Mi sono innamorato della mia terapeuta

Inviata da Alberto · 9 mag 2016

Ciao a tutti, mi chiamo Alberto. Come avrete intuito mi sono preso una bella cotta per la mia terapeuta. Stavo esplodendo e così ho deciso di parlarne con lei...pensavo mi avrebbe parlato del fenomeno del transfert, avevo letto qualcosa a riguardo invece non mi è sembrata così dispiaciuta, diciamo...ha iniziato ad assumere un atteggiamento vagamente seduttivo nei miei confronti e mi ha proposto di vederci fuori dallo studio. Io ho detto che ci devo pensare perché non so fino a che punto potrebbe farmi bene. Cioè da un lato mi sono sentito lusingato, dall'altro non mi è sembrato un comportamento professionale. Cosa ne pensate? Come devo comportarmi ora? Sono un po' in paranoia perché la mia terapia non è ancora terminata..

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Miglior risposta 10 MAG 2016

Buonasera Alberto, beh se fosse così (mi permetta, almeno, un dubbio di categoria, perciò ragionero' in generale), chiaramente, il comportamento sarebbe scorretto. Primo per una questione etica, morale, deontologia, etc. Poi, anche, di rispetto nei confronti di una persona (l'Alberto di turno...) che ha cercato aiuto in un momento di difficoltà (immagino). Inoltre, se proprio mi volessi mettere nei panni della terapeuta innamorata, da formazione ed esperienza clinica (ma questo vale anche per i neo-laureati e/o specializzati), dovrei ben sapere che i sentimenti o, meglio, le percezioni di sentimenti di un paziente, rarissimamente hanno una reale valenza affettivo/amorosa nei confronti del terapeuta ma sono emozioni di grandissima rilevanza informativa e clinica da trasformare in lavoro psicoterapeutico. Dunque, se un/una terapeuta invitasse un paziente fuori dallo studio, il paziente dovrebbe uscire...ma per cambiare professionista. Purtroppo, fortunatamente sono abbastanza rari, c'è chi si approfitta di alcune situazioni peculiari di un lavoro (ma questo succede in quasi tutti i lavori) a detrimento del fruitore di quel lavoro ma anche di tutta la categoria. Gentile Alberto, ribadisco che ho parlato in generale! Lei, da paziente, ha il diritto che le venga chiarito qualunque dubbio, ambiguità e ambivalenza; dunque, per la sua qualità di vita, se ha perplessità in merito al modo di lavorare della collega, chiarisca il prima possibile ciò che le è sembrato di intendere...
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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11 MAG 2016

Caro Alberto,
mi sembra quantomeno un poco "d'assalto" il comportamento della collega, che alla sua "dichiarazione" (in contesto di setting terapeutico e dunque nel pieno svolgimento della terapia) non solo non si pone nell'ottica di verificare di cosa realmente si tratti (il transfert va considerato, è una realtà della psicoterapia e ogni terapeuta lo sa benissimo..., perlomeno, dovrebbe saperlo, ma proprio bene), no la terapeuta qui non indaga ma anzi...rilancia con una proposta pratica: "vedersi fuori dallo studio".
Ora è assolutamente comprensibile e condivisibile il suo disorientamento e la sua perplessità in merito.
Qui vediamo benissimo come è possibile, attraverso comportamenti scorretti, creare forte disagio nel paziente che si è recato in terapia per suoi problemi, paga il terapeuta e ha diritto ad avere uno "spazio per mostrarsi come realmente è", esternare i suoi sentimenti, transfert, qualsiasi cosa si tratti ed essere tutelato e guidato alla ricerca della autenticità o meno di quello che prova.
Qui la terapeuta sembra non aspettasse altro, e (sebbene potesse anche pensarlo dentro di sè) l'atteggiamento e la proposta pratica che le ha "rimbalzato" di rimando è assolutamente inadeguata e scorretta.
Ci sento molta superficialità e questo mi fa molto pensare.
Lei però ora, deve riappropriarsi del suo "spazio terapeutico" che le spetta e non solo (dovrebbe ma questa è sua scelta) rifiutare l'invito, piuttosto avere, forse anche "pretendere" (in questo caso è del tutto lecito) spiegazioni e approfondimenti in merito.
Potrebbe anche essere che lei abbia inteso male quello che la terapeuta le ha detto? .. Magari il suo discorso era un altro e lei ha capito male?
Scusi queste ultime domande ma davvero stento a credere una cosa del genere e vorrei cercare qualche risvolto del suo racconto a favore della terapeuta...
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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10 MAG 2016

Caro Alberto,

francamente risulta curioso che un paziente, invaghitosi di una terapeuta, le si dichiari e, ricevutone un sostanziale incoraggiamento, invece di gioirne se ne risenta. Forse la terapeuta, reagendo come ha reagito, ha trovato il modo migliore per renderla consapevole della fallacia dei suoi sentimenti: infatti lei ora si interroga sul reale rapporto che intrattiene con questa professionista, sui benefici che ne trae, sulle contraddizioni che sperimenta. Teoricamente, se la sua passione fosse stata semplicemente respinta con motivazioni tecniche, l'ostacolo trovato avrebbe potuto rafforzare la sua determinazione nel perseguire un cambiamento di setting; viceversa, un'apparente accondiscendenza, è stata efficace nello smorzare i suoi ardori, che prima le apparivano straripanti e incontenibili. L'impressione che si trae, tuttavia, è che lei necessiti di una terapia meno flessibile, ove le vengano posti dei limiti e si applichi la regola, talvolta davvero aurea, della frustrazione, per arginare tentazioni manipolatorie che la patologia può far emergere nel corso della cura. Parli dei suoi dubbi alla terapeuta, così come ha fatto con noi, in modo che l'ambivalenza del suo transfert possa essere valutata correttamente. Ricordi infine che potrebbe essere anche un sabotatore interno, una parte inconscia di lei che si oppone alla terapia e al cambiamento che ne consegue, a guidare i suoi sentimenti alterni nei confronti della terapeuta. In conclusione, valuti in autonomia se le convenga proseguire questo particolare percoso o meno.
Cordiali saluti.

Emanuela Carosso
psicologa - psicoterapeuta in Torino.

Dr.ssa Emanuela Carosso Psicologo a Torino

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10 MAG 2016

Buongiorno Alberto,
infatuarsi del proprio terapeuta capita frequentemente e in alcuni casi avviene in un momento particolare della psicoterarapia.
Non conoscendo la sua storia ne tantomeno il suo percorso terapeutico mi sento di ipotizzare che lei sta idealizzando degli aspetti importanti della sua terapeuta come donna, e cioè la possibilità di essere ascoltato, riuscire a confrontarsi su aspetti profondi e personali senza conflitti, lo sperimentare la sua capacità di sedurre una donna, il sentirsi valorizzato da una figura femminile.
Insomma Alberto, la sua "cotta" è riconducibile alla relazione terapeutica, agli aspetti di "buona relazione" tra uomo e donna.
Questo per lei potrebbe rappresentare un nuovo modo di relazionarsi con la figura femminile all'esterno della psicoterapia.
Il problema secondo me, è che la sua terapeuta accettando di incontrarla al di fuori della relazione analitica, ha interrotto quel filo conduttore di lavoro analitico tra di voi.
Penso che per lei Alberto, sia molto utile non accettare l'invito della dottoressa e riflettere quanto questo possa creare imbarazzo e difficoltà nel proseguire il vostro percorso già di per se molto delicato.
Mi auguro che la sua terapeuta ricorra ad una supervisione personale che l'aiuti a ripristinare i limiti della professione.
Spero vivamente che lei possa continuare il suo percorso con serenità. Mi dia notizie.
PsicologicamenteDonna della Dott.ssa C.Arcangeli (Roma)

PsicologicamenteDonna Psicologo a Roma

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