Mio figlio ha problemi nello studio, come posso aiutarlo?

Inviata da Maria Stefania · 29 ago 2013 Orientamento scolastico

Mio figlio di 23 anni non riesce più a dare esami all'università. Il problema è inizato già dall'ultimo anno del liceo. Prima è stato un ragazzo bravo e molto intuitivo. Ha scelto psicologia da solo ma si trova già un anno fuori corso. Noi siamo arrivati a dirgli di lasciare se vuole ma lui dice di no. Ogni volta che si avvicina un esame sembra che abbia buone intenzioni ma dopo un pò prende scuse del tipo che non si sente pronto, che è meglio rimandare; inoltre esce la sera, torna tardi, sta sveglio la notte, dorme di giorno, beve. Ultimamente sto facendo quasi tutto io, prenoto gli esami, compro i libri che gli servono... cercando così di spingerlo ad andare avanti. Siamo disperati, non troviamo una via di uscita. Gli abbiamo consigliato un aiuto psicologico ma si rifiuta. Devo lasciarlo perdere, minacciarlo di toglierli quei pochi soldi che gli diamo, o cosa altro ? Siamo due genitori separati e il padre non ha mai convissuto con noi ( non so se serve saperlo... ) Grazie.

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Miglior risposta 30 AGO 2013

Cara Maria Stefania,
questa crisi che sta attraversando suo figlio, potrebbe essere dovuto a molti fattori.
In ultima analisi, l'elemento più esterno e immediato sembra rappresentato dal tipo di vita che sta conducendo.
Vivere di notte e dormire di giorno, uscire, bere, ecc. rappresenta un capovolgimento della quotidianità che mette in serie difficoltà lo studio. In queste condizioni non c'è nè lucidità, nè riposo, nè costanza sufficienti per poter studiare e sostenere gli esami.
Detto questo, è necessario andare ad indagare cosa ha causato questo viraggio.
E' successo qualcosa che lo ha spaventato in modo particolare?
C'è stato un evento che lo ha frustrato più del solito?
Provi a rifletterci su, lei ha già identificato il momento del cambiamento, questo può aiutare a rifletterci ulteriormente.
Questa potrebbe essere una prima ipotesi, è anche possibile poi che in alternativa o in aggiunta, quello che sta capitando sia un blocco in una tappa evolutiva ulteriore.
Voglio dire che la maturità rappresenta uno scalino ma anche un trampolino di lancio verso l'età adulta, le responsabilità, le aspettative, gli impegni. Più va avanti con l'università, più si avvicina al mondo adulto, a quello delle scelte e del lavoro.
E' possibile che tutte queste variabili lo spaventi a morte. Lei dice anche che il padre del ragazzo non ha mai abitato con voi, c'è quindi da immaginare che gli sia mancata una figura maschile di identificazione stabile, per cui sarà a maggior ragione in difficoltà a trovare un suo ruolo di adulto, responsabile e attivo.
Ed il padre, che persona è? Come affronta le difficoltà? Ha rapporti con lui?
Può anche darsi che man mano che cresce, suo figlio si avvicina sempre più a suo padre, nel senso evolutivo e psicologico, e se questa figura è ancora legata ad un senso di rabbia, rancore, rifiuto, ecc., magari non riconosciuti, automaticamente si crea il rifiuto della crescita stessa, della laurea e ad assumere delle responsabilità e scelte.
Cosa può fare lei?
Sicuramente non deve fare al posto suo. Smetta di prenotare libri ed esami, questo non fa che renderlo ancora più infantile e coprire il problema.
Tagliargli i viveri? Forse è una buona strategia.
I problemi sono due, uno è lo studio e lì non può forzarlo, bisogna capire cosa c'è che gli impedisce di studiare e aiutarlo, o a limite deve scegliere un'altra strada.
L'altro problema è la condotta che sta assumendo, cioè non studia, ma non fa niente altro di buono, anzi beve, esce fino a tardi, ecc.
Per cui, è in diritto di scegliere di non studiare, ma non può spendere in modo sconsiderato dei soldi che non guadagna, non può ribaltare il giorno con la notte, non può agire costantemente così. Per cui, è su questo che deve essere dura e prendere provvedimento.
La comprensione è necessaria, anche l'aiuto, ma non l'accettazione di condotte inaccettabili e dannose per lui!
Ci sarebbe anche da chiedergli, come mai vuol fare lo psicologo ma si rifiuta di farsi aiutare da uno stesso psicologo!
Ci sarebbe anche da indagare il suo rapporto col padre e i suoi vissuti con la vostra separazione.
Non si preoccupi, all'inizio è faticoso e anche confusivo, però se comprende qual'è la strada giusta per lei, vedrà con pazienza, otterrà ciò che desidera.
Persista, non si scoraggi, non sempre la strada giusta è facile e non sempre si trova al primo colpo!

Sabrina Costantini Psicologo a Pisa

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2 SET 2013

Gentilissima,
penso che lasciare carta bianca a 23 può essere molto utile per suo figlio.
Naturalmente non può condurre una vita all'insegna del far niente. E' importante che sia lui a decidere se continuare a studiare oppure lavorare.
Dott. Amleto Petrarca

Amleto Petrarca Psicologo a Bologna

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30 AGO 2013

Cara Maria, capisco il suo disagio nel vedere che le sue aspettative, riguardo a questo periodo della vita, sono diverse da quelle di suo figlio, che sembra debba ancora costruirsi delle mete di vita più equilibrate e stabili. Il mio consiglio è quello di provare a parlarci ancora e smettere di fare ciò che in realtà dovrebbe fare lui, avendo scelto questa università. Se questo comportasse il fatto che suo figlio vada fuori corso o decida poi di lasciare gli studi non ne farei un dramma, ma lo vedrei come uno stimolo per aiutarlo a costruirsi nuove mete di vita. Per proseguire su questa strada lei avrebbe però bisogno, a mio avviso, di un supporto psicologico.

Dr Francesco Bocci Psicologo a Palazzolo sull'Oglio

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30 AGO 2013

Buongiorno Maria e complimenti perchè mi sembra una attenta mamma
come aiutare suo figlio? penso che la strada dell'aiuto psicologico sia buona
tuttavia al termine della domanda quando chiede quali strategie attuare per il figlio, ho pensato che forse anche per lei potrebbe essere d'aiuto appoggiarsi a uno psicologo considerando che la proposta per ora il figlio non la sta valutando.
buone cose

Gabriella Maggi Psicologo a Erba

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30 AGO 2013

Gentile Maria Stefania,

Questo modo di fare andrebbe interrotto, perché è controproducente e non fa altro che rendere suo figlio ancora più dipendente e apatico. Se sceglie di continuare a studiare sarebbe opportuno che lo facesse senza le "spinte" familiari, quindi in maniera più autonoma assumendosi eventualmente le sue responsabilità.

Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo a Viterbo

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30 AGO 2013

Gentile Signora Maria Stefania,
da quanto racconta, suo figlio sta probabilmente attraversando un periodo difficile, delle cui cause forse non è del tutto consapevole, o non ne vuole parlare. Probabilmente ha un blocco nello studio di cui sarebbe importante conoscere il perché. Se il vostro rapporto con lui è sempre stato buono, potreste provare a parlargli, senza arrivare a “minacciare” di toglierli i soldi, ma puntando sul fatto che siete preoccupati per lui, per i suoi comportamenti dell'ultimo periodo, perché gli volete bene e vorreste aiutarlo, ma non potete o non sapete come fare (se lui non ve lo permette). Mostrando di essere disponibili ad ascoltarlo, potrebbe allentarsi il “muro” che ha costruito. Eviterei però di continuare a comprargli i libri e prenotargli gli esami, non credo che questo lo possa spronare, anzi, potrebbe sortire l'effetto opposto; invece gli chiederei nuovamente se ha intenzione di continuare a frequentare l'Università, cercando di responsabilizzarlo sulle scelte fatte e sulla possibilità di rimetterle in discussione, compresa l'ipotesi di abbandonare gli studi o cambiare facoltà, sottolineando che a volte capita di non fare la scelta giusta, a cui si può rimediare se capiamo il perché..
Lo studio può rappresentare un segnale di una situazione di malessere che il giovane sta vivendo, se riuscirete ad aprire uno spiraglio di fiducia con lui, possiamo ipotizzare che forse deciderà di affrontarla, se invece continuerà ad essere respingente nei vostri confronti, prendete in considerazione l'ipotesi di andare voi (come genitori) da uno psicologo che possa sostenervi e offrirvi indicazioni in merito.

Cordiali saluti

Dr.ssa Elisabetta Cerruti Sola

Dott.ssa Elisabetta Cerruti Sola Psicologo a Biella

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30 AGO 2013

Gentile Maria Stefania,
certamente suo figlio vive una situazione di disagio, che forse riguarda specificamente lo studio, ma potrebbe essere anche legato ad altre dinamiche, dai rapporti e relazioni con gli altri all'immagine di sé e all'idea di proiettarsi nel futuro diventando adulto "a tutti gli effetti". In questo senso, pur essendo comprensibile il fatto che lei come mamma lo aiuti anche negli aspetti concreti di esami e libri, di fatto lo rinforzano nel rimanere ragazzino e dipendente dagli adulti di riferimento. Un supporto psicologico sarebbe davvero opportuno e, se suo figlio non è d'accordo, ritengo che possiate invece voi come genitori provare a consultare un professionista per capire come gestire al meglio questa situazione.
Un cordiale saluto,
dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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30 AGO 2013

Beh l'ultima cosa che dice mi sembra un dettaglio importante. Le spiego quale potrebbe essere un ipotesi. Spesso i ragazzi, in particolare i ragazzi adolescenti, cercano con il loro comportamento di attirare l'attenzione, di indurre preoccupazioni affinché si pensi a loro. Mi domando se i problemi di suo figlio sono concomitanti o si sono acuiti in parallelo ai conflitti coniugali. Mi domando che ripercussioni il suo atteggiamento ha sulla relazione genitoriale.
Inoltre suo figlio è adulto, anche se non si comporta come tale. Allo stesso tempo, però, anche lei non si relaziona a lui come una persona adulta. Non può essere la mamma a segnare il figlio agli esami, ne a comprargli i libri. Con questo atteggiamento, anche se giustificato in parte dalle sue preoccupazioni, è come se gli dicesse: .
Suo figlio dovrebbe imparare ad essere responsabile delle sue scelte e le persone che gli stanno intorno a considerarlo tale.
Non dico che deve "infischiarsi" di suo figlio ma lasciargli fare che può fare. Non ci sarà sempre una mamma a mettere una toppa.
Restiamo in ascolto

Dr Mori Francesco Psicologo a Siena

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30 AGO 2013

Stefania la tua domanda è piena di sofferenza e preoccupazione per tuo figlio. E' un ragazzo di 23 anni che ha scelto il suo percorso universitario in piena autonomia senza però riuscire a sostenere le prove e gli esami che questa scelta comporta. Sei molto attiva nel tuo bisogno di aiutarlo, ti occupi di lui, ti interessi dei suoi esami, li prenoti per lui ma in questo tuo voler fare per lui ti perdi qualcosa: cosa prova? Quali sono i suoi pensieri? Che significato dà alla sua vita?
E' difficile accettare che il proprio figlio agisca in un modo che si ritiene scorretto o faccia scelte sbagliate ma chiedersi cosa c'è dietro e dentro ai suoi comportamenti, quali stati emotivi lo guidano può portare il vostro rapporto a un livello differente, più significativo.

Dott.ssa Rosalba Serra Psicologo a Mazara del Vallo

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