buongiorno,sono la madre di un ragazzino di 13 anni appena compiuti che ultimamente mi sta preoccupando molto. il suo rendimento scolastico e' scarso,non ha voglia di fare nulla..a volte non scrive i compiti sul diario cosicche' si ritrova con la nota dell'insegnante..e' sempre distratto,apatico. gioca a calcio ma neanche questo svogle con entusiasmo..diciamo che non si entusiasma per niente. non che prima fosse euforico ma peggiora sempre di piu. suo padre abita lontano( siamo divorziati) e non mi e' di nessun aiuto se non dire che non ha voglia di studiare come lui quando era ragazzo..io non mi voglio arrendere!
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18 MAR 2014
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Buongiorno gentile Sonia,
suo figlio è in età adolescenziale con tutti i turbameni che questa fase comporta anche a livello cognitivo oltre che emozionale e dinamico. Se anche prima risultava un bambino riflessivo, ora questa caratteristica personale potrebbe essere accentuata. Noi da qui non possiamo fare diagnosi di depressione, per questo è necessario rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta che si occupa di bambini e adolescenti o ad un neuropsichiatra infantile. Le suggerisco di spronare il bambino a parlarle, ascoltandolo senza giudicare, vedere con lui se ci sono anche attività che gli piacerebbe svolgere da solo - e non solo in gruppo -per rinsaldare l'autostima.
Cordialmente
26 MAR 2014
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Buongiorno Sonia, suo figlio è diventato così improvvisamente? Si assicuri anche con le insegnanti che non vi siano motivazioni esterne a questo stato del ragazzo. Ad esempio che a scuola non vi sia una situazione di bullismo o di difficoltà di relazione con i pari. Comunque suo figlio si trova in una fase di passaggio evolutivo che spesso fa emergere difficoltà
latenti. Significa che le insicurezze, che prima erano minime, ora vengono accentuate dal cambiamento evolutivo: c'è il cambiamento del corpo che spesso è disarmonico, irruente e porta con se' inevitabili conseguenze sul piano relazionale. E' un momento il cui finisce l'infanzia e si entra in una fase di adolescenza. Questo comporta che ci siano anche sentimenti di rabbia o di tristezza che vengono espressi in questo modo. Se è preoccupata non si crogioli nell'ansia, perché può aumentare lo stato di disagio di suo figlio. Piuttosto si rivolga ad uno psicologo e si faccia sostenere nel suo compito genitoriale, anche appunto considerando che è una donna che non può contare sul sostegno dell'altro genitore.
Cari auguri
Dott.sa Federica Calandra
20 MAR 2014
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Salve Sonia,
suo figlio è in un periodo molto particolare della sua crescita.
Dal suo messaggio ho molte informazioni importanti, ma non tutte.
Le consiglio di rivolgersi ad uno Psicologo in zona col quale potrà effettuare lei stessa un colloquio. Avrà così modo di spiegare meglio la situazione, valutare le strategie possibili e la possibilità di far incontrare suo figlio, in prima persona con un professionista.
Spero di esserle stata utile.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Frandi Claudia
20 MAR 2014
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Gentile Sonia,
chiaramente da madre non deve arrendersi!
Il periodo che suo figlio sta attraversando puo' essere dovuto da molti fattori. Ma lei fa bene ad essere vigile e attenta: mostri il suo interesse a suo figlio, facendogli vedere che vuole la sua felicita' e il suo benessere, non i buoni voti a scuola.
L'assenza del padre potrebbe essere parte del problema: suo figlio ha altre figure maschili di riferimento, che lui ascolta (tipo un nonno, uno zio o un caro amico di famiglia)? Questa persona potrebbe aiutare suo figlio in quanto piu' vicino a lui come uomo.
Ad ogni modo, se le sue "ansie" continuano, le consiglierei di cercare un aiuto professionale per se stessa. A volte e' anche come i genitori affrontano il problema che fa la differenza.
19 MAR 2014
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Buonasera Sonia, la sua preoccupazione è comprensibile ma deve considerare che il periodo adolescenziale è caratterizzato da molti cambiamenti che possono essere affrontati con modalità differenti. In questo caso particolare la lontananza di una figura paterna di riferimento potrebbe rendere questo passaggio di vita ancora più complicato. Le consiglio prima di tutto di comunicare con suo figlio, spiegandogli questa sua preoccupazione e ponendosi in una modalità di ascolto non giudicante. Gli faccia capire che ha bisogno di lui per capire se c'è qualche preoccupazione particolare che lo spaventa, se ha il desiderio di praticare qualche attività nuova, ecc. Inoltre, potrebbe proporgli un aiuto psicologico. In questa fascia di età i ragazzi iniziano infatti a ritagliarsi dei loro spazi di indipendenza e parlare con una persona terza potrebbe aiutarlo ad aprirsi più facilmente.
Cordialmente
19 MAR 2014
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Buongiorno Sonia, comprendo la sua preoccupazione, d'altra parte suo figlio è proprio in quell'età in cui i vari cambiamenti corporei e di maturazione possono condurre a perdita di interesse per le attività "imposte" (come ad esempio i doveri scolastici) o prima piacevoli (quali il calcio) in favore di un ritiro in sè stessi. Questo comportamento può anche essere utile al fine di sperimentare "l'essere solo" e conoscersi meglio, spingersi a testare la propria indipendenza e individualità. Inoltre il fatto che lei sia comunque presente e si preoccupi per lui monitorandolo garantisce la possibilità di ipotizzare un eventuale intervento se le cose dovessero peggiorare. Potrebbe in questo proposito rivolgere la propria attenzione anche alle risorse di suo figlio, notare cosa lui fa con maggior piacere, in quali occasioni, quando non scrive i compiti, per tutte le materie o solo per alcune? se ha amici con cui condivide interessi o trascorre parte del proprio tempo libero...tutto ciò può darle molte indicazione su come lui si sente e sull'individuare eventuali segni di forte disagio o rischio.
Un caro Saluto
Adele Aquilina
19 MAR 2014
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Grazie dei consigli che ho ricevuto. Io e il mio ex marito ci siamo lasciati quando mio figlio aveva sei mesi e non è mai stato presente come genitore. E' stato più un amico che un papà..lo è tuttora. La mia preoccupazione non è solo lo scarso rendimento a scuola..per esempio ha voluto giocare a calcio ma non si prende le sue responsabilità nell aver cura delle proprie cose..se perdono la partita a lui non interessa..non ha slanci. Io ultimamente riesco a parlare un po' di più con lui. Faccio molta fatica perché vedendolo così svogliato mentre gli parlo mi verrebbe voglia di urlare per dargli uno scossone!
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18 MAR 2014
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Cara Sonia,
fai benissimo a non arrenderti! Io ti consiglierei innanzitutto di provare a parlare con tuo figlio. Fagli capire che non sei arrabbiata ma preoccupata per lui! E non solo, e non tanto, per i risultati scolastici, quanto per il suo benessere e la sua felicità in generale! Fagli capire che sei pronta ad accogliere i suoi pensieri, i suoi problemi, che sei lì per dargli una mano a risolverli, cerca di farlo aprire per capire cosa può essere successo, cosa può aver determinato questo cambiamento.
Se ti sembra, o ti dice, che non vuole o non riesce a parlarne con te (è nella norma che i ragazzi, soprattutto di quella fascia di età, non si confidino con i genitori) puoi proporgli di andare da qualcuno con cui lui potrà parlare ed aprirsi.
18 MAR 2014
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Buongiorno Sonia,
certamente la insufficiente presenza della figura paterna è un fattore di grande rilievo nel percorso evolutivo di tuo figlio. Del resto,sembra che ,comunque, il padre non sarebbe stimolante anche se fosse fisicamente vicino ,sentito il suo commento. Manca tuttavia, nella tua richiesta, la storia personale del tuo ragazzo. Poi mi viene da chiederti se tra i tuoi familiari o conoscenti sia presente qualche figura maschile di riferimento; come tuo figlio socializza con i suoi compagni; come si comporta con te. Se credi, prima di prendere altre strade, puoi ricontattarmi in modo che con ulteriori informazioni, io possa esserti utile. Un caro saluto.
18 MAR 2014
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Gentile Sonia,
come mai pensa che suo figlio possa essere depresso?
La depressione è un disturbo dell'umore che può essere diagnosticato solo tramite una valutazione vis a vis.
Secondo lei il problema principale è la mancanza di interesse per lo studio?
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo, Psicoterapeuta Viterbo
18 MAR 2014
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Ciao Sonia
Ho letto il suo problema e attraverso la terapia breve strategica è possibile risolvere questo tipo di problemi.
Se vuole ulteriori informazioni può contattarmi
18 MAR 2014
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Gentile Sonia,
è possibile (anche se soltanto un consulto di persona potrà essere definitivamente chiarificatore) che suo figlio attraversi un periodo negativo take da destare preoccupazione. In ogni caso, non è detto che metterlo sotto una "lente di ingrandimento" sua la strategia migliore. Non dico che non deve occuparsi di suo figlio, ma magari farlo in modo diverso.
Il come, da qui, è molto complicato dirlo.
18 MAR 2014
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Lei ha perfettamente ragione a non volersi arrendere. I ragazzi dell'età di suo figlio parlano per metafore e tendono più ad agire che a pensare. Per loro é spesso difficile mettere in parola i loro vissuti. Può essere molto utile offrire in questi casi degli spazi dedicati ai ragazzi, spazi in cui sia presente un terapeuta capace di decifrare certi atteggiamenti. I ragazzi ci inviano dei messaggi che hanno bisogno di essere riconosciuti e non sottovalutati. Dottoressa Ferroni
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18 MAR 2014
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Cara Sonia,
con l'adolescenza i ragazzi manifestano disagi affettivi e psicologici, spesso dovuti ad una crisi evolutiva di adattamento, prima inespressi. Affrontano cambiamenti fisici e psicologici importanti e chiaramenti l'assenza della figura paterna non giova.
Non so in che modo vi siete separati, se avete un buon rapporto, nonostante lo scarso aiuto, se i vostri conflitti si ripercuotono sulla gestione della genitorialità oppure se i disagi di suo figlio sono puramente individuali (socializzazione, rapporto con le ragazze etc..).
Chiaramente se lei sente che c'è un problema, forse c'è.
H aparlato con suo figlio? sarebbe disposto ad una terapia individuale o familiare?
Sarebbe opportuno che suo figlio prima si esprimesse, rispetto a questa improvvisa" pigrizia" e dia un suo parere, riconosca che corra un pericolo di isolarsi ad esempio.
Solo dopo potrete insieme (anche con il padre) decidere il da farsi.