Mio figlio non accetta i NO
Mio figlio diventa molto aggressivo quando gli si dice NO.
Ha solo 4 anni cosa devo fare?
Barbara B
Mio figlio diventa molto aggressivo quando gli si dice NO.
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Barbara B
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Gentile Luna,
a 4 anni un bambino sta sviluppando le sue autonomie e sta cercando i confini. Normale è quindi l'aggressività manifestata ai vostri NO. I NO del genitore devono esserci, è vostro compito dare confini e regole. Regole che devono essere però poche, condivise nella coppia, serie e rigide. Vostro figlio ha diritto a vivere in un ambiente gratificante e il più possibile libero (non si possono mettere a disposizione del bambino mille cose che non può toccare); deve avere i suoi spazi e le sue cose. Poi le reogle ci sono, chiare. Se si arrabbia al NO lo si lascia arrabbiato e gli si permette di piangere e anche battere i piedi... quando si sarà sfogato lo si riabbraccia caldamente e gli si trasmette che la rabbia è un'emozione, che le emozioni si vivono e poi passano, che l'amore della mamma resta, e fra una coccola e una parola dolce gli si rispiega la regola. Un po' alla volta smetterà di violare la regola perchè non servirà (se i genitori sono stati bravi a non farla violare in passato).
Cordiali saluti
Dott.ssa Sabrina Fontolan
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Devi comprendere prima di tutto come ti percepisce, se lui accetta la tua persona. Se accetta di essere rimproverato da un altro vuol dire che non accetta te, e ha capito che con questo comportamento riesce a fermarti. Se è cosi, cerca di migliorare la tua immagine e di dare a lui un buon esempio, e poi non ti arrendere perche' i limiti sono importanti. Se pero ti accorgi che non riesci a farti rispettare, cerca un aiuto, ma vedrai che se il tuo aspetto, il tono di voce, lo stile comunicativo, cambiando cambierà anche il suo atteggiamento
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Salve Barbara, cosa significa aggressivo per Lei? Suo figlio lancia giocattoli o altro quando Lei gli impone un limite, un "no" ad una sua richiesta? Le risponde con parolacce? Tenta di picchiarLa con schiaffi, calci o pugni? Se l'aggressività è solo verbale, smetta di ascoltarlo, faccia orecchio da mercante, perchè suo figlio, come altri bambini, cerca solo di capire quanto sono veri i limiti che lei gli sta imponendo. Se l'aggressività è anche fisica, cerchi di comprendere e osservare meglio suo figlio, provi anche ad osservare se in contesti extra famigliari adotta lo stesso comportamento, o se le maestre dell'asilo hanno notato anche loro una reazione fisica aggressiva ai limiti imposti. In tal caso consulti, per un consiglio su che strategia adottare, la pedagogista della scuola materna se ne hanno una, o in alternativa ricerchi uno specialista che La aiuti a gestire questo momento critico della crescita di Suo figlio.
Cordialmente,
L.Moschin
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Gen.le Luna,
Io le consiglio una visita da uno psicologo-psicoterapeuta specializzato nell'età evolutiva poiché sarebbe necessario scoprire lo stile psicoeducativo adottato ed una osservazione clinica del bambino. Drssa Biancon
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Buonasera Luna, fortunatamente è ancora abbastanza in tempo per far capire a suo figlio non tanto l'importanza del NO o del SI, quanto la stabilità e la forza che lei gli comunica all'interno della vostra relazione. Già da come ha posto la domanda, percepisco (forse sbagliando) che suo figlio ha trovato la strategia per farlo sentire importante e, forse soprattutto, abbassare la distanza (fisico/emotiva) che lui percepisce tra di voi. Attraverso l'aggressività e la non accettazione delle regole, infatti, lei è costretta ("coercita") ad occuparsi di più di lui (anche se arrabbiata, con dolcezza, con delusione, etc.). In questo modo lui ha ottenuto il suo obiettivo (che, chiaramente non è riflessivo, ma ha raggiunto il bisogno emotivo di percepirsi al centro della sua attenzione, vicina, etc.), anche attraverso questi che non sono altro che test, che hanno ulteriori due obiettivi (sempre emotivi): uno è quello di vedere quanto questo tipo di strategia funzioni e, se vede che gli fa raggiungere ciò che vuole, comincerà ad astrarla anche ad altre situazioni di vita e con altre persone; l'altro obiettivo è quello di vedere quanto lei riesce (come accennavo prima) a comunicargli la sua "forza" da adulto. I bambini, infatti, oltre ai bisogni primari di attaccamento, sicurezza, conforto, etc., hanno anche il forte bisogno di percepire l'adulto che si occupa di lui (il care-giver) come di una persona sufficientemente forte e stabile. Se non la percepisce in tal modo, visto che comunque ancora dipende da lei, dovrà crearsi altre strategie per rimanere comunque al suo fianco ma adattandosi emotivamente al fatto che l'adulto, non essendo forte (nel senso di saper "stare" all'interno di una relazione in quel momento non positiva, di poter sopportare la sofferenza del bambino, la sua tristezza, etc., rimandandogli emozioni modulate, di modo che il bambino, nel tempo, impari da solo a riconoscere le proprie emozioni e, dunque, a modularle sempre meglio), potrebbe essere lui stesso ad avere bisogno del bambino (inversione di ruolo) oppure che, non reggendo un evento critico, è meglio se il bambino non glielo faccia esperire, allontanandosi e gestendolo in privato, etc.etc. Se le va di farsi una bella lettura (consigliata a tutti i genitori/adulti che si sentono in difficoltà con i propri figli) può prendere un libro dal titolo "Il circolo della sicurezza", di Powell et al., 2016, della Raffaello Cortina Editore. Davvero utile in casi di una genitorialità percepita come difficoltosa e, momentaneamente, ingestibile, soprattutto emotivamente. Le dinamiche descritte nel libro tra genitori e figli sono le stesse dinamiche (magari in forme diverse) che i figli, da adulti, riproporranno nelle altre relazioni (partner, lavoro, amici, genitori, figli, etc), dunque è una lettura che può essere utile un pò a tutti, naturalmente, anche a noi psicoterapeuti!
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma
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