non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo

Gentile Martina,
dalle poche cose che ha scritto per raccontare il difficile rapporto che ha con sua madre si evince molta sofferenza da parte di entrambe, sofferenza che non riesce a trovare parole e modalità adeguate per essere espressa in maniera costruttiva e utile.
Si tratta essenzialmente di incompetenza emotivo-affettiva che prima di essere trasmessa a lei è stata probabilmente vissuta da sua madre quando era anche lei figlia.
In tutto questo pesa molto anche la mancanza completa di riferimento da parte sua ad una figura paterna.
Tuttavia, ciò che la può aiutare non è il farsi scivolare da dosso l'impatto violento delle parole dure di sua madre nè il placare l'ansia e la rabbia con l'autolesionismo bensì il chiedere un supporto psicologico sia per se stessa che per sua madre.
Pertanto, per provare a perseguire cambiamenti positivi in queste dinamiche relazionali disfunzionali e dolorose è indicata una psicoterapia individuale e/o familiare da intraprendere senza ulteriore indugio.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Cara Martina,
i vissuti che racconta sono molto intensi e fanno capire come vadano ad influire in modo negativo sulla sua quotidianità.
Comprendo la sua volontà di farsi scivolare come l'olio le parole di sua madre, ma non esiste una bacchetta magica per farlo.
Ha provato a parlare con sua madre, spiegandole come si sente quando le dice queste cose?
Parla anche di ansia e autolesionismo, vissuti importanti per una giovane donna di 20 anni.
Credo che le potrebbe essere utile iniziare un percorso su se stessa cosi da utilizzare le sue risorse positive per comprendere da dove arriva questa visione negativa che ha di se stessa.
Resto a disposizione,

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Manzoni

Buongiorno Martina, mi spiace molto leggere come ti giudichi severamente. Le parole che ci dicono gli altri non devono diventare la nostra realtà. Semmai possono essere uno spunto di crescita. Capisco che la situazione sia pesante, ti consiglio di chiedere una psicoterapia, per risolvere l'ansia e anche l'autolesiomismo. E magari migliorare i rapporti familiari. Credimi si può fare. Buona fortuna!

Salve Martina, In merito alla sua richiesta mi sento di dirle che comprendo benissimo cosa aspetti prova o sente quando non ci sentiamo capiti. Soprattutto quando la fonte di comprensione è nelle mura domestiche. È da comprendere, seppur non semplice, che i genitori spesso usano un modo sbagliato di dire o mostrarci le cose magari perché anche noi non ci facciamo comprendere o non parliamo dei nostri bisogni. Diamo per scontato che i nostri genitori sono lì ad accogliere etutti i nostri bisogni ma spesso non ci riescono perché siamo anche noi che non riusciamo a farci capire. Magari perché scappiamo anche da noi stessi? O meglio non capiamo quali sono i nostri bisogni? In merito a questo condivido l'idea di parlare con i tuoi genitori e spiegare questo bisogno di essere capita iniziando magari un percorso per mermetterti di conoscere meglio quelle parti di te che forse nessuno riesce a comprendere .
Resto a disposizione per un consulto sia singolo che familiare.
Dott ssa Mera Serafina

Cara Martina, Buongiorno,
premetto che il tuo racconto e molto denso e ricco di sofferenza che trapela tra le righe e per questo ti sono vicina, sei molto giovane ede' apprezzabile che tu riesca a raccontare la tua sofferenza fcon consapevolezza preservando il tuo diritto di spazio per la tua giovane eta' .
Puo' accadere che la preoccupazione e l' apprensione dei genitori perche vorrebbero che tu stia bene ,e' talmente tanta che sfocia in una mancanza di comprensione ,e forse in una incapacita di manifestare amore , ma anche cio' che fa male e che tua madre come racconti ti dice e' il suo modo di amarti in questo momento , forse perche' non sa come poterrti aiutare e si trova in crisi anche lei e quando si e' in difficolta anche i genitori possono dire cose per amore che non pensano davvero come le frasi che hai riportato .
Comprendo il tuo non sentirti accolta , in questo momento .
Quando ti sentirai pronta a intraprendere un percorso insieme saro' ben lieta di accompagnarti .

Gentile Martina, non so quali comportamenti metta in atto per aver indotto una reazione così forte da parte di sua madre in quanto non li ha descritti. Tuttavia, da quello che ci scrive lei riferisce uno stato di forte ansia. Ciò vuol dire che ha necessità di un supporto psicologico. Spesso l'ansia porta a mettere in atto comportamenti oppositivi e/o impulsivi che vengono fraintesi dalle persone. Ciò non deve costituire una giustificazione: è importante che lavori quanto prima sulla sua ansia e sui comportamenti che ne scaturiscono, tuttavia essi vanno visti come segnali di sofferenza, non devono essere stigmatizzati come la manifestazione di una deriva morale.
Le consiglio quindi di parlare con sua madre in maniera costruttiva, cercando di consapevolizzare il suo livello di sofferenza e chiedendo di essere supportata in un percorso di psicoterapia.
Starà poi al/alla professionista, valutare se sarà più indicato un percorso individuale o familiare: non avendo informazioni circa i suoi comportamenti, non è possibile valutare se la reazione di sua madre è congrua o eccessiva.

Buongiorno,
A volte le madri sono convinte che parole così dure e pesanti possano avere l'effetto di scuotere le figlie e farle cambiare. Altre volte la rabbia e la disperazione le portano a dire delle cose che feriscono le figlie ma che non sono indirizzate solo a loro, ma anche a se stesse. Essere madre passa dall'essere stata figlia e dal rapporto che sua madre aveva a sua volta con la propria madre. Quando le parla nel suo discorso è presente tutto questo. Lei attribuisce però al discorso di sua madre un peso molto grande se mette in discussione quello che pensa di se stessa...

Un caro saluto
Dottoressa Angela Ciervo

Salve Martina, non si preoccupi di come scrive, è importante ciò che scrive.
Mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL