Buonasera,
sono in terapia da 4 anni con una psicologa che con me è sempre stata professionalmente impeccabile. Dall'inizio del mio rapporto con la dottoressa fino a circa un anno fa non provavo per lei nessun tipo di affetto particolare, se non una grande stima professionale per il supporto che da lei ricevevo. Da un anno la situazione è completamente cambiata, ho superato tanti ostacoli, sono sereno se non per il fatto che mi sono innamorato di lei. Ho letto a lungo e con molta attenzione le vostre risposte sul transfert e so che dovrei parlarne con la dottoressa, ma sono completamente bloccato! Ingessato dalla cima dei capelli fino ai piedi! È come se non trovassi le parole, eppure quando devo argomentare non sono affatto così, anzi...sono arrivato al punto che pur frequentando altre donne c'è sempre lei, ma non come dottoressa che mi ha aiutato, ma lei come donna con la sua intelligenza la sua capacità di coinvolgermi nelle discussioni più svariate! È come se la psicologa fosse svanita per lasciar posto alla donna. Soltanto l'idea di doverle dire dei miei sentimenti mi fa provare imbarazzo, fermo restando che forse, per come è acuta, sta aspettando che io tiri tutto fuori! Ma non ci riesco e so che non posso continuare così....Non so cosa dirle
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19 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Marcello,
vorrei evidenziare il fatto che il tempo trascorso in terapia , abbia prodotto risultati più che apprezzabili. Ciò raramente accade se non intercorre una fiducia profonda e una energia affettiva vera tra terapeuta e paziente. L'impeccabilità di comportamento della sua bravissima terapeuta, le ha permesso , di abbandonarsi gradualmente ai suoi sentimenti transferali, fino ad evidenziarli in tutta la loro potenza. Ora, non rimane che affrontarli , analizzarli a fondo senza preoccupazioni , poichè gli analisti conoscono molto bene queste dinamiche e non si scandalizzano, mi creda. Il prossimo passo sarà quindi quello di accogliere e contemporaneamente, spostare all'esterno del setting analitico, questa potente energia, che è la stessa che lega il bambino alla madre e che dovrà essere in seguito diretta verso oggetti affettivi più adeguati e esterni alla famiglia, conservando solo l'impronta della positività di un rapporto affettivo, di base, rinunciando alla fantasia sessuale che dovrà confluire su figure esterne alla famiglia andando a costituire i presupposti di buona capacità di entrare in relazione con l'altro sesso e di potere accedere ad una sana e adeguata vita affettivo-sessuale
18 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Marcello,
mi viene da ipotizzare che piuttosto che un vero innamoramento si tratti di una dipendenza dal terapeuta. Ciò può avvenire, probabilmente favorito da un rapporto terapeutico di lunga durata, ma non è la cosa auspicabile, in vista della risoluzione dei problemi e dell'autonomia del paziente.
Le consiglio pertanto di affrontare questo aspetto insieme alla terapeuta, tenendo presente che la terapia deve appunto prevedere un termine che combacia anche con maggiori capacità di distanziamento dal terapeuta, autostima e autonomia nella vita
Cordiali saluti
15 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Marcello,
sembra che lei, grazie ad un periodo di psicoterapia di durata congrua, oggi sia sereno ed abbia risolto tutti i suoi problemi tranne quello di essersi innamorato della sua psicoterapeuta e non avere il coraggio di aprire questo tema in terapia, unico tema su cui non riesce ad argomentare!
Stando così le cose, le suggerisco una seconda alternativa che è quella di ringraziare la dottoressa per tutto il lavoro fatto e chiederle se è d'accordo per la chiusura della terapia.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
15 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Marcello, lei ha già visto che questo suo sentire fa assolutamente parte della sua terapia. Probabilmente è arrivato ad un punto cruciale, a quel punto per cui non solo ci si racconta, ma si fa nella terapia ciò che si fa nella vita. Lei ha già detto tutto: ha riconosciuto il transfert, ha ipotizzato che forse la sua terapeuta ha intuito che siate arrivati a questo e sta aspettando che possiate lavorare, con fiducia, anche su ciò che le sta succedendo. Ascolti la sua paura, quella che la blocca. Senta cosa le dice... Quello potrà essere, se vuole, il punto da cui partire. Le auguro una buona prosecuzione del suo lavoro terapeutico.