Salve a tutti! Sono nuova e come da titolo, non so cosa mi prende ultimamente.
Dopo il liceo ho avuto una forte crisi depressiva, superata con la fine del terzo anno di università.
È proprio questo il centro della mia insoddisfazione. Ho 27 anni e non riesco a finire la triennale. Io, il genio della famiglia, quella che a scuola andava benissimo, è tremendamente fuori corso.
Mi sento un fallimento, una vergogna. Una nullità. Non incolpo nessuno per questo, solamente me.
Ho scelto questa università perché non sapevo che fare della mia vita. All'inizio andavo bene, ma quello che studio non mi appassiona, lo faccio solo per dovere. Mancano solo due esami, e non mi perdonerei mai di lasciare ora, ma quando apro libro ho la nausea.
Ho una famiglia che mi ama, un lavoro, una vita sociale soddisfacente, ho amici che mi amano e mi stimano.
Ma non sono felice.
Sono profondamente insoddisfatta di me, sono perennemente stressata perché dovrei studiare ma ho il rifiuto, non riesco.
Da un anno a questa parte sono nettamente peggiorata. Mi sembra di non avere più stimoli, nulla mi soddisfa, la vita ha perso i suoi colori.
Sento solo l'ombra del fallimento su di me e la pressione del tempo che passa inesorabilmente.
Non so se sia burnout, depressione o cosa.
Sono seguita da una psicologa, ma non penso che abbia compreso del tutto il mio disagio, non so se l'ho compreso del tutto persino io.
Riesco solo a pensare a questa maledetta laurea che non arriva.
Vorrei solo un po' di pace...
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15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Buongiorno Ele.
Come lei stessa sta sperimentando, la sofferenza psicologica è qualcosa di molto complesso, per cui anche se "apparentemente tutto va bene", possiamo invece sentirci spenti dentro. La psicoterapia serve proprio a ritrovare i colori, per usare la sua metafora. Ma attenzione: ritrovare i colori significa attraversare tempeste di colori, di emozioni, in cui ci si sente persi, confusi, smarriti. Per questo intraprendere una psicoterapia non equivale a comprendersi e a sentirsi meglio, ma potrebbe volerci del tempo affinchè questo avvenga, l'importante è condividere con il/la terapeuta il proprio sentire, così com'è.
Io credo che questa immagine di sè come "il genio della famiglia" sia già un punto importante da cui partire per esplorare le aspettative che lei da sempre ripone in se stessa e che ora la stanno schiacciando.
Se dovesse continuare a sentirsi non a suo agio nella terapia, anche dopo averne parlato con la collega, allora non abbia paura di cambiare, non sempre si trova il professionista giusto al primo colpo, e avere la forza di perseguire il proprio benessere, è già un processo di cura in sè.
Le auguro davvero il meglio.
24 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile utente,
quanti temi ha sollevato in questo spazio.
Partiamo dalla relazione con la sua terapeuta in cui traspare una certa insoddisfazione. Questo è il primo punto che dovrebbe discutere con lei.
Come ha superato la depressione (se mai si sia trattato di questo)? Ha utilizzato farmaci?
Altro punto importante riguarda quanto lei si riconosca nel percorso di studi scelto, quanto sia legato al dover di compiacere (chi?) e all'ansia che lo accompagna.
Tutto ciò attiene alle aree della definizione e riconoscimento della propria identità
Restiamo a sua disposizione per ogni eventuale chiarimento.
Saluti,
Studio Associato Dott. Diego Ferrara Dott.ssa Sonia Simeoli
16 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Ele95, parta innanzi tutto dal suo rapporto con la
psicologa che la sta seguendo condividendo questa sua sensazione di non aver ben compreso il “disagio che sta provando” e valuti se è il caso proseguire o cambiare il tipo di approccio. Sicuramente trovarsi a fare qualcosa che non ci stimola demoralizza e si ha la sensazione di non vedere possibilità di uscita. Ma nulla è perduto, la vita ha i suoi ritmi non si accanisca con se stessa, si prenda del tempo per coltivare i suoi interessi, ha bisogno di ripartire nel migliore dei modi.
Resto a sua disposizione
Le auguro il meglio
Un caro saluto
Dott.ssa Concetta Bellomo
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Ele95,
è più comune di quanto si creda una situazione come la sua, dove, paradossalmente, il genio della famiglia, si trova poi bloccato a poca distanza dal traguardo. Questo non intende sminuire la sua sofferenza, che purtroppo immagino davvero intensa, ma riportarle come non sia assurdo come può sembrare, restano quindi quelle emozioni così spiacevoli come la vergogna, la colpa e il senso di fallimento, su cui bisogna lavorare per comprenderne le radici.
Spesso infatti il non riuscire a scuola, soprattutto quando le capacità intellettive sono sempre state presenti, ha dei significati più profondi.
Ne parli apertamente con la sua psicologa, le dica che si sente non compresa. So che può sembrare scortese o difficile da fare, ma può risultare molto utile, forse più che tanti altri momenti.
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara,
Ti consiglio di parlare apertamente con la tua psicologa, così facendo le darai modo di aiutarti in modo più efficace. Se invece senti che il percorso con lei si è esaurito sei libera di fare altre scelte. È importante seguire un percorso mirato con un professionista con cui ti senti in linea, in modo da lavorare su quanto alimenta il tuo sentirti così, quindi anche sulle cause e l’origine, ma soprattutto su come agire oggi per vivere la tua vita in modo appagante e sereno. In queste poche parole hai già detto tanto sulle pressioni del “fare le cose bene” che però ad oggi ti fanno sentire senza stimoli e percepire la vita in bianco e nero, o grigio.
Il fallimento esiste solo se guardiamo le cose da un’unica prospettiva, ma la vita è anche altro, e quello che ad oggi può sembrarti una sconfitta, può essere il grande punto di svolta della tua realizzazione personale… Una realizzazione che segua i tuoi bisogni, le tue aspirazioni e non le doverizzazioni dettate da aspettative illusorie. Se al momento ti sembra di non avere scelta, o non sapere cosa sia più in linea con te stessa, è solo perché non hai avuto modo di guardare le cose con lenti diverse…
Io resto a tua disposizione.
Augurandoti il meglio, ti invio un caro saluto!
Dr.ssa ASIGNORELLI (sedute anche online)
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Ele95,
dalle sue parole è molto chiara la sensazione di questa pressione pesante che percepisce.
Sembrerebbe che lei abbia perso la motivazione per portare avanti questo corso universitario. E' comprensibile, dato che racconta che non la appassiona, che sente pesantemente la possibilità del fallimento e della pressione del tempo: tutte queste cose insieme di certo non aiutano a riaprire i libri.
Credo possa essere utile provare a capire meglio quali siano i suoi bisogni al momento e cos'è che davvero la blocca dal riprendere in mano i libri: cosa si nasconde dietro questa paura del fallimento?
Comprendere meglio questo fallimento e questa pressione di cui parla potrebbe aiutarla a trovare un modo per uscirne o metterli momentaneamente da parte, invece di ingigantirli.
In questo momento probabilmente ha bisogno di ritrovare quella motivazione che possa portarla a concludere il percorso, anche magari cercando di capire meglio cos'è che potrebbe renderla felice.
E' un percorso che è difficile fare da sola: può portare queste tematiche alla sua psicologa attuale, magari rimandandole anche che sente di dover comprendere meglio questo suo disagio, come lei stessa ha riportato.
Le faccio i miei auguri, rimanendo a disposizione per un eventuale consulto.
Dott.ssa Elisa Borace
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Ele,
comprendo e accolgo in pieno la sua sofferenza... quasi come non vedere quella famosa luce in fondo al tunnel.
Mi ha colpito molto la sua frase "la vita ha perso i suoi colori" e penso che con queste semplici parole lei sia riuscita a racchiudere ciò che porta dentro.
Sicuramente ciò che lei sta vivendo ora è manifestazione di vissuti emotivi ed esperienze accantonati per anni e pertanto non risolti.
Leggo in lei un forte senso del dovere che la porta inevitabilmente a provare forti sensazioni di vuoto e di insoddisfazione ed è come se si fosse generato in lei un circolo vizioso dalla quale non riesce ad uscire, fatto di pensieri ed emozioni correlati tra di loro.
Leggo che lei è già seguita da un' altra collega: le consiglio di parlare con lei di questo senso di incomprensione da parte sua così magari potreste trovare insieme la giusta chiave per proseguire il percorso.
In ogni modo, per qualsiasi sua necessità rimango a sua disposizione!
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Ele,
il malessere che lei ha descritto può essere certamente spiegato da una riacutizzazione della sindrome depressiva di cui ha già sofferto in passato.
Purtroppo non sempre la psicoterapia (anche quella cognitivo-comportamentale che è la più indicata per questa psicopatologia) è sufficiente per la remisasione dei sintomi.
In tali casi è consigliabile una integrazione farmacologica per cui, senza lasciare la psicoterapia, le suggerisco di consultare anche uno psichiatra.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentilissima Ele,
intanto penso che dovrebbe approfondire il discorso con la sua psicologa dato che è già seguita da uno specialista.
Penso che la chiave di lettura del suo malessere potrebbe (e dico potrebbe perché mi baso solo sul suo racconto) essere dato dal fatto che sta studiando solo per dovere, non per una reale passione. Un dovere che probabilmente sente verso gli altri (famiglia ad esempio) ma anche verso se stessa. Questi studi che lei sente come un’attività incombente la rendono svogliata e di cattivo umore, o accentuano altre problematiche eventualmente presenti.
Siccome è molto giovane penso possa tranquillamente dare una svolta a questa situazione, magari affrontando un nuovo percorso per capire “chi è” e “cosa vuole fare”.
Io sono disponibile online,
Buona giornata,
Dott.ssa Valentina Ciavarra
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Ele,
Quanta sofferenza percepisco un queste poche righe. Tanta. Credo che la risposta ai suoi dubbi possa già essere racchiusa proprio in queste righe che ha scritto. La troverà quando sarà pronta.
Ritroverà i colori della vita quanto sarà pronta a lasciare da parte il bianco e il nero. Forse queste tele scolorite hanno ancora qualcosa da dirle, qualcosa che ancora non è riuscita a vedere appieno.
Non mi sento, però, di consigliarle di cambiare psicologa. Possibile che, relazionalmente parlando, tra voi non ci sia chimica, ma, prima fare qualche cambiamento, io proverei a parlarne proprio con quella figura che le sembra non la capisca. Mi sembra di aver capito che si sente bloccata nella vita così come nella psicoterapia. Inizi a provare a sbloccare quest'ultima, più piccola e meno pervasiva forse. Potrebbe proprio provare a dire alla sua psicologa che non si sente capita da lei, provare a vedere se succede e cosa succede. Potrebbe stupirla!
15 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Ele,
la tua storia.. queste parole veicolano tutto il peso di una stagnante sofferenza paralizzata. Ho la sensazione di vederti come in un limbo con le caviglie bloccate, il cuore appesantito e attorno una fitta nebbia grigia. Non è semplice ritrovare lo slancio vitale quando essenzialmente non si ha le energie e la motivazione per farlo. Sono certa che oltre il fenomeno della tua situazione esistenziale ci sia un vissuto che merita di essere esplorato, espresso, condiviso e significato.. se ad oggi la tua vita è stata risucchiata nel vortice melancolico dev'esserci stato un vissuto, spesso inconsapevole, che ti ha disorientato fino a perdere te stessa. La risonanza emotiva delle tue parole mi spingono a consigliarti di affidarti ad un terapeuta che, possa empatizzare autenticamente con la tua sofferenza; lo psicologo in primis è una persona con le sue sfaccettature caratteriali e trovare quella persona con cui entrare in sintonia non è facile.. ma non impossibile. L'alleanza per esser terapeutica, per costruire una relazione risanatrice e costruttiva deve poter nutrirsi di una reciproca fiducia e sincerità. Ele, cerca la tua "persona terapeutica" tra i tanti professionisti e vedrai che insieme individuerete il tuo orizzonte esistenziale partendo da una riattivazione dello slancio vitale.
Io sono quì, online a tua disposizione per ogni tua necessità.
Ti abbraccio, un caro saluto.
Dott.ssa Guercioni Clarissa