Mio figlio di 6 anni piange a scuola quando affronta nuovi argomenti

Inviata da PIERA · 14 mar 2012 Psicologia infantile

quando si trova ad affrontare nuovi argomenti (es.la lettura, il corsivo, esercizi motori...) inizia a piangere disperato e dice che sono troppo difficili e non è capace... poi li fa e tutto passa, ma la situazione si ripresenta ogni qual volta si propone la novità specie con l'insegnante di italiano che parla con un tono di voce alto e gesticola. Lui ne parla di questo disagio con noi genitori, abbiamo cercato di fargli capire che a scuola si va per imparare e ogni cosa è una novità , che se si sbaglia non importa ma non sembra che questo basti a tranquillizzarlo... non so più quale comportamento adottare.

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Miglior risposta 21 MAR 2012

L'ingresso alla scuola elementare é un momento-simbolo nella vita interiore e il motivo principale non risiede tanto nell'adattamento alla richieste che il bambino si trova a dovere affrontare (questo, casomai, ne è la conseguenza), quanto ad un cambiamento profondo della personalità che richiede innanzitutto la separazione dai genitori rispetto alla simbiosi infantile.
Se la scuola "materna" si chiama così è per una differenza fondamentale rispetto a quella elementare: quest'ultima richiede l'acquisizione di un'autonomia, non solo fisica ma anche mentale dai genitori, la rinuncia alla onnipotenza infantile, l'accettazione di figure guida, come gli insegnanti, che non hanno più una funzione di accoglimento "materno", ma che si trovano a dover creare quel necessario spazio tra la propria mente e quella del bambino affinché la funzione dell'insegnamento sia possibile.
Può quindi capitare che l'insegnante sia vissuto come una figura estranea, se non a volte addirittura persecutoria.
Anche i programmi scolastici in questa ottica possono essere vissuti con lo stesso sentimento di paura,
come prove che difficilmente, secondo il loro vissuto, saranno in grado di superare, come se davvero fossero le "prove della vita" che il bambino vuole evitare: ciò che in realtà rifiuta è la crescita, l'ingresso nei circuiti della vita, che implica la separazione dai genitori e il timore della perdita della loro aura protettiva.
Questa è, a mio avviso, la ragione fondamentale del rifiuto ad affrontare argomenti nuovi
Se questa difficoltà di apertura alla crescita può a questa età rappresentare ancora solo un momento problematico, tuttavia, se non viene superato, può, nel corso della vita, divenire un ostacolo ad una realizzazione di sè libera e serena ed essere un fondamentale punto critico sul quale potranno fondarsi anche eventuali malesseri psicologici o psicopatologici.
A livello del pensiero questo potrà tradursi in una difficoltà a staccarsi non solo da contenuti del pensiero già interiorizzati,ma anche dalle modalità di apprendimento ,che,invece,nel corso della vita,debbono evolversi,in ragione di una organizzazione sempre più evoluta del pensiero, che la critica ci impone. Pensiero astratto,pensiero critico, duttile ed elastico sono modalità del pensiero che qualificano l'intelligenza e la felicità che consegue al "vero pensare"
Ovviamente,lo stesso discorso va valutato sul piano affettivo:un superamento o meno del problema potrà definire nel bambino la sua capacità ad ,a a ffrontare nuove relazioni, a non costringerlo al mantenimento di rapporti solo per un motivo di dipendenza.
Si

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21 MAR 2012

Gentile Piera, concordo con quanto già proposto dai miei colleghi, in particolare l'importanza di rinforzare con lodi e apprezzamenti non solo i progressi ma anche i tentativi di suo figlio. Potrebbe essere utile anche aiutarlo a sdrammatizzare eventuali insuccessi, magari condividendo con lui piccoli 'fallimenti' suoi e di suo marito, meglio se raccontati in chiave ironica e divertente. É importante per un bambino imparare ad avere fiducia nelle proprie capacità ma per riuscirci é altrettanto importante imparare ad accettare difficoltà e insuccessi come parte integrante e fondamentale di ogni apprendimento. E saperci ridere un po' su addolcisce la pillola e può attirare la simpatia di compagni e maestri. Tenga conto che per poter passare in modo convincente questo messaggio, occorre che lei e suo marito per primi sappiate guardare le cose 'in prospettiva'. Se invece doveste accorgervi di essere troppo in ansia, potreste consultare uno psicologo per vedere come gestire meglio le vostre emozioni. Buon 'lavoro '! Dottoressa Antonella Caramia

Caramia Dott. Antonella Psicologo a Rimini

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21 MAR 2012

Gentile Piera, concordo con quanto già suggerito dai miei colleghi, in particolare l'importanza di rinforzare ogni progresso così come ogni tentativo di suo figlio con lodi e apprezzamenti. Potrebbe essere utile anche sdrammatizzare le possibili sconfitte, magari condividendo con lui piccoli insuccessi suoi e di suo marito, possibilmente raccontati in chiave ironica e divertente. É importante per i bambini imparare ad avere fiducia nelle proprie capacità ma per far questo é necessario anche imparare ad accettare che difficoltà e insuccessi sono parte integrante e importantissima dell'apprendimento. E saperci ridere un po' su può addolcire le difficoltà e attirare simpatia da maestri e compagni. Tenga conto che per poter insegnare questo a suo figlio, occorre che lei e suo marito per primi sappiate vedere le cose 'in prospettiva '. Se al contrario vi accorgete di essere troppo in ansia, potreste consultare uno psicologo per vedere come gestire le vostre inquietudini. Buon ' lavoro'! Dottoressa Antonella Caramia

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15 MAR 2012

Gentile signora Piera,
il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare è una delicata fase di passaggio, che ogni bambino supera attraverso le risorse che ha a disposizione. Per poterla aiutare bisognerebbe capire nella quotidianità come suo figlio reagisce alle novità, quando sono iniziate precisamente queste crisi d'ansia e come gli adulti di riferimento reagiscono a questi comportamenti.
E' probabile che si sia innescato un meccanismo relazionale che non permette al bambino di affrontare serenamente situazioni nuove.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni.
Cordiali saluti
Dr.ssa Valentini Valentina

Dott.ssa Valentina Valentini Psicologo a Sorrento

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15 MAR 2012

Gentile Piera, l'ingresso alla scuola elementare per un bambino rappresenta un punto di passaggio importante e potenzialmente portatore di ansia, soprattutto in relazione alla propria autostima e autoefficacia, cioè la convinzione di essere in grado di portare a termine quanto intrapreso. Le difficoltà, le cose nuove da affrontare, il confronto con i compagni e la presenza di nuovi adulti che richiedono una prestazione (le maestre) possono essere di impatto forte su bambini particolarmente sensibili. Sicuramente fa bene a rassicurare suo figlio come già sta facendo, tenga presente che qualora la situazione perduri o la preoccupazione aumenti, può rivolgersi ad uno psicologo che si occupi di età evolutiva che potrà aiutare il suo bambino ad affrontare in maniera più funzionale le sfide scolastiche. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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15 MAR 2012

Gentile signora, dal suo racconto non ho ben capito se suo figlio piange ogni qual volta deve affrontare una situazione nuova, o se tutto avviene solo a scuola e soprattutto con l'insegnante di italiano, perchè se è così magari sarebbe il caso che voi genitori parlaste di questo problema con l'insegnante, ma se questo comportamento del bambino è più generico, allora oltre che con l'insegnante sarebbe il caso di portare il piccolo da uno psicologo per poter capire meglio il perchè di tale reazione di fronte alle novità.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Angela Virone

Dott.ssa Angela Virone Psicologo a Agrigento

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15 MAR 2012

Buongiorno gentile utente,
il passaggio dall'asilo alla scuola elementare richiede ai bambini un nuovo adattamento cognitivo e comportamentale. Se fino all'anno prima il gioco rappresentava l'attività creativa predominante, ora l'attività scolastica apporta nuove regole e una produttività finalizzata che può essere non facile da gestire nelle piccole menti piene di emozioni dei bambini. Il fatto che suo figlio esterni a voi genitori il suo disagio è positivo in quanto si sente sicuro di poterlo comunicare a voi che lo sorreggete. Prova ne è che poi riesce comunque ad iniziare e a portare a termine i compiti. Rinforzi positivamente con apprezzamenti sinceri i suoi sforzi in modo tale che si senta sempre più sicuro e in grado di svolgere compiti sempre diversi. Se lei si sente tranquilla e fiduciosa nelle capacità evolutive del suo bambino avrà anche la pazienza certosina per attendere che il piccolo trovi, col tempo e la pratica, il suo modo per calmarsi e non avere paura.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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