Dal primo episodio sono passati circa 4 anni. Ero in aereo, non volevo partire, appena l’Aereo decolla: attacco di panico. Non era la prima volta che lo prendevo, anzi, mi piaceva anche andare in aereo.. Da allora la paura di allontanarmi di casa e uscire sola che mi ostacola. Provo una paura parlizzante che talvolta combatto altre volte ne risulto vinta. Ho fatto una terapia, che mi ha portato tanti benefici, ma ci sono ricaduta, credo di aver bisogno di un supporto anche più concreto. Che genere di terapia è più consona al mio caso?
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15 OTT 2017
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Gentile Alessia,
se capisco bene, oltre alla fobia del volo esistono in lei anche altre fobie. Sarebbe inoltre interessante sapere se vi è stata continuità e quanto è durata la precedente terapia in termini di numero di sedute.
Anche il fatto che erano passati 4 anni dall'ultima volta che lei è salita su un aereo ed il fatto che non era ben disposta a partire hanno reso più facile quel suo attacco di panico.
Penso che con una buona terapia cognitivo-comportamentale lei può imparare a fidarsi delle sue capacità/possibilità migliorando il livello di autostima e cominciando a scegliere di affrontare le sue difficoltà (fobie) anzichè evitarle e rinforzarle.
In tal modo, gradualmente, il circolo vizioso "fobie-evitamento-ansia-fobie" potrà essere sostituito dal circolo virtuoso "senso di autoefficacia/autostima-scelta di affrontare la difficoltà-superamento dell'ansia-crescita ulteriore dell'autostima".
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
16 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Alessia,
gli attacchi di panico si manifestano, come nel suo caso, inaspettatamente ed improvvisamente con intensi ansia e disagio, anche in situazioni che solitamente non temiamo (lei scrive che prendere l'aereo le piaceva). Lei ha già fatto una psicoterapia, potrebbe essere importante ricontattare il suo terapeuta e metterlo al corrente della situazione attuale. Successivamente, può decidere se riprendere la terapia con lo stesso professionista, considerato anche i benefici che ha tratto dal precedente percorso, o ricominciare totalmente un nuovo percorso.
Credo che una terapia cognitivo-comportamentale possa esserle d'aiuto.
Saluti
Dott.ssa Sara Scalzo (Lecce)
16 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Alexia,
Le fobie, come la paura di volare e di allontanarsi da casa, non sono problemi in sé, ma il segnale di qualcosa che avviene ad un altro livello psicologico. Nella maggior parte dei casi si tratta di cambiamenti avvenuti nelle relazioni significative, familiari o sentimentali. Probabilmente a ridosso della data del primo episodio di panico, è avvenuto un cambiamento in quelle aree, cambiamento concreto o anche solo cambiamento dell’immagine di una persona significativa.
Un percorso terapeutico dovrebbe ricostruire questi aspetti.
Il modello più accreditato per questo obiettivo è attualmente quello cognitivo comportamentale.
Cordiali saluti.
15 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile Alessia,
La paura di volare rappresenta un'ansia irrazionale in cui vengono a mancare i punti di riferimento, si teme di perdere il controllo e di lasciarsi andare.
Per superare questa paura oltre che concentrarsi sui sintomi, è necessario comprendere l'insieme di molteplici messaggi che ci invia l'inconscio. Ci possono essere aspetti di noi stessi che rifiutiamo, occorre accettare questo lato ombra di noi stessi.
E' un percorso di consapevolezza in cui non si eliminano semplicemente le paure, ma si cerca di comprenderle profondamente al fine di arrivare ad un loro superamento.
L'approccio psicodinamico rappresenta un ottimo strumento di decodifica accanto ad altri approcci terapeutici altrettanto validi.
Cari saluti
Dott.ssa Donatella Costa
15 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Alessia, non conosco il precedente psicoterapeuta che orientamento avesse. Ad ogni modo le propongo di optare per uno orientamento che non indaga sui sintomi, ma sulle cause. In linea generale i cognitivi mirano ai sintomi, invece altri ad indirizzo dinamico alle cause del sintomo. Le consiglio di parlarne con un terapeuta e di esprimere le sue necessità! Spesso come professionisti (almeno parlo per me), ci si" contamina" con altri orientamenti alla luce delle esperienze terapeutiche e delle proprie inclinazioni personali. In bocca al lupo!