Perchè sono così volubile?

Inviata da Giovanni M · 5 giu 2018 Depressione

Qual è la mia destinazione?
Cito la frase di un libro che ho letto di recente:
"A volte le decisioni più pesanti viaggiano sul filo lieve di uno sbuffo di vento. E noi con loro, inadeguati, leggeri".
Le decisioni spesso ci conducono verso una via che piano piano si definisce e che normalmente è diversa da come ce la immaginavamo.
Avevo da poco compiuto 19 anni, avevo preso il diploma e avevo poche certezze e tanti dubbi sul mio futuro.
Volevo studiare fuori dalla Sicilia, ma non avevo idea di cosa fare. Cambiavo idea continuamente, così provai il test in diverse facoltà di Roma e Pisa.
Mi si proiettò davanti il primo bivio importante della mia vita:
Ingegneria medica a Roma o Fisioterapia a Pisa. 
Ero terribilmente indeciso, avevo paura, non sapevo quale direzione prendere. Alla fine feci prevalere l’istinto, scelsi Pisa e fisioterapia.
Ho vissuto i primi due anni in assoluta armonia (iniziai anche il tirocinio, che mi fece crescere tantissimo umanamente)
Quando partii per Pisa, ero fidanzato. Stavamo insieme da tre anni e l’amavo tantissimo.
La nostra storia finì esattamente dopo 1 anno di distanza. Provai a riprendere in mano la mia vita. Fu difficile accettare la sua scelta. Partii in Erasmus, provai a dimenticarla in tutti i modi. Conobbi quindi la mia seconda ragazza.
Al terzo anno di Università ebbi una grande crisi. Mi resi conto che quella laurea, a cui andavo incontro, mi faceva sentire sempre più inadeguato. Ero uno studente borsista e sentivo di non poter mettere in difficoltà i miei, gettando tutto all’aria. Dopo una breve disamina mi convinsi però, che l’idea più logica e razionale, dovesse essere quella di terminare il percorso e valutare un’alternativa soltanto dopo.
Mi laureai, i 6 mesi precedenti furono i più veloci della mia vita. Il tempo si prese gioco di me e alla fine mi ritrovai con una corona d’alloro sul capo e una laurea che non mi dispiaceva così tanto, ma che in fondo non sentivo la più adatta a me. Mi sentii insoddisfatto del mio percorso. 
Fin da subito iniziai ad entrare in crisi. Due mesi dopo la laurea, provai ad affrontare l’argomento con i miei genitori, che già sapevano. Avrei voluto subito riscrivermi all’università, avevo 23 anni e sapevo quale indirizzo scegliere: ingegneria, verso cui mi sono sempre sentito più “portato”.
I miei entusiasmi si spensero quando i miei mi fecero capire, che non erano più in grado di potermi aiutare.
Non esistevano altre soluzioni: dovetti trovare lavoro.
Iniziai vicino Pisa, per restare vicino alla mia ragazza. Fu l’anno più difficile della mia vita. Entrare nel mondo del lavoro è stato terribile, le responsabilità non mi facevano paura, ma il cambiamento in qualche modo sì. Passai dalla vita universitaria, spensierata e piena di amici, ad un contesto che mi fece sfiorare la depressione. Pochi amici,10 ore di lavoro al giorno e tante serate passate nella solitudine. Il lavoro andò bene i primi mesi, ma dopo un pò mi resi conto che quel contesto mi stimolava sempre meno, che mi ritrovavo a lavorare in modo meccanico e ripetitivo. Con la mia ragazza andava sempre peggio, litigavamo quasi ogni giorno e la raggiungevo il fine settimana. Inoltre il lavoro non mi permetteva di mettere da parte cifre per poter considerare altre strade. Dopo circa 1 anno e mezzo, venni a conoscenza di un’opportunità lavorativa in Sicilia. Nessuna spesa e buono stipendio. Partii. Lasciai amici, lavoro e pure la ragazza perché ormai andava male da troppo tempo e iniziai nuovamente la mia vita in Sicilia, che tanto avevo ripudiato fino a quel momento.
I primi mesi sono stati difficili, mi sono reso conto di quanto ero stato male prima. La verità è che piano piano è ritornato in me quel senso di inadeguatezza. A tratti mi sento al mio posto, in altri momenti fuori luogo. Come se fossi inadatto, come se mi mancasse la “passione” per questo lavoro. 
Cerco in tutti i modi di stimolarmi, comprando libri per migliorarmi. Ho anche pensato di continuare a studiare e intraprendere un master. Sto cercando in tutti i modi di impormi il “go on”, mi riprometto di non guardare indietro, di sorridere di quello che faccio, di quello che ho.
La vita al paese forse non aiuta in tal senso e neppure il lavoro che attualmente svolgo, che sebbene sia ben retribuito, è poco stimolante.
Ho 25 anni e sono probabilmente nel periodo di crisi più lungo che abbia vissuto. Mi chiedo perché sia così volubile: perché un giorno sorrido pensandomi a lavorare in un centro tutto mio, quello dopo mi assale un senso di sconforto e mi sento spento? Perché ho questa difficoltà a riconoscere chi voglio essere? Non mi sono mai fatto problemi a cambiare i tasselli, ho forse privilegiato sempre la parte razionale, non volendo mettere in difficoltà i miei genitori di fronte a scelte avventate; ma ho sempre trovato il coraggio di cambiare qualcosa, quando iniziavo a star male. Ma sembra che non ne esca mai, che c’è sempre qualcosa che mi rende insoddisfatto e poco orgoglioso di me stesso, cosa mi succede?

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Una psicoterapia la aiuterebbe a comprendere cosa le sta succedendo ed a modificare gli eventuali aspetti disadattivi della sua personalita'

Anonimo-157342 Psicologo a Montebelluna

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