Non so cosa fare, universita'

Inviata da Giulio8 · 15 nov 2016 Psicologia risorse umane e lavoro

Salve, sono un ragazzo di 27 anni. Cerco di spiegarvi la mia situazione
Sono sempre stato in ragazzo molto buono, diligente, ho sempre aiutato i miei, sia col lavoro che con mio fratello, molto più piccolo di me. Con i miei ho sempre avuto in rapporto conflittuale, non ho avuto la vita di un normale adolescente, ed ho visto nell università l'unica via di fuga dalla mia realtà, piccola e retrograda. Mi sono diplomato brillantemente a liceo, dopo molti sacrifici. Studiavo sodo, mi piaceva molto, non avendo una camera da letto dormivo in salotto, sul divano, per anni. Dopo il liceo, decido di trasferirmi a Roma, i miei hanno una buona situazione economica. I miei, dopo mille promesse , si disinteressano totalmente del mio avvenire, e sono costretto ad iscrivermi in in università che non è di mio gradimento. Ci trascorro pochi mesi, sostengo un esame, 30, e laxico tutto. Da persona puntigliosa vivo la faccenda come una sconfitta personale. L anno dopo, i miei mi costringono ad iscrivermi in un università sotto casa. Supero brillantemente i test, mollo tutto, mi sento psicologicamente distrutto. Da persona brillante ,mi sento un fallito. Passo giorni a letto, i miei mi fanno una proposta, lavoro con loro, per iscrivermi a Roma, dove volevo. Faccio quello che vogliono, mi trasferisco, supero brillantemente i test, mi iscrivo, mi faccio molte amicizie. Tuttavia, qualcosa dentro di me è mutato, mi sento vecchio, in ritardo, vorrei recuperare velocemente, finisco per non concludere nulla. Passo metà del primo anno giù, dopo una crisi depressiva che curo. Riparto per Roma, in questi anni sostego 17 esami, tutti 30, o quasi, non molti, ne mancano tre. Ma sono demotivato, passo i giorni a letto, penso spesso alla morte, mi sento inutile,senza futuro, un parassita, una spesa per i miei. Sto male,piango, sono arrabbiato, con me stesso, con i miei. Un mese fa sostengo un esame, so tutto, ma una parte di me non vuole interagire, la mia prima bocciatura. È come se volessi essere bocciato. Torno giù, di corsa. Sento che devo farmi aiutare. Non voglio mentire ai miei sugli esami. Ho vuoti di memoria, non riesco a ricordare ciò che leggo, lo studio mi disgusta. Trovo la forza di dirlo a mia madre, lei si oppone a un mio tentativo di lasciare l università. Vado da un medico... Mi tratta con sufficienza, mi prescrive dei farmaci, credo serotonina e delle vitamine, dice che ho una leggera depressione. E che devo tornare a breve da lui. Sono molto confuso...avrei voluto parlare di altro... Dei miei problemi, ma essendo Amico di mio padre, ha impostato la cosa in modo tale da rendere impossibile un dialogo più profondo. Vorrei smettere di studiare, per quanto la cosa sia folle, lo capisco, m sono psicologicamente distrutto. L idea di studiare mi mette i brividi. I miei non accetteranno mai un mio abbandono...non so cosa fare.

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Miglior risposta 16 NOV 2016

Gentile Giulio,
da quello che racconti, hai dimostrato di possedere molte risorse, anche in ambito universitario, visti i test di ingresso e gli esami superati brillantemente. Pertanto credo che le difficoltá che stai incontrando adesso nello studio siano piú legate a fattori psicologici che non a effettivi deficit di memoria e concentrazione.
Riguardo alla tua prima bocciatura, non darci peso, il fatto che tu non abbia passato quell'esame non fa di te una persona meno brillante. Poi di questa bocciatura, come hai sottolineato anche tu, la cosa piú particolare è che tu eri preparato, ma hai risposto quasi come se volessi essere bocciato. quindi ancora una volta il problema non sta nella tua preparazione, ma nel modo in cui approcci gli esami e le situazioni intorno a te.
Credo che l'interlocutore privilegiato che potrebbe esserti maggiormente di aiuto in questo momento potrebbe essere uno/a psicologo/a. Considera che in molti atenei è attivato un servizio di assistenza psicologica gratuita per gli studenti universitari, ti consiglio di informarti a tal proposito presso la tua universitá a Roma.
Infine un consiglio finale: non mollare l'universitá, soprattutto se il percorso che avevi scelto, dopo tante lotte con i tuoi, ti piaceva. Puó darsi che la decisione repentina di mollare l'universitá sia solo una conseguenza di questo sconforto e momento di difficoltá che stai vivendo. Se vuoi, rallenta il ritmo con cui fai gli esami, ma cerca di non mollare.
Ti auguro tutto il meglio per la tua vita e per i tuoi studi.

Cordiali saluti,

dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta, Sustinente (MN)

Dott.ssa Elisa Canossa Psicologo a Sustinente

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4 APR 2017

Gentile Giulio, da quanto scrive sembra una persona con grandi risorse e potenzialità, ma anche in un momento di grande crisi. Deve capirne l'origine per poterla superare e può farlo con una persona esperta, ma NON un amico dei suoi. Si faccia consigliare una brava o un bravo psicoterapeuta nella sua zona o dove frequenta l'Università. La serotonina, da sola, serve a poco, mentre una relazione terapeutica potrà sicuramente giovarle. Le faccio molti auguri di trovare un aiuto al più presto

Dottoressa Francesca Fontana Psicologo a Monza

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16 NOV 2016

Gentile Giulio,
premettendo che la mia vuole essere un'ipotesi a partire unicamente dalle informazioni che lei ci fornisce e dunque con l'assoluta consapevolezza dei suoi limiti,
dal suo racconto mi sembra che si riproponga una dinamica nella quale si ritrova "incastrato" in relazioni in cui l'altro ha sempre il potere e lei diviene impotente e in balia delle "volontà" altrui. Mi riferisco in tal caso alle relazioni che descrive, come quella con i suoi genitori, e, in maniera meno evidente, quella con il medico che la sta seguendo. Ma allo stesso tempo sembra che queste relazioni siano per lei necessarie. Mi ha colpito molto in tal senso il fatto che, una volta riuscito a realizzare il suo obiettivo di studiare a Roma, di farsi nuovi amici e abbandonare la realtà del suo paese che le stava stretta, la situazione sia precipitata, sino a riportarla nuovamente in quella realtà dalla quale voleva andar via. Sarebbe utile riflettere su cosa sia successo, sul perchè quelle risorse siano diventate criticità e soprattutto su quelli che sono i suoi desideri e i suoi obiettivi per il futuro. Penso sia importante che restituisca a se stesso la possibilità di ascoltarsi e di scegliere, sia per quanto riguarda il suo progetto formativo e più in generale di vita, sia per quanto riguarda la presa in carico di questo disagio che sta vivendo, magari dandosi la possibilità di poter consultare altri professionisti.
Per qualsiasi informazione rimango a sua disposizione.

Cari saluti,
Dr.ssa Valentina Bua
Psicologa-Roma

Dott.ssa Valentina Bua Psicologo a Roma

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16 NOV 2016

Carissimo Giulio, perché non vuole più studiare? Perché sente di non farcela ad ottenere i risultati che si augura? Perché aveva altri progetti per se stesso e non questi? Perché preferisce andare a lavorare?
Vede lei è sicuramente affetto da una forma seria, di depressiona . Ma bisogna capire da dove nasce. Se non ho capito male tutto è iniziato quando ha dovuto lasciare quello che era il percorso di studi che voleva fare e quando i suoi genitori l'hanno costretta ad altre prospettive. Le chiedo lei pensa che nella vita tutto si deve decidere a tavolino, per caso? Che la vita sia uno step dopo l'altro in maniera ordinata, come mettere in ordine, non so, una seguena di azioni in un video gioco?
Mi scriva rispondendo un po a tutte queste domande. Vediamo insieme di capire.
Dott.ssa Barbara De Luca

Dott.ssa Barbara De Luca Psicologo a Catanzaro

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