserlo ma noi possiamo imparare dai loro errori per cercare di essere persone migliori..questo è il mio pensiero, non sei solo purtroppo siamo in tanti ad aver avuto una vita difficile chi più chi meno evita se puoi lo scontro aperto concentrati su te stesso perché sei tu che costruisci la tua vita.

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1 LUG 2015

Salve Daniele sei giovanissimo eppure hai vissuto delle esperienze dolorose che ti hanno maturato precocemente.Purtroppo a volte i genitori non sono capaci,pur amandoli,a sostenere ed indirizzare i propri figli,perché si creano dinamiche relazionali conflittuali che aumentano la sofferenza anzichè diminuirla.Ti suggerisco di chiedere aiuto al Servizio Sociale del tuo territorio, o di rivolgerti al Consultorio dela tua città. Con l'aiuto di persone competenti riuscirai a rielaborare queste tue esperienze e a trarne utili insegnamenti per la tua vita futura.Non farti dominare dalla rabbia e dalla tristezza.Ciao e auguri per la tua vita.Dottssa Rosanna Tartarelli

Dott.ssa Rosanna Tartarelli Psicologo a Lucca

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30 GIU 2015

Caro Daniele,
La situazione che descrivi è molto pesante da sopportare per un sedicenne, e la rabbia che provi è normale, tuttavia credo tu debba rivolgerti ad un consultorio per aiutarti a gestirla. Un caro saluto Dottoressa Ranieri

Dottoressa Rosa Ranieri Psicologo a Bari

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