Buongiorno,sono una ragazza di 20 anni e sono talmente timida che non riesco neanche a parlare con i miei parenti,come ad esempio mia zia o mio nonno,non solo con i miei coetanei.Credo di avere il disturbo evitante di personalità,non mi sembra solo timidezza,perchè nonostante gli anni passino sono sempre timidissima,non riesco ad aprirmi neanche un pò con nessuno.Si può guarire da questo disturbo?Non sono sicura di averlo,però di solito credo che la timidezza un pò passi con il trascorrere del tempo,invece non sono cambiata per niente.Una persona può riuscire ad avere una vita normale anche con questo disturbo,grazie ad una psicoterapia?
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7 APR 2017
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Buongiorno Valeria,
anche se l’inibizione sociale e relazionale è uno dei sintomi del disturbo evitante di personalità, non tutte le persone che sono timide hanno un disturbo evitante.
Concordo con la sua riflessione che una semplice questione di timidezza tende progressivamente a risolversi con la crescita e se a vent’anni non si è allentata è il caso di capire meglio di che si tratta.
Inevitabilmente una timidezza eccessiva pervade vari ambiti della vita e li condiziona in negativo perché rende meno fluide se non impossibili le relazioni e di conseguenza porta a evitare molte situazioni e perdersi molte opportunità. Di fatto limita la nostra vita.
Spesso la timidezza si accompagna a un’autostima instabile, al timore di provare imbarazzo e di essere giudicati come inadeguati dal proprio interlocutore.
Tutte queste sono tematiche importantissime da trattare in un percorso di psicoterapia assieme a un trattamento mirato rispetto alla vergogna. Vedrà che i risultati ci saranno e potrà gradualmente vivere una vita normale.
Cordiali saluti
Dott.ssa Lucia Rinaldi
15 APR 2017
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Valeria,
la timidezza da sola non può giustificare un disturbo di personalità evitante, piuttosto qual è il suo livello di autostima? Quanto si sente sicura di se stessa? Lei può avere una vita normalissima, deve solo imparare ad avere più fiducia in sé stessa ed una psicoterapia può essere il viaggio che le ci vuole.
Le consiglio di rivolgersi (senza vergogna e/o pregiudizi) ad un PROFESSIONISTA PSICOLOGO/PSICOTERAPEUTA che sicuramente l’aiuterà a fare chiarezza in merito al disagio che sta vivendo.
Buona Fortuna.
Dott.ssa Crocicchio MariaGiovanna
Psicologa-Psicoterapeuta
8 APR 2017
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Buongiorno Valeria,
bisogna capire a quale bisogno psicologico serve la sua timidezza. Un percorso psicoterapeutico permette innanzi tutto di comprenderla a fondo, in mondo da cercare di superarla quel tanto che le serve per raggiungere i suoi obiettivi e poterla sostituire con altre modalità per soddisfare il suo bisogno. A titolo di puro esempio, quando la timidezza serve per non esporsi a possibili giudizi negativi, può essere utile un training di assertività per riconoscere e validare con maggior forza i propri pensieri e le proprie emozioni.
Sperando di averle lasciato uno spunto utile, le auguro buona giornata
8 APR 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Valeria, prima di tutto farsi una diagnosi da sola non L' aiuta molto, ogni disturbo ha caratteristiche complesse e non bastano semplici informazioni per diagnosticarlo. Se ha mal di pancia su internet quante informazioni trova e possibili diagnosi? Le consiglio senz altro una psicoterapia, L aiuterebbe a comprendere intanto da cosa deriva questa timidezza di cui parla, ma anche a cercare di sbloccarla per vivere più serenamente. Ha solo 20 anni quindi si può senza dubbio fare tanto. Con i migliori auguri, Dottssa maria pizzale
8 APR 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve Valeria,
Il disturbo evitante di personalità non si può diagnosticare per la presenza di timidezza. Si tratta di una tendenza all'evitamento che è molto più pervasiva della timidezza.
Dalle sue parole capisco che questa sua difficoltà ad aprirsi la preoccupa e capisco che si sente limitata nel potersi esprimere per come desidera.
A tal proposito, le consiglierei di chiedere aiuto a qualche psicoterapeuta perchè, come le ha suggerito la mia collega, ci sono degli aspetti emotivi e cognitivi che riguardano l'immagine di sè in relazione agli altri che è bene affrontare.
Nel frattempo, per poter meglio gestire questa situazione, le consiglio di concentrarsi su attività sociali o ricreative in cui può stare a contatto con gli altri ma senza pretendere di dover esprimersi su contenuti personali. Le suggerisco questo per contrastare eventuali tendenze all'isolamento.
7 APR 2017
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Cara Valeria,
la difficoltà mi sembra di capire le crea notevole disagio. Non è possibile effettuare una diagnosi on line, occorre approfondire in un setting terapeutico. Che sensazioni, emozioni, pensieri vive in tali momenti di chiusura relazionale?
Una psicoterapia potrebbe aiutarla a comprendere le origini e le cause di questo blocco relazionale. Resto disponibile per eventuali informazioni
dott.ssa Donatella Costa (Brescia)
7 APR 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Carissima, capisco perfettamente, la sensazione di disagio che prova e la necessità di superarla. Bisogna però, capire effettivamente, questa timidezza che cosa nasconde, da dove nasce e cosa la fa permanere, per poi affrontarla efficacemente. Per parlare di disturbo evitante ci vogliono maggiori informazioni, la timidezza non basta.
La psicoterapia può aiutarla molto non solo ad affrontare il problema, ma anche a gestirlo fin dalla quotidianità. Sono disponibile ad aiutarla se lo volesse, anche on line.
Carissimi saluti.
Dott.ssa Barbara De Luca
7 APR 2017
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve Valeria,
Non possiamo dire in questa sede e con le informazioni in possesso se ha un disturbo evitante di personalità, che non prevede che le persone "evitino" le altre, ma una serie di comportamenti ben più complessi.
Comprendo che sia difficile per lei fare i conti con questa timidezza e che sia preoccupata possa avere un disturbo di personalità, ma questo è da verificare comprendendo quali sono le motivazioni che la spingono ad evitare situazioni sociali anche familiari.
Se ripensasse a un episodio recente in cui non si è sentita a suo agio in un contesto sociale (e quale), cosa ha provato? Che emozione ha sentito?
Per rispondere alla sua ultima domanda, sì, la psicoterapia può aiutarla a ridefinire il suo disagio e a darle le strategie utili per affrontarlo
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento
Dottssa Fabrizia Tudisco