Perché il mio compagno mi tratta male?

Inviata da Anonimo · 2 gen 2019 Terapia di coppia

Sono Angelica, ho 23 anni e convivo da poco più di un anno col mio compagno di 39 anni. Abbiamo un bimbo di 7 mesi, l'amore più grande della mia vita. La nostra relazione è cominciata 3 anni fa, lui con i suoi modi mi faceva sentire speciale, amata, importante. Mi riempiva di attenzioni, era sempre presente. Premetto che lui è un uomo divorziato con 2 figli ma nonostante ciò, mi ha sempre messa al primo posto. Anche prima di convivere la nostra relazione era ricca di litigate ma, senza dubbio, i momenti felici superavano di gran lunga quelli "tristi ". Quando è iniziata la nostra convivenza, lui essendo io incinta, era estremamente premuroso ed in effetti mi aiutava con le faccende domestiche, mi accontentava in tutto. Da quando è nato nostro figlio, le cose sono degenerate. Se capita ad esempio che il bambino pianga e ce l'ho io in braccio, lui me lo toglie dalle mani, si allontana da me per farlo distrarre, insomma mi fa sentire incapace. Inoltre, quando ho cominciato a svezzare mio figlio, lui mi incolpava che il bambino non mangiasse con lui perché a detta sua il biberon glielo davo sempre io e quelle erano le conseguenze. Mi ha accusata di non renderlo partecipe alle faccende riguardanti il bambino ma così non era dato che gli proponevo di dargli da mangiare lui la domenica (poichè lavora tutta la settimana) o di fargli il bagnetto ma lui ha accettato raramente ( in realtà non ha pazienza, subito si innervosisce se il bambino non mangia). Non è la prima volta che anche in presenza di altri mi strappa il bambino dalle mani nel momento in cui piange, lasciando in me un profondo senso di umiliazione. Ad esempio, ieri eravamo a pranzo a casa di persone che conosciamo a malapena (suoceri di mia sorella). Il bambino si é spaventato del cane e ha cominciato ad urlare. Io l'ho subito preso in braccio per tranquillizzarlo, ma lui di scatto si è alzato e mi ha tolto il bambino dalle mani davanti a tutti gridando il bambino si é spaventato del cane. Non mi ha più fatto tenere il bambino in braccio per il resto del tempo, solo alla fine. Io non ho reagito per educazione dato che ci trovavamo a casa di estranei. Sempre ieri, abbiamo dovuto chiamare in ospedale poichè il piccolo non stava affatto bene. Avevo chiesto gentilmente di comporre il numero ma di far parlare me poichè sapevo perfettamente gli orari in cui avevo dato tachipirina al bambino. Lui ha composto il numero senza far parlare me, escludendomi dalla telefonata. Al telefono sembrava un padre single (diceva "ho un bambino di 7 mesi che ha la febbre da stamattina, gli ho messo la tachipirina ma non è scesa, è il caso che lo porti in ospedale?", parlando sempre al singolare, come se io non esistessi). È andato in farmacia a comprare le supposte al piccolo e quando è tornato senza dire una parola ha aperto la supposta e gliel'ha messa lui. Insomma io sono la mamma, vorrei potermi prendere cura di mio figlio. Sicuramente lui è il padre, ma non per questo ha diritto a far tutto. Quando ad esempio gli chiedo di tenere il bambino mentre io faccio i servizi lui spesso si rifiuta dicendo mettilo nel passeggino e portatelo insieme io devo uscire il cane, passo da mia madre, faccio la spesa. Insomma...conoscendolo posso affermare che non gli va di stare a casa. La cosa che mi ferisce di più sono le sue umiliazioni, i suoi modi poco carini, il suo togliermi il bambino dalle mani. Mi crede incapace. E questo succede spesso. Sono stanca di soffrire e piangere.
Cosa mi consigliate di fare?
Grazie infinite

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Miglior risposta 4 GEN 2019

Gentile Angelica,
è evidente che il suo compagno è eccessivamente ansioso nei confronti di quest'ultimo bambino probabilmente a causa del fallimento della precedente relazione coniugale con conseguente inevitabile scadimento del suo ruolo di padre nei confronti degli altri due bambini.
Allo stesso tempo, lei che prima della gravidanza si scontrava spesso con lui dimostrando di avere un peso nella relazione, oggi si sente fragile e indifesa sicchè invece di reclamare dal canto suo il ruolo di madre (con pregi e difetti come tutti i genitori) si limita sostanzialmente a subire in silenzio soffrendo, piangendo e rinunciando al confronto .
Il consiglio è cercare di persuadere il suo compagno ad intraprendere insieme a lei una psicoterapia di coppia dicendogli che sta rischiando di ripetere lo stesso errore di prima e cioè quello di contribuire per la sua parte al deterioramento e alla possibile rottura della relazione attuale con la stessa conseguenza di invalidare il suo ruolo di padre dal momento che questo ruolo per i figli ha senso solo se esercitato in armonia con quello della madre.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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4 GEN 2019

Buongiorno,
indubbiamente il suo compagno è cambiato di colpo con la nascita del figlio e questa era una cosa inaspettata. MI colpisce un aspetto della vicenda: prima del parto i litigi erano all'ordine del giorno ma la relazione era solida, dopo il parto c'è stata una degenerazione della situazione ma non parla di litigi. NOn ce ne sono più? Perché forse sono proprio questi che mancano, ovvero dei momenti di confronto, anche accesi, ma che sono utili per chiarirsi.

Angelo Feggi - Psicoanalista Genova

Dott. Angelo Feggi Psicologo a Genova

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3 GEN 2019

Buongiorno Angelica,
Lei racconta di un rapporto di coppia che è stato appagante e positivo malgrado le numerose liti è discussioni, che secondo me non sono in contraddizione con la qualità della vostra relazione, ma possono essere il segno di un atteggiamento reciproco di sincerità e capacità di confrontarvi anche in modo acceso senza temere fratture e questo può essere un valore positivo. I problemi sorgono subito dopo la nascita del vostro primo figlio, visto che per il suo compagno non si tratta del primo figlio, mi viene da pensare che potrebbe essersi portato con sé paure, problemi e frustrazioni che pervengono dal modo in cui ha vissuto l'esperienza di essere genitore nella relazione precedente. Potrebbe per esempio aver vissuto la separazione che ha alle spalle con senso di fallimento anche dell'essere padre, è aver sviluppato una possessività difensiva verso vostro figlio magari basata sul timore di poter fallire un altra volta come padre. Non so quanto lui possa averle raccontato o quanto frequentandovi possa essersi resa conto di persona del tipo di rapporto che ha con gli altri figli, di quanto la madre gli abbia permesso di continuerà a fare il padre, le dico questo perché nella nostra cultura le coppie con figli che si separano hanno spesso molta difficoltá a comprendere che si può diventare ex mogli, ex mariti, ma non per questo si diventa ex padri, ex madri, ex figli, genitori si rimane sempre. Cara Angelica, quando si ripresenterà uno di quei suoi comportamenti molto offensivi, in cui non le riconosce il suo ruolo e la sua capacitá di madre, provi a chiedergli quali paure ha, gli faccia sentire che il difficile e bellissimo compito di far crescere un altro essere umano è un lavoro di squadra, non una guerra, lo rassicuri sul fatto che lei non vuole il bambino tutto per sé, ma vuole solo che abbia due punti di riferimento collaborativi e intercambiabili. Se sente che lui non recepisce il suo nuovo atteggiamento nel modo sperato chiedete aiuto ad un terapeuta di coppia. Rimango disponibile per domande e chiarimenti, un cordiale saluto.

Dott.ssa Paola Trombetti
psicologa psicoterapeuta Narni Terni

Dott.ssa Paola Trombetti Psicologo a Narni

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