Problemi esistenziali: cosa c'è che non va in me?
Eleonora, 29 anni, ultima di quattro figli. Padre violento verbalmente e fisicamente, ossessionato dalle spese (con tanto di foglio Excell per ogni figlio); madre assente, tuttora sminuisce o nega del tutto i problemi dei figli poiché, per lavoro, vede quotidianamente situazioni "peggiori".
Fin da piccola ho mostrato un carattere introverso, non timido ma poco incline alla socializzazione e scarso interesse per la scuola.
Non ho avuto e non ho tuttora amici. Non riesco ad andare oltre a semplici relazioni amicali superficiali.
Sto col mio compagno da quando avevo 15 anni (lui 18): il rapporto è partito subito in salita, attraversando grandi difficoltà ma, ad oggi, lo definirei quasi idilliaco.
Nei primi anni della relazione ho avuto episodi di esplosioni rabbia violenta, poi, ragionandoci su, sono riuscita ad eliminare del tutto questo comportamento. Non volevo replicare i comportamenti di mio padre.
Il mio compagno mi è sempre stato accanto, in pratica è l unica persona che sento veramente vicina, si merita il meglio.
Poco dopo i miei 18 anni, dopo l ennesima violenza - che avrebbe potuto finire molto male... - io e i miei fratelli siamo riusciti a buttare fuori di casa mio padre, ad oggi non so che fine abbia fatto.
Non mi è mai piaciuto stare in mezzo alla gente, perciò il diploma è stato una liberazione, ma proprio appena finito il liceo mi sono resa conto che la mia era proprio fobia sociale e, in qualche modo, mi sono "auto diagnosticata" (perdonatemi e passatemi il termine) un disturbo evitate della personalità (sul quale ho sempre avuto qualche dubbio, ma dare un nome alla cosa mi ha in qualche modo aiutato a risolverla).
I miei problemi mi hanno impedito - in parte ancora me lo impediscono - di vivere una vita "normale": ho passato anni uscendo di casa solo di notte per non incontrare nessuno, non ho lavorato né preso la patente di guida fino a 27 anni per la paura di fare un colloquio (o semplicemente una telefonata) o di andare alla motorizzazione anche solo per l iscrizione.
Come nel più classico dei circoli viziosi, queste anomalie (no patente, no lavoro, no studio, ecc) non facevano altro che attirare le attenzioni di conoscenti e parenti su di me, suscitando domande scomode con conseguente carico di ansia e stress, facendomi cadere in depressione e sentire una fallita poiché non soddisfacevo le loro aspettative.
Gli eventi sociali non sono più un problema, anche se, se posso, preferisco evitarli. Alcuni scogli li ho superati con un mix di forzature autoimposte, trucchi mentali, ragionamento introspettivo e altro ma in 2 anni ho già cambiato diversi lavori e, anche se all inizio ero contenta di riuscire a vivere come una persona "normale" (più per sfuggire alle pressioni sociali che per soddisfazione personale) non riesco a coniugare lavoro e felicità.
Pur essendo riuscita a trovare un lavoro a contatto con la natura, più lavoro e più mi rendo conto che non riesco più a dedicarmi come vorrei alla mia relazione, al modo in cui voglio vivere, ai miei interessi, a me stessa... Tanto che non voglio più lavorare... E non per pigrizia, ci tengo a precisarlo: ho scelto di mia iniziativa dei lavori all aperto, lontano da uffici o pc. Ho rincorso tanto il traguardo di diventare indipendente nonostante i miei problemi, ma non riesco a fare un lavoro senza morire dentro... È questo che sento: morire dentro....
Se espimessi ad alta voce il mio pensiero verrei semplicemente etichettata come pigra, svogliata, "choosy"...
In un certo senso, sto peggio di prima, e non riesco a credere che tutti gli altri siano contenti di vivere così!
Non riesco a rassegnarmi ma non so neanche dove sbattere la testa... Ancora una volta sono fuori dalla società e non riesco a trovare il mio posto...
Mi scuso se sono stata prolissa e confusionaria, ma volevo fornire più elementi possibili. Non m illudo di ricevere una diagnosi, tanto meno una soluzione, ma vorrei sapere se, dal "poco" che si può evincere dal mio racconto, è possibile individuare qualche disturbo, dare un nome al "qualcosa" che non va in me.
Grazie.