Perché sono ancora qui?
Questa è una domanda che mi pongo spesso. Perché sono ancora qui? Perché vivo ancora? Che senso ha vivere?
Lo chiedo a voi perché io non so darmi una risposta. Ho 18 anni e ho pensieri suicidari e autolesivi da quando ne avevo 12/13. Ricordo che quando avevo solo 13 anni, nel mio diario personale del tempo, avevo scritto di volermi tagliare le vene... cosa che poi ho effettivamente tentato di fare a 14 anni. Fallendo miseramente. Per poi ritentare, stavolta cercando di recidermi la gola, a 17 anni. E ancora, fallendo, perché fa troppo male e mi fermo sempre troppo presto.
Adesso non sto particolarmente male, e le "tempeste" sono apparentemente passate; sto cercando di riacquistare il controllo della mia vita, che negli ultimi mesi ho perso a seguito di alcuni eventi che sono accaduti, e sto cercando di essere una persona migliore, anche se fallisco sempre pure in questo, ricadendo sempre negli stessi, banali errori (mi ingozzo di cibo anche se mi prometto sempre di non farlo; procrastino anche se mi prometto sempre di non farlo; dico cose stupide anche se mi prometto sempre di non farlo; etc.).
Ma in tutto questo, nonostante ora le cose per me siano piuttosto tranquille, non riesco a fare a meno di chiedermi... che senso ha vivere? Adesso vado a scuola. Poi avrò le vacanze. E poi di nuovo la scuola. E poi di nuovo le vacanze. E poi l'università. E il lavoro. E la solitudine, visto che i miei famigliari prima o poi moriranno, e io non avrò mai un mio nuovo nucleo familiare (non chiedetemi perché dico questo, lo so e basta... non avrò un marito né dei figli, mi mette ansia anche solo il pensiero), e prima o poi sarò costretta a terminare la mia esistenza, come tutti, magari in un modo orribile, con un cancro o un morbo, ad esempio. E a che sarà servito andare avanti per tutti questi anni? A che sarà servito impegnarsi, affrontare i problemi, svegliarsi mattina dopo mattina per affrontare il giorno nuovo...? Che senso ha vivere in mezzo ad altri miliardi di vite tutte uguali se tanto poi si muore comunque?
Un'altra cosa.
Da quando avevo 14 anni circa sono piuttosto attaccata al passato. Nel senso che mi sento davvero felice solo nel momento in cui mi tuffo in un casino di ricordi, che siano foto, quaderni, audio o quant'altro. Non solo miei, anche della mia famiglia. Tra ieri e oggi ho rivisto tante (TANTE) cartelle di anni fa, e questo mi aiuta ad essere serena, ma poi penso... io continuo ad accumulare ricordi su ricordi, anno dopo anno (avrò accumulato quasi 2 tera di roba fino ad ora), ma a cosa servirà tutto questo, se non riesco a sentirmi davvero viva? So che la mia vita finirà prima o poi, forse mediante un suicidio o forse con una morte naturale, e allora perché continuo a procrastinare la mia vita, perché non riesco a vivere se non nel passato? Mi sento viva se guardo all'indietro, e se guardo in avanti mi sento già morta. E' come se il tempo scorresse e mi lasciasse da parte. Non so cosa significhi questo, non so neanche perché sto scrivendo qui, ma davvero mi piacerebbe un vostro parere. Vorrei capire come posso tornare a sentirmi viva, e forse, se solo potessi capire cosa dà un senso alla vita, magari potrei riuscire anche a vivere, per quel senso. Per ora, solo il mio costante accumulo di ricordi mi tiene su. Forse è una mezza disposofobia, diciamo che più file accumulo (ma anche fogli, indifferente), meglio sto. Più RICORDI accumulo, meglio sto. Ma mi rendo conto che questa è solo l'ombra della vita che forse potrei vivere. Senza contare che sto in bilico, dato che alla prima perdita mi risalgono su tutti i peggio pensieri suicidari (come dimostrato l'anno scorso, dopo un evento che mi ha portato al tentativo di tagliarmi la gola).
Non so, penso che mi stia sfuggendo qualcosa. E lascio a voi la parola... sperando che qualcuno capisca le mie parole e mi possa rispondere.