Mio padre di 78 anni da oltre un mese è ricoverato in ospedale a Verona in seguito ad una tubercolosi, ha superato la fase contagiosa già da due settimane ma ha perso peso, è arrivato a 49 kg con un altezza di circa m 1,75. E' molto debilitato e rifiuta il cibo, solo con una persona esterna alla famiglia che lo imbocca riusciamo a farlo mangiare. Vorrei valutare la possibilità di dargli un supporto psicologico. Grazie per un Vostro commento
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27 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 10 persone
Caro Ugo, l'esperienza dell'ospedalizzazione è sempre un' esperienza traumatica, a maggior ragione per chi magari è un pò più avanti con l'età. Sono psicologa clinica in un reparto ospedaliero di area critica e ho visto nella mia esperienza clinica molte persone, soprattutto in età un pò più avanzata, vivere questi stati simil depressivi caratterizzati da anedonia, apatia, inappetenza. Appoggio pienamente il fatto di prendere in considerazione la possibilità di un supporto psicologico anche se come scriveva prima il collega la decisione spetta sempre al paziente. In ogni caso provi a chiedere ai medici del reparto la possibilità di poter parlare con lo psicologo dell'ospedale e di fare un primo colloquio di valutazione della situazione di suo padre. A volte l'intervento di estranei, come in questo caso può essere lo psicologo, è più semplice da accettare rispetto a quello dei familiari stretti. Non escluderei una valutazione neuropsicologica con test specifici data l'età del papà. Questi eventi, in soggetti predisposti, possono dare il via a processi neurodegenerativi (demenze senili, pseudo-demenze scambiate per depressioni, ecc). Tanti auguri e buona guarigione per suo padre.
Dott.ssa Valentina Seghini, Psicologa, Psicodiagnosta- Palermo
27 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Ugo
immagino la sua sofferenza nel vedere suo babbo così giù e con così poca voglia di vivere.
Tuttavia sua babbo ha 78 anni e, probabilmente, riprendendosi bene avrà ancora davanti a sè anni di vita che possono essere buoni e sereni.
Questo innanzitutto occorre fare comprendere a suo babbo che ora mostra, con il rifiuto del cibo, una perdita di speranza.
E' anche interessante però che accetti il cibo da altri che non sono i familiari.
Con voi familiari, dove l'emotività è più forte e anche il coinvolgimentoè completo, lui tenta questa "mossa" del lasciarsi andare totalmente.
E' un meccanismo che è assai frequente.
Cerchi, innanzitutto di non spaventarsi e di superare l'ansia che la situazione le crea.
Trasmetta comunque fiducia.
Quando interagisce col babbo cerchi di essere su semplici discorsi dove però si evidenzi l'importanza della presenza di Lui nella vostra vita e il significato che ha per voi la sua presenza attiva.
Faccia comprendere che l'anziano Babbo in una famiglia è una importante "colonna di portata" per tutto il resto e mai e poi mai un peso.
Molti anziani temono (con terrore) di essere tali.
Faccia comprendere che lui è atteso a casa e mostri grande fiducia.
Meglio se questo atteggiamento sia dimostrato dai menbri della famiglia che lo assistono e lo visitano e non solo da lei.
La famiglia, in questo caso, penso sia il miglior Terapeuta per questo tenero anziano triste.
Auguri
Dott.ssa Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna
26 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Stevanato Ugo,
penso che possa essere di grande aiuto un supporto psicologico in questo momento. Del resto, la scelta di intraprendere un percorso di sostegno psicologico spetta al paziente. Potrebbe tentare di parlarne a suo padre sostenendo questa proposta come un modo per accelerare il processo di guarigione e superare l'esperienza pesante e difficile della malattia appena risolta. con i migliori auguri,
D.ssa Ilaria Beltrami, Psicologa Clinica - Roma