Non capisco cosa provo

Inviata da Massi · 18 apr 2016 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, sono un ragazzo di 21 anni. Vorrei chiedere aiuto a degli psicologi perché è da circa 6-7 mesi che sto incontrando delle "crisi di identità", se così si possono definire. Inizio col dire che sarà davvero difficile riuscire a far comprendere quello che provo perché credo che la cosa sfugga anche a me stesso. Prima è necessario che io faccia alcune premesse, magari saranno d'aiuto per capire il contesto nel quale mi trovavo all'inizio delle mie riflessioni. Ho avuto un'infanzia, credo, abbastanza felice; i miei genitori hanno divorziato quando avevo 6 anni, ma nonostante questo sono stati entrambi presenti. Mi sono diplomato al liceo classico nel 3 anni fa, mai stato bocciato né ho mai incontrato difficoltà nello studio, pur non essendomi mai impegnato realmente. In seguito al diploma, ho perso un anno cambiando facoltà 2 volte perché non avevo idee chiare. Ora frequento una facoltà, abbastanza difficile per la verità, e in due anni ho dato solo 3 esami, il che ha contribuito a demoralizzarmi. Ma il vero evento scatenante è stato la frequentazione di una ragazza mia coetanea che ora è la mia fidanzata. Sottolineo il subito che io non ho mai avuto prima di lei esperienze amorose, mi sono innamorato due volte soltanto oltre a lei, ma entrambe erano cotte infantili, una alle elementari, una alle medie. Mai dichiarato a nessuna ragazza, mai dato un bacio. Durante il periodo di frequentazione dicevo, mi sono accorto dei gravi problemi, forse di fiducia, che avevo. Mi sono infatti scoperto totalmente incapace di comunicare le mie emozioni, se non per forma scritta. E questo non riguarda solo persone "estranee" ma anche i familiari stessi, mai ho raccontato a mia madre o soprattutto a mio padre come mi sentivo o cosa provavo, tuttavia non me ne ero reso conto fino a quando non mi serviva farlo per dichiararmi. Un'altra cosa che ho notato nello stesso periodo, e che forse rientra con la prima, è che sono come bloccato anche nel fare dei complimenti. Sforzandomi questi ultimi riesco a farli ma appaiono sempre come artificiosi, come non spontanei. L'evento culmine è stato quando sono riuscito a dire che l'amavo alla mia ragazza, scoppiando poi in lacrime senza capirne perché. Quando infatti in generale qualcuno mi interroga sulle emozioni che provo, non riesco a far altro che star zitto, per quanto mi sforzi non riesco a dir nulla. Durante questi sei mesi il mio umore ha continuato a oscillare tra la spensieratezza e la depressione. Faccio ora un elenco di elementi che mi riguardano su cui vorrei far chiarezza senza specificare come li ho riscontrati in me per brevità:
1) fatica a fare complimenti
2) continui mutamenti riguardo al pensiero di me stesso: delle volte mi sento speciale, diverso, in qualche modo "superiore" agli altri; altre volte, specialmente dopo fallimenti scolastici (che molte volte sono auto rinunce, non do esami, quasi a non voler rischiare di fallirli) mi sento come se fossi un cretino e questo mi suscita al contempo rabbia e frustrazione perché nel contempo penso sempre di essere più intelligente di persone che invece ce la fanno
3) sento a volte un "mal di vivere", come se tutto quello che stessi facendo sia inutile, senso di vuoto
4) non riesco a essere felice per gli altri, neanche persone che amo (o che credo di amare, perché appunto questi elementi generano in me confusione su ciò che provo) quando queste raggiungono successi personali, che dunque non mi toccano personalmente
5) non riesco ad accettare le critiche negative rivolte a me, mi arrabbio a tal punto da abbandonare la conversazione
6) ho problemi ad assumermi responsabilità

Grazie per il tempo dedicatomi.

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Miglior risposta 19 APR 2016

Buongiorno gentile Massi,
ho letto attentamente la sua richiesta e noto che invece Lei ha una buona capacità di leggersi dentro! Forse il vero problema è relazionale, forse è all'interno della relazione con gli altri significativi, compresa la sua ragazza, che Lei vacilla tra tentativi di condiscendenza e tentativi di mostrare i suoi sentimenti profondi.Questo vacillare potrebbe essere dovuto a una sua ritrosia caratteriale che la porta a essere riferito a se stesso per paura di subire frustrazioni o incomprensioni. Per quanto riguarda la difficoltà ad assumersi responsabilità, una parte può dipendere dalla sua giovane età che con il tempo verrà smussata dalla vita e una parte potrebbe dipendere dal fatto che il momento in cui Lei si assumerà responsabilità sarà anche il momento in cui avrà espresso i suoi sentimenti profondi e si sarà assunto le sue emozioni.
Un percorso di psicoterapia ad orientamento psicodinamico le sarebbe di grande aiuto.
Spero di averle fornito degli spunti di riflessioni.
La saluto cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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