Gentili psicologi sono una donna di 30 anni, vivo con i miei genitori e mia sorella più piccola. Fin da quando ero bambina soffro per la mia timidezza. Durante l'adolescenza non avevo neanche un amico, hanno influito un educazione molto rigida con connotazione fortemente religiosa e genitori prottetivi. Ho difficoltà a trovare argomenti di conversazione forse anche a causa di un carattere particolarmente introverso. In seguito ad un periodo critico in cui soffrivo di una forte ansia sociale che mi creava difficoltà anche in situazioni apparentemente semplici ho intrapreso un percorso di psicoterapia che va avanti da circa 4 anni. Grazie ad esso e anche ad un aiuto farmacologico con olanzapina (per sintomi come ansia, paranoie e simili) ho visto dei miglioramenti, mi sono liberata da credenze e pregiudizi... Ad oggi ho 3/4 amiche, ma il rapporto con almeno 3 di queste tende a rimanere un po' superficiale e saltuario; inoltre per la prima volta ho iniziato a frequentare un ragazzo e ad oggi stiamo insieme da sette mesi; con lui mi sono trovata bene fin da subito e non ho problemi a dialogare ne di altro genere, l'unica cosa è che non possiamo fare pregetti perché entrambi siamo senza lavoro. Da un po di tempo ho l'impressione di non star più facendo progressi nel percorso di psicoterapia, ho intenzione di parlarne alla mia psicoterapeuta, ma mi aiuterebbe anche un vostro parere. Mi chiedo c'è un modo per liberarsi dalla timidezza e fare amicizia spontaneamente? E come posso ridurre l'ansia che tra l'altro mi ha fatto perdere più di un occasione di lavoro?
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30 APR 2020
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Cara Emily,
affrontare la propria timidezza è una battaglia giornaliera in cui si cerca di imparare a sostenere il nostro esporci all'altro e il mostrarci per quello che siamo, con le nostre unicità (inclusi i nostri limiti). E proprio in questa unicità che sta la tua bellezza. Hai un ragazzo e delle amiche (anche se le vedi saltuariamente) con cui puoi far pratica. E nel frattempo continua a lavorare sulla tua autostima, anche con la tua terapeuta. Per quanto riguarda le occasioni di lavoro che si presenteranno, cerca di sviscerare, con la terapeuta, cosa ti crea ansia, puoi trovare insieme a lei qualcosa che ti possa rassicurare, magari durante il colloquio di lavoro. Perchè son sicura che se riconosci in qualcosa un'occasione di lavoro significa che sai di poter fare quel lavoro, che hai le competenze per svolgerlo al meglio e son sicura che la tua terapeuta e il tuo ragazzo ti potranno sostenere e aiutare a credere sempre più in te stessa e mostrarti agli altri bella come sei.
5 MAG 2020
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Gentile Emily,
sicuramente parlare con la terapeuta che ti segue da anni e manifestarle le tue perplessità è la cosa migliore da farsi.
La timidezza è un tratto caratteriale che in parte può essere ridotto, risultato da te in realtà raggiunto ed in parte accettato come parte di sè con la quale convivere.
Hai dato prova di avere buone risorse che ti hanno portata ad avere amicizie e una relazione sentimentale. Non scoraggiarti e continua il tuo percorso, magari riformulando con la tua terapeuta nuovi obiettivi da raggiungere,
Un caro saluto
Dott.ssa Vanda Braga
5 MAG 2020
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Carissima Emily complimenti per gli obiettivi raggiunti, immagino il lungo lavoro. Io ti consiglierei di parlare con la tua terapeuta perché il vostro percorso potrebbe essere giunto a termine, nel senso che gli obiettivi che avevate definito in partenza sono stati raggiunti. Questo non significa che tu non abbia bisogno di continuare ma forse è necessario staccare per un periodo per consolidare il lavoro che hai fatto e poi riprendere con un nuovo obiettivo anche con la stessa terapeuta. In questa seconda fase io lavorerei sulle tue aspettative e accettazione di chi sei senza rimanere intrappolata nella tua timidezza. Timidezza non vuol dire solitudine, chiusura sociale e difficoltà a trovare lavoro quindi ci sono ancora alcune aree della tua personalità da " rinforzare".
Buon cammino
Dr.ssa Romina Bove
3 MAG 2020
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Salve,
le consiglio di prendere in considerazione una psicoterapia di gruppo, perchè no anche uno psicodramma.
In ultimo, la timidezza come riservatezza non credo sia così disfunzionale. Se paralizzante il discorso cambierebbe, e qui ancor più le suggerisco terapia gruppale.
Un caro saluto
Dott. Yari Ferrone
29 APR 2020
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Buongiorno Emily. Lei si interroga se c’è un modo per liberarsi dalla timidezza, di fare amicizia spontaneamente, di poter ridurre l’ansia che le ha fatto perdere più di un occasione di lavoro. Attraverso il percorso psicoterapeutico che ha intrapreso e la terapia farmacologica lei dice che é riuscita a liberarsi da credenze e pregiudizi e questo le ha permesso di trovar 3/4 amiche e di iniziare a frequentare un ragazzo da alcuni mesi. Se confrontiamo questo periodo della sua vita con quello che ha vissuto durante l’adolescenza nel quale non aveva nessun amico può vedere che ci sono stati dei cambiamenti importanti. É comprensibile che questi miglioramenti comunque per lei non siano sufficienti ma ci terrei a soffermarci un attimo su di essi per aiutarla ad acquisire una maggiore autostima su sé stessa. Il percorso per giungere agli obiettivi che si é posta (no alla timidezza, creare amicizie naturalmente, meno ansia nel settore lavorativo) richiede che siano strutturati diversi passaggi nei quali si potrebbe cimentare. Un elenco delle situazioni ansiogene, partendo da quelle in cui avverte meno ansia e una volta affrontate efficacemente queste passare a quelle nelle quali é maggiore lo stato ansioso. Assieme allo psicoterapeuta potrebbe lavorare su questi aspetti. Training sulla assertività potrebbero risultare molto utili: riuscire a relazionarsi con gli altri in una posizione che non sia né passiva (sottostando a quello che gli altri vogliono esprimere con quello che dicono, dimenticando i propri bisogni/desideri) né aggressiva (cercando di sovrastare le necessità degli altri con le proprie, tralasciando la mediazione che nei rapporti interpersonali é richiesta).
Dott. Erik Mancin
29 APR 2020
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Gentile Emily,
la timidezza può anche essere vista come il timore di essere giudicati, di non muoversi bene nell'ambiente sociale. Potrebbe valutare con il suo/la sua terapeuta di lavorare sul gestire le critiche e il giudizio degli altri.
Paradossalmente il timore di non muoversi bene in ambito sociale porta all'evitamento delle situazioni sociali. Evitarle ci fa diventare più bravi nelle abilità sociali o meno? Liberarsi dalla timidezza e fare amicizia spontaneamente è un'idea comprensibile ma che può diventare un paradosso in cui rischia di ingabbiarsi, e che la può portare all'immobilismo. Viceversa (a parole è facile dirlo, ma con un terapeuta ci si può lavorare) può darsi la possibilità di fare piccoli passi verso l'ambiente sociale, prevedendo un po' di iniziale goffaggine con la prontezza di perdonarsela, e progressivamente aumentare "l'asticella" (ad esempio da piccole conversazioni iniziali a successive gradualmente più lunghe e frequenti).
Non sappiamo che cosa le provoca ansia e come si manifesta, in che occasioni, perché non la conosciamo se non per pochi elementi che ci ha raccontato.
Per l'ansia legata alle occasioni lavorative, se fosse legata al colloquio di lavoro in sé, e la paura di sbagliare, si potrebbe dare la possibilità di sbagliare facendo delle simulazioni di colloquio con gli amici, in modo da costruire più competenza percepita nel sostenere la situazione del colloquio, meno ansia e più prontezza nel rispondere.
Le faccio tanti auguri
dott. Giovanni Iacoviello
29 APR 2020
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Buongiorno Emily, innanzitutto complimenti per i Suoi progressi, per la lucidità della Sua analisi, e per la forza di volontà che traspare dalle Sue parole. Come giustamente anticipa, parlare con la Sua terapeuta è sicuramente la scelta migliore (e, per Lei, un buon esercizio terapeutico!). Purtroppo i progressi non sono sempre lineari, ma sicuramente quattro anni sono molti, ed è possibile che abbiate raggiunto un plateau: discuterne insieme permetterà di ridefinire gli obiettivi, e di comprendere se e come proseguire il lavoro. Rispetto alla Sua domanda, Lei racconta che fin da piccolissima si muove nel mondo con timidezza e in punta di piedi, e in alcuni momenti Le appariva minaccioso o fonte di possibile sofferenza (ansia sociale). Difficilmente potrà diventare l'anima della festa, quella che fa amicizia con tutti con spontaneità, anche perché forse per Lei non sarebbe identitario (non Le apparterrebbe!). Tuttavia, è certamente possibile affrontare l'ansia e lavorare perché questa non limiti le possibilità di agire e sentire nel mondo, cosa che attualmente ancora accade (veda le opportunità di lavoro e le amiche "superficiali") ed è uno degli obiettivi del percorso: il lavoro sarà sicuramente una delle sfide che consentirà il pro-getto (personale e relazionale) e creerà le condizioni esistenziali per una maggiore fiducia. Il "modo" per poter fare esperienza di sè e del mondo in modo differente (ovvero, per ritrovarsi nelle stesse situazioni un pò diversi, un pò nuovi, nel Suo caso più spontanei e più sciolti) è l'individuazione dei significati delle esperienze quotidiane (cosa accade quando vede le amiche? e quando si "blocca" davanti a un'altra persona?) che devono essere riconfigurate nella storia di vita in virtù del progetto. Ovvero, Lei deve poter sentire differentemente di fronte alle stesse esperienze, e deve poter vedere di fronte a sè possibilità d'azione e di sentire che prima non c'erano. Questo è il frutto della psicoterapia e il modo in cui un'esistenza, un passo alla volta, realizza le sue possibilità. Parli con la collega e capite insieme, serenamente, come muovervi. Laddove lo stallo prosegua anche dopo il confronto, è possibile che debba provare un metodo differente. A disposizione, cordialità. DMP