Ora sto bene, ma ho passato un inferno!
Buonasera,
già da ora mi scuso perché sono sicura che la mia storia sarà un po’ prolissa. Mi piacerebbe molto avere un parere da voi esperti in merito a qualcosa che mi è successo in passato (anche se non troppo passato). Sono una “ragazza” di 41 anni, sposata da 4 anni e con un figlio di 5. Ho avuto in passato diversi piccoli traumi (genitori che non andavano d’accordo, relazioni tossiche, morte di un parente molto prossimo). Sono sempre stata molto legata alla mia libertà e, fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di fare un figlio. Poi è arrivato Luca. Il mio compagno con cui non ho più rapporti sessuali nonostante io, fino a poco tempo fa, continuassi a cercarlo, è molto presente nella vita del bimbo. Noi stiamo ancora insieme anche se il rapporto sembra più quello di un coinquilino che quello di un compagno di vita. Lo scorso anno credo di aver avuto un grande stress psicologico dovuto ad una serie di fattori (cambio città, lavoro che non mi appagava, il mio partner che non mi cercava) e sono crollata. Il crollo psicologico è avvenuto in modo lento e graduale e mi ha portato a pensieri ossessivi tra cui quelli di far del male al mio bambino (sapevo della depressione post partum ma dopo 4 anni riscontrare questi problemi mi sembrava veramente assurdo accreditarle al parto). Avevo paura di rimanere sola con lui e non vi dico come fu difficile affrontare un weekend sola con lui, andai a dormire sul divano piangendo e di tanto in tanto tornavo di là per controllare se il mio bimbo che dormiva respirava ancora se, per caso, durante i miei momenti di vaneggio gli avessi fatto del male. Ero a punto di chiamare i vicini nel cuore della notte per farmi ricoverare. In quel periodo piangevo per qualsiasi cosa, ero irritabile, mi sentivo in colpa ma tutto questo sempre di nascosto. Iniziai ad indagare su questa sensazione perché, fortunatamente, mi autoconvinsi che la mente delle volte fa brutti scherzi. Ho pensato che il senso di colpa di non voler il mio bimbo all’inizio della gravidanza (non ero sicura di continuare la gravidanza) si stava manifestando nel modo più crudele possibile. Iniziai anche ad avere ossessioni legate alla realtà, mi sentivo in una sorta di realltà virtuale dove la verità era che io ero stata imprigionata in una casa di cura perché pazza e tutto quello che vedevo attorno non era reale e si poteva sgretolare da un momento all'altro. Che c’era qualcuno a governare i miei pensieri e che in realtà tutto quello che mi ruotava intorno era finto o frutto della mia immaginazione. Avevo paura di essere pazza e, forse, lo ero. Non ho mai parlato con nessuno di questo periodo così buio in quanto nessuno mi avrebbe creduta. Sono sempre stata abituata a non chiedere aiuto e a risolvere i problemi da sola (a causa della mia infanzia abbastanza tormentata) ed a occultare i pensieri negativi dietro una serie di belle immagini per far finta che non esistessero creando castelli di panna montata che occultavano chili di spazzatura. Avevo pensato di iniziare una terapia ma non avevo i soldi per farlo e, per questo, mi sono autoaiutata. Nella mia vita ho avuto solo una volta (e spero mai più) un attacco di panico ma mi rendo conto che, dalla nascita di mio figlio, sono molto più ansiosa e, soprattutto, meno spensierata di una volta. Ora le cose vanno molto meglio, ho capito come combattere e scacciare i pensieri ossessivi, ogni tanto riaffiorano ancora e la prima cosa che faccio è quella di ripetermi di non temerli e di non rientrare nel loop e così scompaiono egregiamente. Con il mio compagno, non so per quale motivo, niente sesso. Ho provato a chiedergli la motivazione ma lui glissa, non l’ho mai tradito (nonostante io sia stata una traditrice nelle relazioni precedenti) e non credo che lui mi tradisca (ovviamente non ci metto la mano sul fuoco), sento di volergli bene ma delle volte mi cadono le braccia, prima pensavo di non piacergli, di essere diventata brutta e invece, devo dire la verità ora mi sono rivalutata. Mi sento bella, so di piacere ma, nonostante ciò, non riesco davvero a capire le sue motivazioni. (C’è chi dice che gli uomini che assistono al parto hanno poi una sorta di ribrezzo verso la propria donna ma io ho partorito 5 anni fa… mi sembra davvero un po’ troppo). Dopo aver letto queste righe, so che gli elementi che vi ho dato sono un po’ confusionali però vorrei avere qualche parere. Appena avrò un po’ di soldi da parte ho intenzione di intraprendere una terapia (non so quale sia la migliore per me) non tanto per quanto vi ho raccontato ma soprattutto per capire a fondo la motivazione dell’insorgere dei problemi, per “guarire” meglio di come mi sono autoguarita e cercare il fulcro dei miei pensieri. Quali sono i vostri pareri in merito?