Non ricordare, stanchezza, dolore, incertezza, smarrimento, senso di fine
Non siamo macchine. Eppure la società pretende una conformazione ad essa. Stress e arrivismo, selezione in maniere non molto trasparenti. Ore e anni investiti buttati via. Covid.
I dispiaceri si sommano nella vita, ti ritrai dalla vita sociale per concentrarti ma è come se la testa non funzionasse, come se il futuro fosse già scritto. Tutti che vogliono un lavoro fisso, il mutuo, una famiglia. E io (e altri credo) vediamo il mondo per come sta diventando, cenere. Vediamo solo che nel tuo piccolo puoi fare qualcosa per migliorarlo, ma ti scontri con un muro di cattiveria, opportunismo, omertà. Molti vorrebbero solo andarsene in un'isola deserta. Per non avere a che fare con il prossimo. Con quelle scimmie evolute chiamate esseri umani che si deridono, si fregano le banane l'un l'altro.
Senti che nulla più ti interessa. Ti fa male dietro il naso a pensare. Come ti parlano e trattano in maniera diversa, per l'età, perchè sei forse diverso in qualcosa, invece di incentivare. Ti dicono frasi che ti lacerano l'anima, ti rimangono dentro, come un seme, un cancro di idee che cresce e ti occupa molto la giornata o l'inconscio. Sai che in tutti gli ambienti è così e ti dicono pure che in taluni casi "dopo è peggio". Ti indirizzano a fare qualcosa, tu scegli, ma le scelte che in fondo facciamo sono spesso il risultato del contesto e delle opportunità. Poi le cose non vanno come dovrebbero. Ti ammali pure. Provi dolore cronico. Ti senti a pezzi. Stanco. Senza nessuna spinta. Vuoi solo dormire, per non provare dolore. Dolore e fatigue di una malattia troppo a lungo sottovalutata e che ti sta lasciando i primi segni. Ma non sei "abbastanza" grave evidentemente per un qualche percorso terapeutico o di inserimento. La famiglia nel mentre si scalda lasciando chi vuoi bene triste e rammaricato per comportamenti ignobili da parte di chi è entrato in famiglia. E non puoi fare nulla se non lasciare perdere. Eppure tutto nella vita ci segna e ci porta ad essere ciò che dobbiamo essere.
Ho spesso un sogno che si è installato, un pensiero e una paura ricorrente, vedermi dormire in stazione, coperto, da solo, morente. Di non riuscire a combinare nulla malgrado indicibili sforzi e spese. Non ti senti in colpa, perché Dio solo sà quanto ti sia sforzato. Non vuoi più vedere però certi ambienti. Provi il vuoto e il fastidio lasciato dall'ipocrisia. Vedi montagne ancora da scalare e non capisci come gli altri in 1/3 del tempo le abbiano già scalare, anzi lo sai, perché se non era quel blocco tecnico di anni, saresti già allo stesso livello. Ma tu ed altri no. Fermi a rifare le stesse cose, per anni. Un senso di assurdità. Perché proprio noi? Che abbiamo fatto o detto o cosa non abbiamo fatto abbastanza bene? Non riesci a capirlo. Ma ti sembra tutto assurdo. E ora che stai a due passi da un traguardo, con un passo che si sta allungando troppo di nuovo, sei sul pensiero di mollare tutto. Di sentire che non ne vale più la pena, come se fosse già tutto rovinato a prescindere. Lo avresti fatto anche prima, ma tutti ti spingevano con il proseguire, sentivi però che non aveva senso, come per altri. Lo vedi nella vita come va. Non puoi essere sempre tu un errore. Vedi 2 pesi 2 misure in tante cose e se il gioco non è alla pari non ti và di giocare. Oppure sei diventato matto e i tuoi pensieri e i tuoi sforzi si vanificano e non lo sai.
Arrivi in un momento dove invece di raccogliere i frutti del lavoro svolto, ti scontri contro un muro di gomma. Sei stanco e pure un po' malato.
Vuoi solo dormire e lasciare che la vita scorra e finisca. Non ha senso proprio nulla. Arrivi a non saper cosa devi fare. E se prima eri deciso motivato e sicuro ora non provi più nulla. Una anedonia sociale, sessuale, musicale e vitale che ti permette solo la mera sopravvivenza. Un robot. Senza una spinta emotiva non riesci a fare le cose bene forse, le fai più per dovere che con entusiasmo, logorato del tutto probabilmente dal sistema. (Sono sempre stato uno a chi piace lavorare e fare, da qualche anno dopo il covid, ma anche altre piccole grandi delusioni sono arrivato al punto che nulla ha senso e valga la pena) perché tanto come fai sbagli, e intanto paghi e hai un ritorno blando. Ora cominci a capire del perché tanti giovani scelgono i binari del treno come via di uscita da una realtà insopportabile, inutilmente pesante (si potrebbe star bene tutti, ma è evidente che c'è spazio per pochi, per la crema della crema di chi riesce ad adattarsi e a mandare giù cose che altri non tollerano, selezione sociale in una forma nazismo culturale e psichico). Meglio la stazione e la Caritas forse. Quando dai tutto e l'unica cosa che ottieni è il nulla o poco più, apprezzi le piccole cose, apprezzi il sollievo dal dolore. Hai sonno. Vuoi dormire. Per sempre.
