Perfezionismo

Inviata da Vale · 18 dic 2017 Autorealizzazione e orientamento personale

Mi chiamo Valentina e ho 20 anni. Da anni ormai mi accorgo di un perfezionismo quasi smodato che adopero nel fare le cose. Non mi piace quasi niente di ciò che faccio e come lo faccio: persino quando scrivo, se mi accorgo anche di una virgola fuori posto, non riesco semplicemente s barrare la lettera errata, ma bensì mi viene da buttare via l'intero foglio. Soprattutto ora che vado in università mi accorgo che non riesco nemmeno a studiare se mi accordo di un minimo errore. In contrasto, però, questo entra in sintonia con la voglia di non fare niente. Molti giorni non ho la voglia di fare niente, nemmeno di alzarmi o di uscire. Saranno ormai mesi che non vedo amici, se non uno quelle volte in cui trovo qualcosa che mi motivi. Anzi, non è mancanza di voglia, è proprio noia pura. Andavo dallo psicologo, ma trovavo alcuni discorsi così soggettivi e forzati che ho finito con l'annoiarmi e non andare più. Nella mia vita, fino ad ora, ho imparato tante attività, anche banali che non richiedessero soldi, ma mai niente è rimasto indelebile. Da una parte il perfezionismo mi fa buttare via ore e ore di lavoro, dall'altro finisco di annoiarmi, di sentirmi abbattuta, stanca, come in una profonda apatia. Gli studi stanno diventando pensanti, ma continuo a sostenerli solo per non deludere gli altri.
Il mio problema è questo: ho bisogno che qualcuno abbia necessità del prodotto di una mia azione per portarla a termine; altrimenti non ne sento la necessità, anche se importante.

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Miglior risposta 18 DIC 2017

Buonasera Valentina,
Dal tuo racconto estrapolerei delle parole chiave/concetti, vediamo se possono tornarti in qualche modo:
1) Perfezionismo: lo riporti tu, affermi che anche dei minimi errori su un foglio fanno sì che ricominceresti tutto da capo o, al contrario, lasceresti perdere. Il perfezionismo è una modalità molto dispendiosa di energie fisiche e soprattutto mentali, poco funzionale se usata in maniera così massiva.
2) Intolleranza e ambivalenza nei confronti dell'emozione della Noia: se da un lato ci sono giorni in cui non hai "voglia di fare niente", dall'altra parte li tolleri poco e la tua soglia di sopportazione della noia sembra bassa (non ti sei sentita agganciata e interessata nel lavoro con lo psicologo precedente, non esci con amici se non c'è qualcosa che ti sproni...).
3) Noia+Perfezionismo -> Università come DOVERE: "studi pesanti, ma continuo solo per non deludere gli altri". Questo di certo non li renderà più leggeri e meno noiosi, anzi: non possono che risultare più "noiosi" e faticosi in quanto non più una scelta personale ma come un obbligo, una costrizione.
4) Sentirsi utile: questo aspetto non lo ha approfondito, ma dall'ultima riga sembra arrivare abbastanza netto il "se qualcuno ha bisogno dell'esito della mia azione, allora la porto a termine", che suona un po', ma dimmi se sbaglio, come un: se questa persona necessita di quella cosa e io posso dargliela portando a termine un'azione, allora io risulto e mi sento utile e pertanto mi sento spronata a perseguire quell'obiettivo, altrimenti perché farlo?
Son solo spunti questi, estrapolati dal tuo scritto, resto a tua disposizione per qualunque necessità o chiarimento.
Dott.ssa E. Parise

Dott.ssa Elena Parise Psicologo a Pontedera

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26 DIC 2017

Gentile Valentina,
probabilmente è arrivata a comprendere da sola che il perfezionismo eccessivo può essere dispersivo, disfunzionale e persino patologico mentre è positivo nell'accezione di migliorare quello che si fa senza la pretesa di essere perfetti.
Quando poi, per eccesso di perfezionismo, si è dispersivi e inconcludenti diventa molto più facile annoiarsi facendosi prendere dalla demotivazione, dall'assenza di azione e dall'ozio.
Lei dice anche che per portare a termine qualcosa deve essere motivata dall'esterno ma questa non è una cosa positiva perchè essere autodiretti anzichè eterodiretti comporta il fatto di avere più autostima.
Si dovrebbero poi capire quali erano i discorsi soggettivi e forzati dello psicologo che l'ha fatta annoiare anche perchè è emerso che le cose che la fanno annoiare sono diverse.
Forse per ridurre il perfezionismo eccessivo e disfunzionale, acquisire più autostima e più continuità nel fare le cose per se stessi prima ancora che per gli altri dovrebbe riavvicinarsi ad un percorso di psicoterapia con la giusta motivazione.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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19 DIC 2017

Buonasera Valentina
L’unica domanda che mi viene da farle é : “ma Valentina che cosa desidera realmente? E di che cosa ha veramente bisogno ?”.
Le chiedo questo in quanto lei si descrive come una perfezionista che cerca di tenere sotto controllo una realtà che le sfugge continuamente di mano ( piccoli errori vanificano l’obiettivo di studiare), annoiata da tutto ciò che la circonda ( mancanza di motivazione) ed alla ricerca di interessi razionali. Qui c’é poco spazio per le sue emozioni, sentimenti, investimenti ed affetti.
L’unico fattore che pare la motivi sono gli altri e non deludere le loro aspettative. Come se lei vivesse solo di riflesso.

Rispondere continuamente alle richieste dell'altro può essere estremamente faticoso e frustrante e far perdere di vista il vero suo centro: sé stessa e la sua energia unica.
Valentina lei le cose le deve fare per sé, per il suo presente e futuro.
Le suggerirei di intraprendere un percorso psicanalitico orientato alla scoperta del suo reale desiderio.
Un caro saluto
Dott. ssa Fabiana Nicolini

Dott.ssa Fabiana Nicolini Psicologo a Bologna

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