Paura dopo incontro casuale con la psicologa in spiaggia naturista

Gentile Raffy,
mi sembra un racconto un pochino da "commedia" anni 70, tanto la situazione è surreale.
Surreale dall'inizio alla fine, in quanto, la sua psicologa le consiglia una cosa che ha poco senso e in più le fornisce un indirizzo di un campo nudista (perché penso che l'indicazione del posto provenga sempre dalla psicologa giusto?), poi vi trovate lì.
È tutto "l'impianto" della vicenda che non ci sta e dunque trovo "sconnessa" questa terapia e un pò, anzi decisamente, naif.
Per superare il suo problema credo che ci sarebbe voluto tutt'altro tipo di approccio.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta.

Buonasera Raffy, che coincidenza incontrare la propria terapeuta in una rara spiaggia naturista (rispetto alle classiche, converrà, le naturiste sono molte di meno) della Grecia...sembra quasi in-credibile! D'altronde, il setting terapeutico è più grande di quel che si crede. Non ha caso definisco setting anche questo incontro casuale perché, a mio modo di vedere, quando paziente e terapeuta si incontrano fuori dallo studio, è come se ricreassero, in parte, l'atmosfera psicologica al suo interno. Sappiamo tutti che è la relazione tra le due persone il setting principale, il resto è importante ma, rispetto alle due persone, un corollario. Per questo, ogniqualvolta si presenti un'occasione simile (tanto più così particolare come quella descritta), essa è inevitabilmente una situazione di rilievo clinico che DOVREBBE essere analizzata (a prescindere se si decida di continuare o terminare la terapia), in modo da far emergere l'impatto emotivo, il suo significato e dare una coerenza emotiva all'interno del percorso di vita del paziente fin lì analizzato. Si sente imbarazzato a contattare la terapeuta? OTTIMO: a prescindere dal tipo di emozione, essa è sempre una informazione fondamentale sul funzionamento del suo sistema e su come gestisce i picchi emotivi, dunque una preziosa chiave di accesso al suo nucleo emotivo di base attorno al quale è in continuo sviluppo la sua personalità. Non posso, dunque, che consigliarle di risentire la sua terapeuta con il preciso obiettivo di analizzare l'accaduto per dargli dignità terapeutica. Sono sicuro che, se la terapeuta è una brava professionista, difficilmente potrà considare la situazione in modo diverso.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Gentile Raffy,
con tutto il rispetto per la sua terapeuta, faccio fatica a comprendere come possa il naturismo guarire da complessi di inferiorità dovuti alle dimensioni del pene (per giunta flaccido) o all'essere bisex.
A prescindere da ciò, penso che qualunque sia la sua decisione (riprendere la terapia o cambiare terapeuta), dovrebbe prima discuterne con lei.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo,psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Buongiorno Raffy, è un vero peccato invece che non l'abbia ricontattata.
Tutto questo vissuto potrebbe aiutarla invece a dare una svolta al percorso che sta facendo.
Inoltre le dimensioni del pene certamente sa che variano rispetto a quando in erezione.
E sono certa che quando incontra una persona uomo o donna che sia lei non valuti solo la dimensione dell'organo geniale ma anche tutta una serie di altri fattori.
Spesso in terapia è necessario utilizzare i vissuti tra paziente e terapeuta (lei parla di senso di vergogna e paura -causata da cosa?) e proprio su questo deve lavorare per liberarsi da queste spiacevoli sensazioni e preoccupazioni.
Lei è una persona intera, non solo il suo pene, e sono certa che con la sua terapeuta avrà affrontato questo argomento.
Infine non è un atteggiamento maturo ed adulto "sparire", certo nessuno ha obblighi, ma almeno una telefonata o una mail dove spiega -se davvero decide- perché vuole interrompere il percorso iniziato sarebbe opportuno.
In questo modo potrà decidere se farsi seguire da altro collega, dato che ho l'impressione che al momento si sia fermato bloccato da questi pensieri.
Nondimeno forse la collega legge queste pagine e voleva darle un messaggio, ma è come quelle persone che pur di non discutere con gli amici scrivono su fb i propri stati di malessere.
Il primo passo verso l'autonomia, l'autostima e l'età adulta è anche questo: affrontare i propri sentimenti anche negativi con chi li suscita.
Le auguro di trovare il modo, a questo punto, di superare questo impasse, ne gioverebbe, in tutti i sensi.