Ho 19 anni e sono iscritta al primo anno di giurisprudenza. Nella mia scelta al tempo del liceo ero stra sicura, nonostante gli altri mi dicessero che non ne ero protata.
Comunque sia, mi sono iscritta e ho trovato casa con queste due ragazze che prima non conoscevo. Ora, è una situazione per me molto tragica. Devo ancora dare il primo esame e sono completamente fuori di me. Solo per questo esame, che tra l’altro è il più semplice, sto piangendo da 3 giorni. Mi sembra come se in questi 4 mesi abbia fatto finta che la materia mi piacesse ma che ora invece mi faccia completamente schifo. Se solo ricomincio a pensare di voler abbandonare rischio di ricominciare a piangere. E anche se abbandonassi, che farei? Che fututo posso avere così? Come posso rimediare a questa situazione? Anche se continuassi, non credo di poter sopportare altri 5 anni così
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16 GEN 2018
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Salve Margherita,
Lei oltre a chiedersi se giurisprudenza le fa schifo o meno, potrebbe chiedersi quale implicazione ha il fatto di vedersi realizzata, con il superamento del primo esame, che per una matricola al primo anno é sicuramente un grosso traguardo, in quanto la Sua autoefficacia di studente guadagnerebbe punti.
Forse l'idea di potersi realizzare, per un solo attimo infrange con la Sua rappresentazione di Sé, che le hanno fatto credere come 'non portata a giurisprudenza'.
È vero anche, che l'università italiana ha un'impostazione così accademica e teorica che gli studenti vivono quegli anni, come parcheggiati in un limbo, senza talvolta confrontarsi con il mondo del lavoro e quindi con se stessi.
Sta a Lei, conoscersi e mettersi in gioco, dopo di che verrà anche la scelta più decisa sui suoi studi. Ma per questo, ci vuole in tifo che L'applauda, e La sostenga, tuttavia dalla Sua presentazione non risulta che questa fiducia nei Suo confronti sia così consistente.
Pertanto La invito, a scommettere su Sé stessa e quindi a chiedere aiuto a un professionista, intraprendendo un percorso psicologico, per cambiare quanto pensa su Lei stessa, e affrontare il mondo in modo più sereno.
Resto a disposizione e Le auguro di prendere in mano la Sua vita, tutta ancora da giocare.
16 GEN 2018
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Cara Margherita,
gli anni dell'università mettono spesso a contatto, oltre a lavoro da fare sui libri, con situazioni e cambiamenti della propria vita, qualcosa di nuovo e di cui non si è fatto esperienza e che ci si trova davanti, insomma il mondo davanti a noi non è più lo stesso, cambia. E si può sentire la fatica nell'affrontare anche questo. Un fatica che si fa sentire anche dal fatto che si era sicuri della propria scelta, e può essere che si senta anche una responsabilità maggiore poichè sembra essere stata una scelta non completamente condivisa ma sua, un suo pronunciarsi, un suo investimento. Ma posso dire che un proprio investimento, se sentito, non è mai sbagliato, ma ci può mettere in contatto con la fatica di portarlo avanti, la fatica di poter avere il potere di decidere del proprio futuro che può spaventare, può fare paura, può immobilizzare. Il discorso non è di abbandonare o meno, è di prendersi in mano questa nuova fase della sua vita. Allora se si è sentito qualcosa, si può decidere di occuparsene al fine di stare meglio.In questi casi può essere di aiuto un incontro con lo psicologo e in quel caso può contare sulla mia disponibilità.
16 GEN 2018
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Salve Margherita,
Lei oltre a chiedersi se giurisprudenza le fa schifo o meno, potrebbe chiedersi quale implicazione ha il fatto di vedersi realizzata, con il superamento del primo esame, che per una matricola al primo anno é sicuramente un grosso traguarda, in quanto la Sua sull'autoefficacia di studente guadagnerà punti.
Forse l'idea di potersi realizzare, per un solo attimo infrange con la Sua rappresentazione di Sé, che le hanno fatto credere come 'non portata a giurisprudenza'.
È vero anche, che l'università italiana ha un'impostazione accademica e teorica che gli studenti vivono quegli anni, come parcheggiati in un limbo, senza talvolta confrontarsi con il mondo del lavoro e quindi con se stessi.
Sta a Lei, conoscersi e mettersi in gioco, dopo di che verrà anche la scelta più decisa suoi studi. Ma per questo, ci vuole in tifo che L'applaude, La sostiene e dalla Sua presentazione non risulta che questa fiducia nei Suo confronti sia così consistente.
Pertanto La invito, a scommettere su Sé stessa e quindi a chiedere aiuto a un professionista, intraprendendo un percorso psicologico, per cambiare quanto pensa su Lei stessa, e affrontare il mondo in modo più sereno.
Resto a disposizione e Le auguro di prendere in mano la Sua vita, tutta ancora da giocare.