Problema di ansia

Inviata da Valentina · 7 lug 2022 Ansia

È davvero difficile riassumere il mio problema in questo spazio,perché le cose da dire sarebbero tante,ma ci provo.
Ho 30 anni. Una vita normale. Vivo da sola,lavoro. Ho però un problema a relazionarmi con gli altri e questo da tutta la vita e comincio a chiedermi se questo problema di relazione non vada discusso con un professionista. Il mio problema principale è che sono terrorizzata dall'entrata in intimità con le persone,questo indipendentemente dal rapporto che instauro,dalle amicizie,alle relazioni di coppia,ai rapporti lavorativi. Infatti ho difficoltà anche a lavorare,nonostante cerco di comportarmi nel modo più professionale possibile e nascondere il mio disagio. Mi provoca una forte ansia pensare di entrare in intimità con qualcuno,come se io scappassi dalle persone che possono potenzialmente entrare in un contatto profondo con me. È una cosa davvero brutta,perché mi fa sentire molto sola,nonostante io non lo sia,perché sono circondata dall'affetto di amici e familiari. Le persone attorno a me ci soffrono,non capiscono perche io faccia cosi,dicono che sembra che ci sia un muro che mi separa dal resto del mondo e che non riescono ad abbattere in nessun modo. Io non me ne rendo proprio conto di provocare sofferenza negli altri,però a volte mi accorgo di avere una certa chiusura verso gli altri e di vivere i rapporti in modo freddo e distaccato. Questo appunto perché evito di entrare in intimità. Quando una persona ci prova,la mia reazione automatica è quella di scappare o allontanarmi se non proprio chiudere il rapporto. Questo provoca dolore e sofferenza negli altri,dolore che non mi accorgo di provocare. Sono una persona ansiosa,basti sapere che mi viene la tachicardia per l'ansia quando sono in un posto pieno di gente e non ci riesco a stare,me ne devo andare. Infatti ho poca vita sociale,riesco a stare bene solo se sono da sola con poche persone e in un posto tranquillo. Non riesco ad aprirmi con nessuno ed esternare le mie emozioni e come mi sento,ho la forte convinzione che sia un atto di debolezza e anche la paranoia che le persone possano approfittarsi di me. In altre parole: non mi fido. Spesso non mi fido nemmeno di mia madre con cui ho un bellissimo rapporto,di amore,di stima e che è il mio modello,il mio esempio di vita,il mio punto di riferimento. La cosa mi fa sentire uno schifo perche le persone da fuori hanno come l'impressione di non fare mai abbastanza e si sentono frustrate. Razionalmente ci arrivo,ma non me ne rendo conto. Prima avevo la tendenza a scusarmi per la sofferenza che provoco anche se involontaria. Poi ho smesso di scusarmi perche non so neanche se io debba effettivamente chiedere scusa. Tutto quello di cui sono consapevole è di avere ansia e spesso si manifesta con la tachicardia e ogni tanto mi sveglio di notte di soprassalto col batticuore e il fiato corto e tremo. Penso che siano attacchi di panico,ma non ne sono sicura.
So solo che tutto questo ha un peso enorme sulla mia qualità di vita e mi rende infelice.
Scusatemi se mi sono dilungata.
Vorrei sapere se dovrei parlarne con un professionista ed eventualmente che tipo di terapia dovrei fare.
Grazie per avermi letto. Cordiali saluti.

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Miglior risposta 8 LUG 2022

Cara Valentina, hai spiegato molto bene il tuo disagio. Ora, il passo successivo dovrebbe essere quello di intraprendere un percorso di psicoterapia per poter approfondire queste questioni. La constatazione del tuo limite suggerisce che tu abbia la giusta motivazione per farlo. Dovresti cercare di capire l’origine di questa paura che ti porta a non voler investire nei rapporti con gli altri per non rischiare “delusioni” (concetto molto generico ma esemplificativo). Relazionarsi vuol dire anche rischiare e bisogna essere disposti a farlo

Dott. Matteo Mossini Psicologo a Parma

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8 LUG 2022

Ciao,
da quanto scrivi sembra possa esserci un tema di forte controllo emotivo e di agorafobia, che poi l'agorafobia è fortemente legata con la paura di perdere il controllo. È possibile che il rapporto con l'ansia, e in generale le emozioni forti, sia il problema che in realtà stai portando. Come se fossero un qualcosa che è troppo difficile da gestire. Per cui l'intimità ti farebbe sentire l'ansia e allora scappi. Credo che possa c'entrare anche il rapporto molto stretto che hai con tua madre. Che rapporto ha lei con le emozioni? Nella tua famiglia hanno problemi con l'ansia? Non so se sia il tuo caso, ma spesso il genitore troppo apprensivo comunica al figlio che il mondo è un posto pericoloso e incerto, e questo può valere anche per le emozioni intense.
Comunque penso che potrebbe esserti utile un percorso.Ti suggerirei la schema therapy.
Resto a disposizione
Un caro saluto

Dott. David Maddalon

Dott. David Maddalon Psicologo a Treviso

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8 LUG 2022

Cara Valentina, posso immaginare la sofferenza e la sensazione di non trovare la strada per uscire da tale situazione, che ti consenta finalmente di instaurare relazionali più vicine ed intime. La forte ansia che provi e gli attacchi di panico, stanno cercando, chi sa da quanto tempo di dirti da qualcosa, che forse non eri disposta (inconsapevolmente) ad ascoltare. Ora forse è giunto il momento di ascoltare e prendersene cura.
Mi ha colpito molto la tua chiara mancanza di fiducia non solo nel mondo esterno ma, anche, nel tuo piccolo mondo di appartenenza: la tua famiglia. Non posso anche non cogliere e farti notare, la grande difficoltà che emerge di affidarsi agli altri, che forse adesso sembra aver trovato uno spiraglio, nella scelta di intraprendere non so se un percorso di terapia, ma almeno di consulenza.
Questa, credo, cosi come forse credi anche tu non sia più una scelta rimandabile: Valentina ha bisogno di prendersi cura di se stessa.
Non mi sento, in questo momento di consigliarti nessun tipo di terapia specifica; mi sento di consigliarti, viste in particolare le difficoltarsi di fidarsi-affidarsi che fai emergere nella tua storia, di scegliere il/la terapeuta in base a come ti senti "a pelle": accolta, a tuo agio, emotivamente compresa, che senti rispetta "i tuoi tempi" di apertura rispetto alla tua storia di vita, ai problemi che porti.
Per tutti il terapeuta deve metaforicamente essere "un vestito che indossiamo, che ci fa sentire comodi e a nostro agio.
Ti auguro di intraprendere il tuo percorso e di liberarti da questo peso enorme che ti fa sentire schiacciata e sola.
Un caro saluto e un abbraccio.
Dott.ssa Monica Fontana

Dott.ssa Monica Fontana Psicologo a Reggio Calabria

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8 LUG 2022

Gentile Valentina,
una relazione terapeutica sarà il primo passo (e non potrà che farle bene) per approfondire e analizzare il suo disagio alla cui base c'è molto probabilmente tanto non detto relativo a traumi emotivi del passato, frustrazioni e delusioni vissute sia in rapporti sentimentali che amicali e familiari.
Se non si fida nemmeno di sua madre di cui parla in maniera così positiva, qualche motivo ci sarà a livello più o meno consapevole.
Peraltro, il fatto stesso che ha sintomi psicosomatici segnala un malessere e un conflitto interiore che preme per essere sciolto e pacificato.
In psicoterapia sarà necessario costruire il giusto livello di autostima che le consentirà di vivere le relazioni senza il timore di essere destabilizzata.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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8 LUG 2022

Buongiorno Valentina,
sono dispiaciuta per il disagio che esprimi, immagino non sia facile per te convivere con queste difficoltà. Faresti bene a parlarne con un professionista, in quanto attraverso la narrazione, avresti la possibilità di ricevere un rispecchiamento ed una restituzione del tuo potenziale e delle tue risorse da mettere in funzione verso il ripristino del tuo benessere. A volte il solo “tener tutto dentro”, favorisce la visione a tunnel e non permette la messa in atto di strategie alternative. In merito alla tua domanda su quale terapia, seppur ci sono tecniche e strategie mirate a gestire determinati stati di disagio, l’evidenza scientifica sottolinea che l’efficacia terapeutica è data soprattutto dalla relazione che si instaura. Sentiti quindi libera di contattare il professionista che ti ispira fiducia e accoglienza, al quale affidarti in maniera aperta e sincera. Spero di esserti stata utile.
Un caro saluto
Dott.ssa Myria Laghi

Dott.ssa Myria Laghi Psicologo a Porto d'Ascoli

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8 LUG 2022

Gentile Valentina,
innanzitutto volevo dirle che posso immaginare la sua sofferenza sia per le reazioni emozionali e fisiologiche che un attacco d'ansia e di panico induce sia perché creando, come dice lei, un muro con le persone, determina non poche difficoltà nelle relazioni e toglie la gioia della condivisione intima. A dispetto dei pregiudizi sui disturbi mentali, il cui il più diffuso è che possano essere superati con la buona volontà, essi hanno bisogno di un trattamento ad hoc come tutte le altre patologie.
Ciò per dire che merita tutto il sostegno e il supporto professionale e che non deve assolutamente sentirsi in colpa o chiedere scusa. Semmai può spiegare che alcuni suoi comportamenti sono dovuti all'ansia e che le persone non devono prenderla sul personale.
Rispetto al tipo di terapia posso dirle che, visto che la sintomatologia che descrive, fa pensare ad una sindrome d'ansia sociale e che lei stessa dice che entrare in intimità la fa sentire vulnerabile all'essere ferita e al giudizio, credo che sia fondamentale, più delle teorie o delle tecniche, individuare un* terapeuta che sia in grado di costruire con lei una relazione fondata sulla fiducia, sull'assenza di giudizio e sull'empatia. Questi elementi sono fortemente correlati ad un esito favorevole del trattamento.
Gli obiettivi a lungo termine saranno molteplici. Innanzitutto, occorre incrementare la sua capacità di autoregolazione psicofisiologica: quando sente salire l'ansia e in particolare la tachicardia, sarà importante acquisire, tramite l'apprendimento di tecniche di rilassamento, la capacità di controllare la paura dell'ansia e i pensieri negativi su di essa. Sarà importante imparare ad accogliere queste manifestazioni come una sua tendenza che comunque non può nuocerle fisicamente e mettere in atto modalità per ripristinare un funzionamento fisiologico del suo corpo.
In secondo luogo, sarà necessario potenziare la sua autostima. La paura del giudizio è legata ad un concezione di sé non positiva, in altre parole teme che entrando in intimità le persone la conoscono più approfonditamente e possano vedere in lei tutti i difetti che pensa di avere.
Un altro aspetto da considerare è legato al fatto che in intimità si possono toccare questioni personali, sentimentali e anche legate al corpo e alla sessualità. Sarebbe opportuno verificare se ci sono stati nel suo sviluppo, in merito a queste aree, eventi spiacevoli che hanno avuto una valenza traumatica. Non è necessario che si siano verificati traumi di grande rilevanza in quanto anche situazioni ricorrenti di piccoli abusi psicologici (scherzi pesanti che possono essere vissuti come umiliazioni, intrusioni nella sfera intima, ecc.), possono lasciare una memoria traumatica che innesca il sistema di allerta automaticamente.
Infine, visto che le manifestazioni ansiose si verificano anche di notte, sarà opportuno fare un'anamnesi della sua qualità del sonno, lavorare sul materiale onirico per comprendere se gli attacchi d'ansia notturni sono collegati ai sogni e rispetto a quali contenuti.
Visto che questa sarebbe la sua prima esperienza in terapia e considerando la forte ansia sociale che potrebbe essere innescata anche nella situazione, intima, della terapia, consideri dopo aver tentato la terapia in presenza, la possibilità di svolgere le prime sedute on-line, per aggirare l'ostacolo di una forte ansia che potrebbe determinare un abbandono precoce della terapia. Almeno fino a quando non si sarà sviluppata una fiducia forte tra lei e il/la terapeuta. Appena possibile sarà importante passare in presenza. In questa modalità potrà confrontarsi in un ambiente protetto con le sue reazioni alla situazione intima: tutte le sue emozioni, i suoi pensieri e le sensazioni fisiche, saranno materiale su cui lavorare nella terapia stessa, la quale diventerà una palestra per future relazioni. Utile anche svolgere role-play per il potenziamento della sua assertività.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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8 LUG 2022

Salve Valentina, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Anonimo-181068 Psicologo a Roma

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8 LUG 2022

Cara Valentina, il suo racconto è pieno di vissuti importanti legati all'ansia e al timore dell'intimità con l'altro, ma fa anche emergere la sua consapevolezza riguardo a come questo sia per lei fonte di sofferenza e sull'influenza che ha sulle relazioni in generale. Rivolgersi a un professionista potrebbe essere utile per incrementare questa consapevolezza e per comprendere da dove nasce la sua ansia e tutto ciò che porta con sè. Nel mio lavoro seguo un approccio sistemico-relazionale, dove al centro c'è la persona con il suo bisogno ma anche tutte le relazioni significative per lei.
Resto a disposizioni, anche solo per informazioni, un caro saluto, dott.ssa Sara Manzoni.

Dott.ssa Sara Manzoni Psicologo a Treviglio

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