Salve,
ieri per la prima volta ho avuto una seduta da uno psicologo per una situazione che mi crea malessere generale da un po’ di tempo .
Al di là del motivo della seduta che non sto qui a raccontarvi, ci sono state un paio di cose che mi hanno lasciato perplesso.
La prima cosa che ho notato che mi è rimasta impressa è stata la stretta di mano debole da parte dello psicologo (è una donna)che mi ha trasmesso subito un senso di disagio da parte sua. Però mi sono detto che magari è un modo di fare degli psicologi.
A parte questo però dopo aver spiegato il motivo del mio malessere e dopo aver ragionato insieme allo psicologo del perché è del per come ora sto così (secondo lo psicologo ho un problema di autostima) questa mi fa una domanda: “Quindi qual è la sua richiesta?” . Mi sembrava ovvio che se uno va dallo psicologo è perché vuole aiuto e pensavo fosse lo psicologo stesso a proporre un percorso o dare sei consigli su cosa fare. (Io non ho saputo rispondere in maniera chiara ovviamente, già ero abbastanza a disagio a raccontare la mia situazione)
Dopodiché alla fine mi domanda se volevo fare altre sedute o se ero venuto solo per una seduta. Quindi rispondo “non lo so, secondo lei cosa è meglio ?”
La risposta è stata che dato che la mia richiesta non era stata chiara lei non sapeva è che ero io a dover decidere.
Mi è quasi sembrato che mi volesse mandare via
A questo punto mi domando se è proprio una prassi utilizzata da tutti gli psicologi o se sono io che sono andato nel posto sbagliato dato che sono uscito più frustrato di come sono entrato.
Non mi ha detto nulla che già non pensassi e l unico consiglio che mi ha dato è stato “di andare contro me stesso e superare i miei ostacoli” .
e grazie al c...
Ovviamente non mi aspettavo che risolvesse i miei problemi con uno schiocco di dita ma non mi aspettavo nemmeno una situazione del genere.
Vorrei sapere se anche gli altri psicologi procedono in questa maniera durante la prima seduta.
Grazie.
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17 MAG 2019
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Gentile Cris,
ogni terapeuta ha un suo stile e una sua modalità di condurre la seduta derivante dalla sua struttura di personalità e dal suo orientamento professionale.
A mio parere è ovvio (anche per il paziente sprovveduto! ) che per risolvere un disagio psicologico occorre un percorso di psicoterapia di durata adeguata e forse la Collega percependo una certa diffidenza ha voluto mettere alla prova la sua motivazione chiedendole se era andato per una unica consulenza o per un percorso di terapia.
E' altrettanto ovvio che quando la psicologa alla fine le ha consigliato in sintesi di "andare contro se stesso e superare i suoi ostacoli" presupponeva l'accettazione di un percorso completo di terapia per poterle fornire gli strumenti necessari a ciò.
Infatti non credo che la psicologa volesse mandarla via per il solo fatto di chiedere maggiore chiarezza sulla sua motivazione e d'altra parte le assicuro che è molto più frequente il caso opposto e cioè che sia il paziente (con aspettative magiche e poca voglia di lavorare in tandem) a scomparire dopo pochi incontri senza neanche dare spiegazioni o dando spiegazioni inconsistenti.
Comunque, prima di trarre conclusioni affrettate, le consiglierei di tornare da questa psicologa almeno una seconda volta per chiedere e dare chiarimenti e per concordare eventualmente un progetto terapeutico.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
13 MAG 2019
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Gentile Cris, è molto apprezzabile la sua capacità di osservazione ed il suo acume, tuttavia mi sembra un po' superficiale il suo ritenere che tutti gli psicologi si comportino, o debbano comportarsi, allo stesso modo! Non si faccia paranoie...ognuno ha il suo stile, poi c'è chi resta simpatico a tutti, altri meno, non si può giudicare la bravura solo dalla simpatia. Nessuno procede in maniera sempre uguale alla prima seduta. la mia impressione (posso sbagliarmi naturalmente) è che si sia imbattuto in una terapeuta magari brava, ma che non le trasmette un grande senso di sicurezza ed autorevolezza. E' giusto lasciare la persona libera di avviare il percorso o no, ma è anche giusto, visto che la seduta si paga, dare il proprio parere professionale, non come assoluto, ma in qualche modo autorevole. Mi sembra che nel suo caso questo sia mancato. Anche alcune osservazioni mi sono sembrate scontate e superficiali. Diciamo che il problema dell'autostima c'è quasi sempre, se la persona fosse pienamente sicura di sé e determinata non entrerebbe in terapia. Detto questo solo lei può decidere se continuare o valutare altro/a professionista.
Un cordiale saluto
dr. Leopoldo Tacchini
11 MAG 2019
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Buonasera Cris, non posso sbilanciarmi sul comportamento della collega in quanto troppo poche sono le informazioni. Tuttavia, da quel che riferisce, a me sembra che sia lei, Cris (ma questo è abbastanza comune), ad avere un concetto non molto chiaro di cosa si debba dire dallo psicologo. Dunque, se lei ha dei sintomi, per prima cosa parla di questi e di quanto siano invalidanti. Quindi lo psicologo le farà domande chiare a cui lei potrà rispondere. Se non ha sintomi (ad es., è un problema esistenziale), sarebbe meglio che lei si chiarisse, da solo, quale ambito della sua vita sia il più sofferente e poi ne parlasse in seduta. In ogni caso, lo psicoterapeuta non è che le debba dare una soluzione al problema, ma la dovreste trovare insieme. Lei porta i termini della sua sofferenza, il contenuto e come ha cercato di gestirla. Lo psicologo porta le sue conoscenze ed esperienza per organizzare, in modo alternativo (ampliandone i significati emotivi e cognitivi) il "materiale" da lei portato. Poi, insieme, nel creare una relazione clinica e affettiva funzionale, si cerca di capire quale strada prendere per aumentare la sua qualità di vita percepita. Certo, non tutti gli psicologi possono andare bene per tutti i pazienti, dunque, nelle primissmie sedute dovrà stare attento soprattutto a questo: se si sente accolto, ascoltato, protetto, non giudicato etc. Altrimenti, sarebbe utile cambiare professionista.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma
10 MAG 2019
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Salve Cris, naturalmente c’è una prassi abbastanza uguale per tutti per quello che riguarda il primo incontro... tra le altre c’è “l’analisi della domanda” cioè capire perché e percome il paziente sia arrivato !
Questo è un aspetto importante perché permette di capire cosa c’è dietro la richiesta e spesso serve anche al paziente per chiarirsi le idee. Ciò non toglie che debba anche instaurarsi un feeling! La psicologa le avrà chiesto se voleva tornare perché magari aveva percepito il suo disagio. Provi magari a fare un secondo incontro manifestando senza remore le sue perplessità! In caso provi con un altro, magari un uomo con il quale forse potrà trovarsi più a suo agio! Sarebbe un peccato se lei mettesse in dubbio la validità di un percorso psicologico perché il suo primo incontro non è andato bene! Auguri dr. Annalisa Lo Monaco