Non riesco a lavorare, non ho voglia di fare nulla e sono sempte arrabbiata

Inviata da Dalia87 · 29 apr 2025 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno
Ho 38 anni e da 1 anno circa sono disoccupata,ho appena trovato un altro impiego ma non so quanto resisterò. Lavoro da quando ho 20 anni,ho sempre fatto lavori di cui mi importava poco o niente per riuscire a mantenermi,non mi sono mai chiesta cosa mi piacesse fare perché mi servivano i soldi.E sono anche brava nel mio lavoro,ogni nuovo impiego mi buttano addosso enormi mole di responsabilità complimentandosi x la mia bravura e più lavoro bene, peggiore diventa il carico, sempre.Vivo ancora con dei coinquilini (studenti universitari)poiché non posso permettermi un mutuo e mia madre,che potrebbe ,non mi aiuta.
Adesso questo nuovo lavoro richiede la solita 1/2 di viaggio andata e ritorno e tutti contano sulla mia "bravura"ma io faccio fatica anche ad alzarmi dal letto x lavarmi i denti.Sono sola,da anni ho perso interesse per qualsiasi cosa.Odio profondamente le pochissime persone che mi circondano.
Ho fatto un anno di terapia da una psicoterapeuta 3 anni fa,del tutto inutili.
Sono almeno 5 anni che non ho relazioni sociali di alcun tipo non so più cosa fare mi sveglio la notte e piango. La mattina mi sveglio non vedendo l'ora che arrivi la sera per andare a dormire.
Qualcuno mi può aiutare?
Grazie x aver letto

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Miglior risposta 30 APR 2025

Buongiorno,
ci tengo innanzitutto a ringraziarLa.
La condivisione che ha fatto mi toccata particolarmente. Posso sentire dalle sue parole la grande sofferenza che sta attraversando. La fatica, la solitudine arrivano a logorare chiunque e leggendo la sua storia sento quindi una grande forza.
Lei ha senza dubbio delle grandi risorse, una perseveranza notevole, che la portano non solo a eccellere nel suo lavoro, ma che le hanno consentito di non crollare.
Mi dispiace molto sentire che la sua precedente esperienza di terapia non sia stata utile. È vero, trovare il terapeuta e l'approccio specifico di cui si ha bisogno in un determinato momento a volte è complicato, poiché esistono diversi orientamenti terapeutici, ognuno con un suo modo di guardare al disagio e al cambiamento. La invito però a riprovare: non si arrenda e dia alla terapia una seconda possibilità.
La sua forza e il suo valore aspettando un occasione per rifiorire. Lei merita di stare bene ed essere felice.

Restando a disposizione se volesse approfondire,
dott.ssa Perla Da Prà

Dott.ssa Perla Da Prà Psicologo a Bertinoro

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10 MAG 2025

Caro utente,
quello che descrivi è un tipico esempio di relazione ambivalente, dove uno dei due (in questo caso lei) oscilla tra desiderio di vicinanza e paura dell’impegno. Questo comportamento spesso non è intenzionale né malizioso, ma nasce da insicurezze, ferite del passato e una difficoltà a fidarsi pienamente.

Dal tuo racconto emerge chiaramente che tu stai investendo molto, mettendoti in gioco con sincerità e serietà. Tuttavia, quando ti accorgi che il rapporto ti porta a sforzarti continuamente e a rincorrere l’altro, rischi di entrare in una dinamica sbilanciata, dove perdi di vista i tuoi stessi bisogni e limiti.

Il consiglio psicologico è questo: fermati e ascoltati.

Cosa vuoi davvero da questa relazione?

Cosa ti fa sentire valorizzato e rispettato?

Come ti senti quando l’altro è distante o contraddittorio?


È importante che tu non assuma il ruolo del “salvatore” né ti carichi del peso delle paure altrui. Per costruire qualcosa di sano, servono due persone disposte a lavorare insieme, con chiarezza e impegno reciproco.

Ti suggerisco di comunicare in modo chiaro e calmo cosa provi, cosa ti aspetti e cosa ti fa stare bene. E poi osserva: lei è davvero pronta a incontrarti a metà strada? Se no, proteggere te stesso e i tuoi confini emotivi non è egoismo, ma una forma di cura personale.

Dott.ssa Ada Palma Psicologo a Giugliano in Campania

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10 MAG 2025

Buongiorno,
Innanzitutto, mostro comprensione per la difficile situazione che sta vivendo.
Ho l'impressione, dal suo racconto, che (come dimostra di essere piuttosto consapevole) non ha mai cercato di comprendere quali fossero i suoi reali interessi, desideri, bisogni. Questo può avere luogo per vari motivi, sicuramente anche a causa di un ambiente familiare invalidante e non sufficientemente supportivo, nel processo. La invito a vedere come divenire consapevole dei propri bisogni e desideri, così come capace di soddisfare questi ultimi, faccia parte del processo emancipativo.
Non è, quindi, un percorso facile: richiede, innanzitutto, la necessità di assumersi responsabilità, di incorrere in frustrazioni. Ciononostante, come prova sulla sua pelle, si rende anche necessario, pena l'insorgenza, prima o poi nel corso della vita, di uno stato di insoddisfazione cronica, che rischia di mutare in condizioni ben più gravi.
Un percorso di terapia breve le potrebbe essere di supporto in questo genere di processo, dunque per fare chiarezza circa i suoi bisogni/desideri attuali, esserle di aiuto nel trovare modalità adeguate di soddisfacimento degli stessi, così come per sondare eventuali difficoltà nel processo, ascrivibili ad una varietà di fattori, potenzialmente determinati da un passato invalidante.

Sperando di esserle stata d'aiuto,
Rimango a disposizione anche per consulenze online.

Dott.ssa Elisa Folliero

Dott.ssa Elisa Folliero Psicologo a Spino d'Adda

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6 MAG 2025

Buongiorno Daila ,
Grazie per la disponibilità profonda condivisione .
Dal suo racconto emerge sofferenza e la sua richiesta di aiuto e un buon punto di partenza incoraggiandola a potersi mettere in cammino verso un lavoro di rinascita di seve delle sue risorse .
Comprendo che in questo momento si senta sola e sconfortata,può iniziare dal puntoe stess in cui si trova per procedere in un percorso terapeutico di sostegno che la aiuti a poter avere anche più fiducia in sé .
Disponibile anche online ,le auguro di trovare lo spazio per se .
Un caro saluto .
Dr.ssa Alessandra Petrachi

Dott.ssa Alessandra Petrachi Psicologo a Rimini

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6 MAG 2025

Ciao Dalia, mi piace pensare, concentrandomi su quello che dici, che tu sia una tipa forte e ribelle. Ma purtroppo la tua ribellione non é andata a buon fine, ed ora ti senti "fuori tempo". Certo, se riprendi ora con un buon terapeuta questo ti può aiutare, però ci devi andare con le idee un po' più chiare. Nel senso di definire un paio di obiettivi per la tua vita, cominciando subito con piccoli nuovi passi, con nuovo coraggio, ma in quella direzione. Pensa che prima dei quaranta la tua vita cambierà, non si sa quanto prima, ma comincia subito.

Dott. Bonacina Giampiero Psicologo a Valmadrera

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6 MAG 2025

Buongiorno Dalia
Sono la Dottoressa Alice Vacca.
Ho letto con attenzione la sua mail
Cosa le piacerebbe avere nel qui e ora poter riposare bene e trovare l energia giusta per poter andare a lavoro senza questa tristezza che la sta assalendo?
Io nn credo che quello che lei abbia fatto un passato sia vano, ma credo che cmq sia un discorso aperto che le dovrebbe riprendere.
Dia una chans alla Psicoterapia e riprovi a intraprendere u percorso perché le potrebbe dare molti spunti di motivazione vitale.
Le auguro una serena giornata
Dottoressa Alice Vacca

Dott.ssa Alice Vacca Psicologo a Quartu Sant'Elena

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6 MAG 2025

Buonasera Dalia,
Da quello che scrivi sembra che una serie di ostacoli e sfide che nella vita hai dovuto affrontare per diverse ragioni ora ti abbiano portato ad un equilibro che senti come rigido, oltre che a sperimentare la fatica di queste pressioni soprattutto lavorative. Sarebbe utile capire in che modo hai cercato di affrontare finora questa sofferenza, anche nel precedente percorso di psicoterapia, in modo da esplorare nuove modalità e prospettive che ti permettano di sperimentare ruoli differenti rispetto a quella su cui tutti devono contare e che deve sempre funzionare in un certo modo.
Utilizzando un approccio sistemico-relazionale, si potrebbe indagare chi riesce a vedere maggiormente questa sofferenza e se qualcuno potrebbe essere di supporto, a partire dalla famiglia d'origine ma anche relativamente al possibile ruolo dei coinquilini.

Un percorso psicologico, che parta dal presupposto di esplorare nel presente che risorse può essere utile costruire per favorire il benessere, potrebbe aiutarti a riprenderti rispetto alla sofferenza che stai esperendo.

Resto a disposizione,
Dott. Lorenzo Atti

Dott. Lorenzo Atti Psicologo a Modena

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6 MAG 2025

Buongiorno Dalia,
Ha scritto un messaggio potente, che colpisce per l'onesta' con cui descrive un disagio profondo e diffuso. Una vita faticosa e solitaria puo' portare a sintomi depressevi, quali la stanchezza, demotivazione, mancanza di interesse per tutto, insofferenza verso gli altri. Il fatto che le sue capacita' vengano riconosciute per assegnarle piu' responsabilita' ma non maggior riconoscimento o una migliore retribuzione peggiora di molto la situazione. E' davvero venuto il momento per chiedere di piu' per se stessa. Lei ci o forse si chiede se qualcuno possa aiutarla. Io credo di si, ma il primo aiuto deve venire da Lei stessa nella forma di intraprendere un'azione. Immagino che avere una terapia inefficace alle spalle renda molto difficile un nuovo tentativo, eppure la sua vita merita questo sforzo. Un percorso di terapia indivduale, se necessario affiancato temporaneamente ad una terapia farmacologica, potrebbero davvero aiutarla ad iniziare un processo di cambiamento di cui ha bisogno.
Resto a disposizione, se vuole.
Un caro saluto,
Francesca Calvano

Dott.ssa Francesca Calvano Psicologo a Roma

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6 MAG 2025

Buongiorno gentile Dalia, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Le sue parole arrivano forti e chiare, e raccontano una sofferenza profonda, accumulata nel tempo, che sembra aver logorato le energie e la motivazione, lasciandola in una condizione di vuoto, stanchezza e disillusione. È evidente che per anni ha portato avanti la sua vita con grande senso del dovere, lavorando duramente, adattandosi, assumendosi responsabilità che altri le hanno affidato, spesso senza che lei avesse la possibilità di scegliere o fermarsi a chiedersi cosa desiderasse davvero per sé.

Questo tipo di funzionamento (orientato al dovere, alla resistenza, alla sopravvivenza) può diventare nel tempo una trappola, perché si basa sul continuo sacrificio di sé. Quando si è bravi, capaci, affidabili, gli altri tendono a contare su di noi senza accorgersi del nostro malessere, e noi stessi possiamo finire col convincerci che il nostro valore sia solo nella nostra produttività, non nella nostra persona. Ma arriva un momento in cui il corpo e la mente iniziano a lanciare segnali forti, come quelli che lei descrive: il pianto notturno, la fatica a compiere gesti quotidiani, il disinteresse per tutto, la rabbia, l’isolamento sociale.

Questi segnali non sono un cedimento della sua forza, ma una richiesta di ascolto urgente. Non sono banali e non vanno trascurati, perché indicano un dolore psicologico che può assumere forme depressive e che, come ogni ferita, ha bisogno di essere accolto e curato in modo serio e rispettoso.

Capisco che l’esperienza passata con la psicoterapia l’abbia delusa, e questo può rendere difficile l’idea di chiedere nuovamente aiuto. Ma mi sento di dirle, con la mia esperienza, che non tutte le terapie sono uguali. A volte serve tempo per trovare il professionista con cui si riesce davvero a costruire uno spazio di fiducia, di comprensione e anche di direzione. In situazioni complesse e cronicizzate come quella che descrive, un approccio integrato (basato su metodi validati scientificamente, ma anche attento alla storia personale e al vissuto emotivo profondo) può offrire una via d’uscita.

Non è troppo tardi per ripartire, ma è importante farlo accompagnati. Il dolore che sente non è un difetto del suo carattere, non è una debolezza, ma il segnale di una vita che è stata vissuta troppo a lungo senza abbastanza spazio per i suoi veri bisogni. E questi bisogni hanno valore, hanno diritto di essere ascoltati, rispettati e portati al centro.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino

Dott. Luca Vocino Psicologo a Bergamo

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6 MAG 2025

Buongiorno,
grazie a lei per aver trovato la forza di scrivere tutto questo. Le sue parole non sono “lamentele”, ma un grido di stanchezza da una vita vissuta sempre in lotta, sempre in solitudine. E nessuno dovrebbe affrontare tutto questo da sola.
Non è debolezza, non è pigrizia: è esaurimento emotivo, e probabilmente anche una forma di depressione.
Lei non è sbagliata, è esausta.
Ha fatto terapia, e non ha funzionato: forse quella terapeuta, in quel momento, non era la figura giusta. Succede, e non è colpa sua.
Ma rinunciare per sempre al supporto non è l’unica via. C’è bisogno ora di un aiuto più mirato, qualcuno che possa vederla, davvero, nella sua sofferenza e non soltanto darle “strategie”.
Lei merita molto di più di una vita sopportata. E questo è ancora possibile.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Arena

Alessandra Arena Psicologo a Grottaferrata

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6 MAG 2025

Cara Dalia87, prima di tutto, voglio ringraziarti per aver condiviso ciò che stai vivendo. La tua lettera è intensa, dolorosa e piena di una verità che spesso rimane soffocata dentro le persone troppo a lungo. Hai fatto qualcosa di molto importante scrivendo queste parole. Hai chiesto aiuto. E questa è già una forma di forza, non di debolezza.

Dalle tue parole emerge una sofferenza significativa, che ha radici profonde: stanchezza cronica, senso di isolamento, mancanza di senso, delusione nelle relazioni, un senso costante di essere “usata” e mai veramente vista per i tuoi bisogni. Hai dato tanto, ma ti è tornato pochissimo.

Ti sei adattata a lungo a una vita che non hai scelto, e ora il sistema interno corpo, mente, emozioni, sta dicendo basta. Quello che descrivi (fatica ad alzarti, disinteresse, pianto notturno, pensieri negativi ricorrenti) sono segnali molto chiari di una sofferenza psicologica che non può più essere ignorata.

Nella terapia cognitivo-comportamentale lavoriamo proprio su questi aspetti, in modo molto concreto:

- imparando a identificare e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano dolore e senso di impotenza
- ristabilendo piccole ma fondamentali abitudini quotidiane
- ricostruendo lentamente motivazione e autostima
- gestendo l’ansia, l’umore basso e la rabbia attraverso strumenti pratici
- rivedendo gli schemi di relazione in cui ti senti sempre sovraccaricata e poco considerata

Se la terapia passata non ha funzionato, ti invito a non scoraggiarti: può succedere. La relazione terapeutica è fondamentale, e non sempre si trova la persona giusta al primo tentativo. Ma questo non significa che tu sia "sbagliata" o che non ci sia soluzione.

Un passo possibile potrebbe essere anche fare una valutazione diagnostica per escludere un disturbo depressivo o dell’adattamento, e valutare in modo serio e rispettoso un supporto farmacologico possa affiancare la terapia per sbloccare il punto in cui ti trovi ora.

Infine, una cosa importante: non sei sola. Ti senti sola, ma ci sono strumenti, professionisti, e reti di sostegno che possono aiutarti. Il buio che descrivi non è eterno. Ma va affrontato con qualcuno al tuo fianco.

Se vuoi, possiamo iniziare da piccole cose. Anche solo il costruire una routine minima. Parlare. Mettere in ordine i pensieri. Ma farlo insieme, non da sola.

Ti mando un pensiero di rispetto e vicinanza.
Dr. Giuliano V. Cipollini

Dr. Giuliano V. Cipollini Psicologo a Ascoli Piceno

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6 MAG 2025

Buongiorno Dalia87,
leggendo quanto da lei lamentato, ritengo che Lei sia sotto stress lavorativo in quanto Lei ha sempre fatto e continua a fare lavori che non La soddisfano, ma soltanto per mantenersi economicamente.
Lo stress è una normale risposta psicologica e fisiologica che la persona mette in atto per affrontare le pressioni giornaliere, ma diventa controproducente quando compromette il comportamento e le attività quotidiane.
Il lavoro è una delle cause più frequenti di stress estremo nelle persone. Può essere dovuto alla mansione, al carico di lavoro.
L'esposizione cronica e prolungata allo stress può causare disturbi psicologici e fisici, riducendo la qualità della vita.
i sintomi dello stress lavorativo sono:
- Mal di testa;
- Disturbi del sonno;
- Difficoltà a concentrarsi;
- Carattere irascibile;
- Insoddisfazione lavorativa;
- Basso tono dell'umore.
Per uscire dallo stress lavorativo occorre richiedere un supporto psicologico o un percorso psicoterapico, che consenta di:
- Favorire maggiore consapevolezza del problema;
- Valorizzare le proprie risorse personali;
- Comprendere le relazioni tra i sintomi manifestati, il proprio vissuto.
Psicologa Lo Bianco Caterina

Caterina Lo Bianco Psicologo a Palermo

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4 MAG 2025

Gentile Dalia,

Grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere difficile vivere questa sensazione di vuoto, stanchezza e sfiducia, specialmente dopo anni di impegno costante e responsabilità crescenti. Le sue parole trasmettono un grande peso emotivo e una profonda fatica che si è sedimentata nel tempo, al punto da rendere faticosi anche i gesti più semplici della quotidianità.

Ciò che descrive – la difficoltà ad alzarsi dal letto, la mancanza di interesse e piacere per le attività, il sentirsi sola, arrabbiata e priva di speranze, insieme al desiderio di tornare a letto appena sveglia – sono segnali importanti che meritano attenzione. Non sono semplicemente “pigrizia” o “stanchezza”: potrebbero essere indicativi di un vissuto depressivo che si è cronicizzato nel tempo, probabilmente alimentato da uno sforzo costante e non riconosciuto, da un carico di responsabilità elevato e da una scarsa rete di supporto emotivo e sociale.

Il fatto che una terapia precedente non abbia portato ai risultati sperati non significa che non ci siano possibilità di miglioramento. È possibile che in quel momento non fosse il percorso o il tipo di approccio più adatto alle sue esigenze, oppure che ci fossero altre priorità emotive da affrontare prima. Oggi, riprendere un percorso psicologico, magari con un altro professionista o orientandosi su un approccio diverso (ad esempio una terapia cognitivo-comportamentale, o integrata), potrebbe aiutarla a dare un senso a quello che sta vivendo, a riconoscere e gestire la rabbia e la frustrazione, e a ritrovare progressivamente uno spazio per sé e per i suoi desideri. Vorrei rassicurarla: non è sola, e non è “sbagliata” per provare quello che prova. Le sue emozioni sono legittime e hanno radici profonde nella sua storia e nelle sue esperienze. Chiedere aiuto, come ha fatto scrivendo questo messaggio, è già un passo significativo e coraggioso.

Dott.ssa Ada Palma Psicologo a Giugliano in Campania

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3 MAG 2025

Buongiorno Dalia,
È arrabbiata perché non le piace la sua vita, forse dovrebbe dare più valore a se stessa ed essere meno insicura. Mi sembra che si sia sabotando da sola
So che ha già intrapreso in passato una terapia e non è andata bene, forse non era pronta o forse la persona non era giusta. Provi ancora, per se stessa

Dott.ssa Alice Noseda Psicologo a Lecco

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2 MAG 2025

Cara Dalia,
comprendo che la stanchezza profonda di questi anni faccia corto circuito con il fatto di “essere brava=più carico”.
A stanchezza si aggiunge stanchezza, a frustrazione si lega frustrazione. La tristezza e la perdita di senso sono nemici terribili con cui convivere, ma di fatto è qualcosa che lei sta già facendo, mettendo in atto risorse che possono trasformarsi e diventare alleanze invece che nemici.
Chiedere aiuto, come ha fatto, è un atto altamente intelligente, le permetterebbe di rimettersi al centro come soggetto, ritrovando l’energia che ha.
Forza! Ne ha tanta, si vede.
Dott.ssa Eleonora Mazzola

Dott.ssa Eleonora Mazzola Psicologo a Milano

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2 MAG 2025

Salve Dalia,
dagli elementi che racconta, sembra che la sofferenza che prova sia presente da molto tempo ed abbia influenzato la sua vita. Probabilmente anche per questo motivo l'anno di psicoterapia svolto non è stato risolutivo: ci sono aspetti di noi più profondi, che richiedono del tempo per essere compresi e, soprattutto, risolti.
Credo che, per poterla aiutare, occorra comprendere il motivo dietro la sua insoddisfazione lavorativa e sociale: come mai non è mai riuscita a trovare un lavoro soddisfacente? Le è mai piaciuto qualche aspetto delle mansioni svolte in precedenza? Quanto si conosce in questo senso?
Un altro elemento da approfondire è la sua capacità nel dire "no": si concede questa possibilità o si sente in dovere di svolgere le mansione che le vengono assegnate, anche se non vorrebbe?
Oltre a ciò, la fatica che descrive non va sottovalutata: credo sia il caso che lei si rivolga ad uno psicoterapeuta quanto prima, per riprendere in mano la sua vita e trovare una risposta alla sua domanda.
Saluti,
dr.ssa Alessia Foronchi

Dott.ssa Alessia Foronchi Psicologo a Pesaro

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1 MAG 2025

Buonasera, cosa le ha sempre impedito di trovare lavori che le interessassero davvero piuttosto che scegliere lavori di cui le interessava poco o niente? Inoltre ha mai fatto qualche lavoro in tutta la sua vita che la entusiasmasse e quali sono stati nello specifico?

Liliana Sergio Psicologo a Andria

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30 APR 2025

Cara Dalia, direi che senza indugi è importante che lei si occupi del suo benessere. Quelli che racconta sembra proprio corrispondere ad un quadro depressivo che non influisce sul suo funzionamento lavorativo ma impedisce una vita relazionale serena. La invito a chiedere aiuto ad professionista quanto prima e rimango a disposizione per qualsiasi richiesta.
Silvia Chiavacci

Dott.ssa Silvia Chiavacci Psicologo a Firenze

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30 APR 2025

Buonasera Dalia,
Sembra che lei abbia fatto molto nella vita e se la sia saputa cavare in autonomia. Sembra anche che abbia al momento raggiunto una nuova consapevolezza, ovvero quella di volere qualcosa di diverso per sé, qualcosa di veramente nutriente a livello psichico. Trentotto anni è un’età in cui si può fare tanto e bene per sé stessi, nonostante le vicissitudini della vita e i rapporti affettivi critici.
Bisogna anche dire che un inizio di psicoterapia c’è stato e questo è l’importante. Infatti ci sarà sicuramente qualche ricordo di ciò che ha compreso in quell’anno e da cui ora poter ripartire. Un anno può essere poco per strutturare un cambiamento. Ci si può dare del tempo, il tempo che serve, il tempo che ci si vuole dedicare.
Forse per questo fattore di tempo, sarebbe consigliabile intraprendere un nuovo percorso psicoterapico, per capire e venire in contro ai propri bisogni.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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30 APR 2025

Ciao, ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo, non è affatto facile farlo, ma il fatto che tu lo abbia fatto è già un atto di coraggio. Le parole che scrivi raccontano una sofferenza profonda, fatta di solitudine, fatica cronica, senso di vuoto e mancanza di prospettive. E raccontano anche un dolore che è stato ignorato per troppo tempo, mentre tu cercavi di sopravvivere e “funzionare”, come se tutto dipendesse solo dalla tua forza.

Il tuo valore non si esaurisce nella tua “bravura” al lavoro. Anzi, sembra quasi che questa tua capacità, invece che essere riconosciuta, sia stata sfruttata e che tu sia stata lasciata sola a reggere pesi che nessuno dovrebbe portare da sola.

Hai provato a chiedere aiuto, e quella esperienza non ha funzionato. Questo può far nascere una sfiducia comprensibile, la sensazione che “nessuno può davvero aiutarmi”. Ma non è vero. È solo che a volte serve trovare la persona giusta, con cui si possa costruire una relazione terapeutica autentica, che sappia vedere chi sei davvero, non solo la parte che lavora, resiste e tiene duro, ma anche quella che sta crollando, e che ha tutto il diritto di chiedere cura, presenza, ascolto.

Non sei sbagliata, non sei debole, non sei “l’unica così”. Sei stanca. E ne hai tutte le ragioni.

Infine, capisco quanto possa essere deludente fare un percorso terapeutico e sentirsi comunque inascoltata o non compresa. Voglio però sottolineare che non tutti gli approcci terapeutici sono uguali, e non tutti i professionisti sono adatti a tutte le persone. La relazione che si costruisce con il proprio terapeuta è fondamentale: deve esserci fiducia, comprensione e una sensazione di alleanza autentica.
Per questo, se l’esperienza passata non è stata utile, non significa che la psicoterapia non possa esserlo. Potrebbe semplicemente essere stata una combinazione non adatta a te in quel momento. Ti invito a non rinunciare all’idea di cercare un altro professionista con cui costruire un nuovo spazio di cura, in cui tu possa davvero sentirti vista, accolta e sostenuta.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

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30 APR 2025

Buongiorno Dalia,

Ci tengo a ringraziarla per aver espresso un così profondo sentire che vive quotidianamente; dalle sue parole si percepisce il malessere, la fatica e la frustrazione di dover essere prestante su un lavoro che non la stimola e dall'altro lato di vivere in assenza di interesse.
Quello che mi risuona è la sensazione che la questione lavorativa abbia inglobato la sua esistenza; come se Dalia, al di là dell'ottima prestazione lavorativa, non sentisse di avere nulla o non avesse chiaro chi è.
Posso solo immaginare la fatica di alzarsi dal letto per indossare la maschera del lavoro ed essere perfetta lì, ma quando torna a casa il vissuto di sofferenza, desiderio di dormire o difficoltà ad alzarsi dal letto si rifanno vivi. Ad un primo sguardo sulla situazione, sembra un possibile quadro depressivo, ma vorrei invitarla, senza cadere nella mera etichetta diagnostica (che peraltro richiedere un approfondimento strutturato), a domandarsi: cosa voglio per me ora?
Perchè in tutto ciò mi sembra che ci sia uno sguardo privilegiato verso quello che non va, a discapito di ciò che potrebbe andare bene, valorizzando o scoprendo i suoi punti di luce e risorse.
Un altro aspetto impattante è l'odio che riferisce di provare verso le persone a lei vicine; sarebbe importantissimo indagare il motivo di tale sentire, per comprendere se lei voglia sviluppare modalità alternative di stare in relazione.

In secondo luogo sono profondamente dispiaciuta che il percorso di psicoterapia pregresso non abbia portato esiti sperati; molto spesso, proprio come nella quotidianità, possiamo "non andare bene con tutti", ma è fondamentale trovare il giusto incastro e costruire un'alleanza terapeutica efficace e valorizzante.

Infine, uno degli aspetti più importanti è la motivazione al cambiamento (per quanto esso possa essere difficile e costellato da ostacoli). Se sente di voler stare meglio (cosa che mi sembra di comprendere dalla sua coraggiosa richiesta di aiuto), questo è il primo passo per un percorso di crescita.
Detto ciò, sono propensa a suggerirle di affidarsi nuovamente ad un collega psicoterapeuta, con il genuino augurio che possa trovare "la persona giusta per lei", che possa aiutarla in questo delicato momento di vita che vive e che si porta dentro da anni.

Un caro saluto
Dott.ssa Evelyn Cia


Dott.ssa Cia Evelyn Psicologo a Trieste

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30 APR 2025

Buongiorno Dalia,
Il tuo messaggio mi colpisce profondamente e sento tutta la tua stanchezza, il peso e la solitudine che porti da tanto tempo. . Quello che scrivi non è solo uno sfogo, ma è la voce della parte di te che ha resistito troppo, troppo a lungo. Hai fatto ciò che serviva per sopravvivere, ma ora il corpo e l’anima chiedono ascolto.

Il tuo senso di vuoto, il disinteresse, il dolore nel quotidiano, non sono segni di debolezza, ma campanelli d’allarme di una sofferenza profonda che merita un'attenzione seria e competente. Hai già avuto un’esperienza terapeutica che non ti ha aiutato, e capisco che tu ti senta scoraggiata, ma non tutte le terapie sono uguali, né lo sono i terapeuti. Quando il dolore è così radicato e pervasivo, serve qualcuno che sappia incontrarti davvero, con pazienza, rispetto e senza fretta.

Non sei sbagliata. Stai solo portando un peso più grande di te, e nessuno dovrebbe farlo da sola.
Ti incoraggio con tutto il cuore a non chiuderti in questa sofferenza: esistono percorsi diversi, terapeuti più affini a te, magari approcci più corporei o dialogici che possono aiutarti a sentire di nuovo che valga la pena esserci.
C’è un filo che può ricucire ciò che ora sembra spezzato. E finché riesci a scrivere queste parole, non è troppo tardi.
Ti sono vicina con rispetto e partecipazione
Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Dott.ssa Marzia Mazzavillani Psicologo a Forlì

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30 APR 2025

Il tuo caso mi emoziona molto perchè spesso i luoghi comuni o una visione clinica troppo stretta potrebbe frettolosamente portare a pensare a una depressione. Premessi i dovuti approfondimenti, credo ognuno di noi è , professionisti e clienti/pazienti, siamo chiamati a indagare sul senso di scopo delle persone. È una istanza molto importante che uno dei miei autori di riferimento mi ha insegnato. Ti lascio con le sue parole, se ti risuonano, valuta un percorso esplorativo di counseling che possa stimolare in te una progettualità e degli obiettivi aderenti ai tuoi valori. "Piombato nel vuoto, l'uomo contemporaneo si vede sballottato tra il bisogno e la noia e lamenta una sensazione abissale di mancanza di significato." V.E. Frank
A prescindere dalle dovute valutazioni diagnostiche, questi aspetti sono imprescindibili per ogni persona. Ti auguro di trovare la tua direzione. Per qualsiasi approfondimento su questo tema puoi scrivermi una mail e rispondo molto volentieri su un tema che mi sta molto a cuore.

Carmen M. A. Maira Psicologo a Messina

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30 APR 2025

Il circolo vizioso depressivo si fonda sull’assunto di non voler fare niente che non aver voglia di fare niente di non riuscire a fare niente. Tutto ci pesa.

Noi vorremmo cambiare, perché sentiamo che quella situazione ci crea sofferenza, ma non riusciamo e aspettiamo sempre il momento opportuno per il cambiamento

Per cambiare bisogna cambiare. Se si aspetta il momento opportuno, questo momento opportuno non arriverà mai in quanto essendo un circolo vizioso e come girare in tondo, l’uscita non si trova mai.

Allora, cosa possiamo fare?

Dobbiamo spezzare il circolo vizioso e creare noi un’uscita

Usciamo a fare le cose che dobbiamo fare, iniziamo a cambiare lentamente ma concretamente la nostra routine, nonostante il sentimento depressivo.

Dobbiamo fare le cose che dobbiamo fare anche le più banali, alzarci la mattina, lavarci i denti, ecc.. nonostante il sentimento depressivo

Piano piano, scenderemo conto che le cose sono fattibili e che la non voglia il non riuscire a fare le cose, è solo una convinzione mentale di frustrare e non una realtà reale

Per sconfiggere il circuito vizioso depressivo bisogna agire nel concreto, iniziando a cambiare la nostra zinne, nonostante ci sia il sentimento depressivo stesso

In questo modo, col tempo si indebolirà

È opportuno che l’intraprende con un percorso psicologico che la posso aiutare a comprendere meglio la sua situazione, le motivazioni di stili di pensiero e comportamentali che sono alla base del suo malessere e sostituirli con uno stile di pensare comportamentale più funzionale.

In alcuni casi, è consigliabile associare alla psicoterapia una terapia farmacologica

Per ulteriori informazioni, mi contatti le risponderò con piacere

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Pontedera

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30 APR 2025

Buongiorno mi spiace molto della situazione in cui ti trovi.
Penso che dovresti farti aiutare da uno psicoterapeuta, per comprendere meglio le varie problematiche che presenti.
Dottoressa Patrizia Carboni
Psicologa psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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30 APR 2025

Buongiorno Dalia,
da quanto ci scrive io mi chiedevo: quanto le deve pesare essere sempre la Brava ragazza, sul lavoro, come in famiglia non chiedendo “una mano” ma sbrigandosela da sola. Quello che le consiglio, in maniera molto “superficiale” è di mollare un po’ e di ammettere, in primis a se stessa, che a volte è normale fermarsi, perché mancano motivazione ed energie. Ovviamente il discorso da fare sicuramente sarebbe più complesso, ma una domanda che mi sorge, su cui magari la invito se vuole, a riflettere è: faccio fatica a chiedere? Che sia aiuto o comprensione? E/o ad affidarmi all’altro? E se si, come mai? Le dico questo anche in merito alla sua psicoterapia interrotta perché “inutile”.
Secondo me questa potrebbe essere una riflessione da cui partire, un’idea che mi sono fatta rispetto a quello che ci scrive.
Se lo desidera, sono a sua disposizione.
Cordiali saluti,

dott.ssa Maria Felicia Verlotta

Dott.ssa Maria Felicia Verlotta Psicologo a Salerno

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