Sono un giovane medico di 28 anni e mi sono affacciata da qualche anno al mondo del lavoro. Non ho mai desiderato fare questo lavoro per qualche nobile ragione come “salvare delle vite” o “aiutare le persone”. Ci sono tanti modi con cui aiutare le persone e sicuramente tante strade più semplici da percorrere per arrivare a farlo. Amo quello che studio e quello che ho studiato, è un mondo in cui tutto è logico e risponde a regole, ogni libro è incentrato sulla malattia, ma la pratica clinica mette al centro le persone. Sono passata dal studiare le malattie all’aiutare le persone, cosa che non mi interessa e non trovo appagante, sta diventando solo noiosa e routinaria. Non mi da soddisfazione, ma lo faccio comunque perché è il mio lavoro e perché devo mantenermi. Il problema è che da un po’ di tempo sto diventando intollerante e trovo insopportabile questa vita piatta. Come posso apprezzare la mia vita se il 90% del tempo lo passo facendo qualcosa che mi annoia? I soldi non mancano, ma dopo dodici ore di turno vado a casa mia e penso a quanto inutile sia stata la giornata, a cosa potrei fare per concluderla bene, per avere la sensazione di fare qualcosa per me stessa. E dopo giorni e giorni di turni 8-20 non mi scrollo di dosso la sensazione di aver gettato alla pattumiera un’altra giornata, dopo tante giornate e settimana dopo settimana, senza aver realmente vissuto. Ma mi ripeto che tante persone fanno un lavoro che non amano trovando la forza in quello che amano: il tempo libero con la famiglia, i viaggi, gli hobbies. A me resta poco tempo per questo, perciò il bilancio è sempre in negativo. Forse aiuterebbe la riconoscenza dei pazienti, ma sono per lo più bugiardi e manipolatori, qualcuno è pretenzioso e maleducato, alcuni sono gentili ma diffidenti, soprattutto verso i giovani. Richiedono la visita e la cura ma non la mettono in atto, prendono la prescrizione e tornano dal medico curante a chiedere conferma, vanno dallo specialista si fanno dare la cura e poi tornano dal curante per un secondo parere. Cambiano specialista dopo specialista senza risolvere il problema e io mi chiedo a questo punto a cosa serva tutto questo? A cosa serve la visita domiciliare extra alle 21 se poche ore dopo stanno chiedendo un secondo parere? Come posso fare un lavoro come questo senza un minimo di grinta e soddisfazione personale?
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21 MAG 2018
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Gentile Simona,
se i suoi valori sono fatti solo di logica e regole è comprensibile che fare il medico può non essere un lavoro piacevole e gratificante specie se fa turni stressanti e incontra pazienti maleducati o diffidenti.
Tuttavia ho il sospetto che la sua insoddisfazione abbia origini più profonde che oltrepassano i problemi lavorativi e che andrebbero indagate in un percorso di psicoterapia personale consigliabile per poter raggiungere un migliore livello di benessere.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
21 MAG 2018
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Buonasera sera, penso che per aiutare gli altri e per fare il proprio lavoro come si deve sia essenziale per prima cosa stare bene. Le consiglierei di cercare di analizzare la situazione con un collega in maniera tale da riuscire a trovare i modi per modificare ciò che sente di non riuscire a sostenere per evitare di esporsi a situazioni che a lungo andare possono avere effetti negativi anche sulla sua vita privata. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento Daniele Regini
18 MAG 2018
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Cara Simona, comprendo la frustrazione di fare un lavoro che non l'appaga e di sentire anche di non avere sufficiente tempo per dedicarsi a qualcosa che la rende felice. Quello che prova potrebbe essere frutto di una reale incompatibilità con questo lavoro, ma anche sintomo di burn-out. La invito a contattare un professionista che a pelle le ispira fiducia per poter fare chiarezza e capire se è il lavoro che potenzialmente andrebbe cambiato, o se il disagio è più interno e profondo. Sono certa che riuscirà a rendere al sua vita piena e soddisfacente.
Auguri di cuore, Dott.ssa Daniela Cannistrà.
18 MAG 2018
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Gentile Simona,
descrive una situazione frustrante e poco appagante.
Le consiglierei di cercare, ove possibile, un modo per trovare soddisfazione sia durante l'orario di lavoro, sia nel poco tempo che le rimane fuori da esso.
Comprendo che non sia semplice, magari affrontando con un collega un percorso personale si può cercare un modo per vedere anche altri aspetti della sua situazione che possano fargliela vivere più piacevolmente.
In certi casi può essere utile un percorso anche per intraprendere potenziali cambiamenti nella propria vita.
Spero riesca a trovare una sua strada, vedrà che ogni cosa pian piano si aggiusterà.
Cordialmente,
Dott.ssa Anna Mura
Psicologa Psicoterapeuta