Perché mi odio ?

Inviata da Giulia · 5 set 2019

Buongiorno,
Ho 23 anni e sono una studentessa.
Mi sono sempre sentita la pecora nera della famiglia, nonostante fossi sempre stata quella più propensa allo studio e più “coccolata” essendo la figlia più piccola.
Durante la mia adolescenza ho passato diverse fasi di ribellione (naturalmente nulla di grave, semplici richieste di libertà di scelta), delle quali ne vado orgogliosa, dato la presenza in casa di mia madre ( donna molto autoritaria, ci vogliamo tanto bene, ma se non fai ciò che lei ha in mente per la tua vita, allora è tutta una questione di insulti nei miei riguardi).
Sto affrontando un’università che fin dal principio non volevo fare, ma avendo frequentato il liceo scientifico “non potevo fare altro che questo” a detta dei miei genitori.. ed ora sono qui, al terzo anno (futura fuori corso), costretta ad aprire mattoni di libri che odio, a piangere (in segreto, perché “non ho nessuna motivazione per piangere” secondo mia madre) provando a dare quei pochi esami che la mia depressione cronica mi permette di affrontare. Il problema è che sono arrivata al punto in cui non sento più nulla: nemmeno le parole di chi, assicurandomi che come madre mi ama, riesce a dirmi che un giorno mi guarderò allo specchio e mi farò schifo. Non sento nulla, non provo nulla, non ho voglia di nulla.. sono solo arrivata a desiderare di addormentarmi e di non svegliarmi più. Sono francamente stanca anche di questi piagnistei che mi faccio (compresa questa domanda lunghissima che vi pongo), quindi, in conclusione: è possibile che io riesca ad uscirne? Che riesca a finire questa benedetta università (ossia il mio biglietto di uscita da casa)? Che mi senta meglio nei miei confronti? O meglio: riuscirò mai a perdonarmi per quello che mi sono fatta? Per le ingiustizie che ho permesso?

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Miglior risposta 5 SET 2019

Cara Giulia,
in quel che lei racconta si percepisce in modo tangibile tutto il suo dolore, e comprendo molto bene tutta la serie di dinamiche nocive che si instaurano con un genitore autoritario (che esercita, nel suo caso, controllo e umiliazione), e che non sempre si è in grado di reggere da soli. La sua tristezza dell'umore è legata a questa scelta non sua, al peso e al fardello che condiziona la visione della vita e del suo futuro. E' come una ferita aperta che continua a "sanguinare", modificando il modo di vedere il mondo e la sua personalità.
Sarebbero da capire le circostanze del suo periodo di ribellione in fase adolescenziale ed il rapporto con l'autorità (sua madre), ma detto questo vorrei rassicurarla sul fatto che lei riuscirà ad uscirne con un percorso di supporto psicologico/psicoterapeutico, in modo da risolvere e affrontare queste problematiche per favorire una guarigione emotiva.
Vorrei inoltre dirle che lei probabilmente non si odia, ma si sente in colpa per aver permesso che la sua libertà fosse attaccata e condizionata in una forma di abuso psicologico da parte di sua madre. Vede la fine dell'università come l'unica via di fuga ("biglietto di uscita da casa"), da quelle limitazioni da cui non riesce a difendersi.
Infine vorrei aggiungere che è molto giovane ed è ancora in tempo per poter finire il suo percorso universitario (se vuole) e intraprenderne uno nuovo che la appassioni. Molte persone si accorgono di aver sbagliato università e fanno marcia indietro per iniziarne un'altra, è una situazione molto diffusa più di quanto si pensi ed è un "problema" abbastanza risolvibile a cui porre rimedio. Vedrà che con il supporto necessario riuscirà a perdonarsi e a riconquistare la sua libertà insieme al suo sorriso. Le auguro il meglio.
Rimango a disposizione.

Cordiali saluti

Dott. Emmanuele Rosito

Anonimo-176176 Psicologo a Guglionesi

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5 SET 2019

Gentile Giulia,
evidentemente sua madre in famiglia è la figura dominante ed il rapporto con lei è abbastanza conflittuale.
Deve considerare che il rapporto tra figli adolescenti e genitori è asimmetrico perchè sono questi ultimi a gestire potere rispetto ai primi per cui è sconsigliabile lo scontro frontale ed è invece consigliabile un confronto basato sulla dialettica e su competenze comunicative che probabilmente lei non ha ancora ma che potrebbe acquisire con l'aiuto di un percorso di psicoterapia e di un atteggiamento meno rigido ed ostile che sarebbe anche utile a ridurre la sua depressione cronica.
In conclusione, se possibile, le consiglio di intraprendere una psicoterapia e di non odiare almeno i suoi libri, proprio perchè rappresentano, come giustamente ha detto, il biglietto per la sua autonomia futura.
Infine vorrei ricordarle di non sentirsi in colpa, data la asimmetria di potere già citata e di concentrarsi sullo studio e sulle altre cose belle della vita.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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