Paura di star male fuori casa e disturbo d’ansia
Gentili Dottori, sono un ragazzo di 23 anni, già in terapia da un po’ per disturbi d’ansia e agorafobia. Scrivo per presentare brevemente la situazione e magari ricevere qualche consiglio. Sono un ragazzo molto ansioso e che somatizza tantissimo. Tutte le volte che sono fuori casa, in presenza di altre persone soprattutto, mi assale un fortissimo senso di nausea (a volte unito a vertigini, affanno, dolori alla pancia) che mi rende la vita complicata. Sottolineo la presenza di altre persone in quanto la mia paura più grande è star male (in particolare vomitare, cosa di cui ho il terrore e ovviamente non è mai accaduto in molti anni) davanti agli altri, soprattutto in questo periodo di pandemia in cui mi sento gli occhi addosso anche solo se starnutisco.
Tramite il percorso di psicoterapia sono arrivato al punto di affrontare le situazioni, mentre prima le evitavo ed ero arrivato al punto di non uscire quasi più di casa. Ora invece faccio bene o male tutto, con grande sforzo, ma lo faccio. Tra poco devo partire con la mia ragazza e sono terrorizzato, sia per le numerose volte in cui dovrò mangiare fuori sia perché la mia ansia si amplifica quando devo andare a dormire. Ho infatti molta difficoltà nel dormire fuori casa soprattutto perché ho paura di stare male di notte. Mi rendo conto di quanto il pensiero sia irrazionale ma mi blocca e subito mi si irrigidisce lo stomaco, cosa che mi provoca dolore e nausea.
Ho avuto esperienze negative in qualche gita scolastica, quando avevo 14/15 anni, in cui effettivamente presi l’influenza e l’ho vissuta male, ma da quando ho memoria dormire fuori è sempre stato difficile per me, sin da piccolo. Concludo dicendo che i miei sono divorziati da quando ero piccolissimo e la cosa è stata gestita piuttosto male nel corso degli anni, in quanto sono spesso stato tirato in ballo in questioni in cui non avrei dovuto essere. La mia ragazza, con cui sto da ormai 4 anni, è a conoscenza di questi problemi e mi sta molto vicino, ma sento verso di lei come il dovere di essere forte e, soprattutto, non credo possa darmi una mano in momenti di difficoltà perché sento di essere io quello che deve tutelare lei, non per un retaggio ancestrale secondo lui è l’uomo ad essere forte, ma perché è lei che “va difesa”…passatemi il termine…inoltre lei non sempre è in grado di gestire la situazione, e la capisco, perché a volte discutiamo. In ultimo vi dico che l’unica persona con cui non avverto quest’ansia è mia madre, con cui vivo, poiché mi sento “protetto” nel caso in cui stessi male. Una protezione verso le altre persone. Essendo lei molto forte caratterialmente so che potrebbe “schermarmi” dai giudizi altrui in caso di difficoltà…spero di essere riuscito a rendere il concetto.
Vi ringrazio in anticipo anche solo per aver letto fin qui e vi porgo cari saluti.