Mi sono bloccata...non sono mai riuscita a immaginare la vita dopo il liceo

Inviata da Sara · 28 set 2015 Orientamento scolastico

Salve, sono sara 19 anni, l'anno scolastico della maturità è stato abbastanza duro (per chi non lo è). Non tanto per la maturità stessa, che mi ha preoccupato solo negli ultimi mesi, quanto per la scelta universitaria, non ho mai avuto obiettivi nella vita o sogni da raggiungere. Credo che questo dipenda dall'aver avuto un'infanzia abbastanza felice, dove spesso ottenevo ciò che volevo, non mi ritengo una persona viziata, ma adesso sono debole, non lotto per nulla, sono troppo dipendente dai miei genitori e dalle abitudini, ora che vedo come gira il mondo provo sempre paura di tutto. Non sono mai riuscita ad immaginare la mia vita dopo il liceo, vedevo sempre tutto buio, ho cambiato decisione così tante volte ma mai nessuna mi sembrava quella giusta. Un pensiero simile l'ho avuto quando ero una bambina, non riuscivo a capire quale sarebbe stata la mia vita raggiunti i 13 anni (età in cui credevo che non sarei più stata una bambina) e avevo paura di crescere.Non so cosa mi piaccia veramente, non sono mai riuscita a lavorare costantemente su ogni cosa iniziata per puro interesse e non perché costretta, prima o poi abbandonavo, a scuola andavo abbastanza bene, ho lavorato per un certo periodo, sono riuscita a raggiungere obiettivi come questi, quasi obbligatori. Ora però non faccio nulla e non inizio nulla di costruttivo per paura di non riuscire a continuare, è successo troppe volte, inizio una cosa, miglioro, tale cosa richiede sempre più impegno, diventa una cosa importante, inizia a stancarmi, ma cerco di portarla avanti e di farmela piacere per forza, tanto che non capisco se mi piaccia veramente o se sono io che mi obbigo a farla, alla fine provo un'enorme tristezza perché mi obbligo a fare una cosa che dovrebbe piacermi e che dovrebbe risultarmi quasi spontanea, così capisco che questa veramente non mi piace, l'abbandono, ma la tristezza non se ne va, arrivano i sensi di colpa per aver perso tempo a fare una cosa per poi abbandonarla. Ora questo modo di fare mi condiziona anche per cose più piccole, ad esempio posso passare ore in una libreria per cercare un libro che mi piaccia, ma poi ho paura di non riuscire a finire di leggerlo e quindi non compro nulla. Mi ritengo una persona pigra, svogliata, incapace, debole ora credo che mi ritengano così anche gli altri per il fatto di aver preso un anno per decidere cosa fare per l'università, i miei genitori non mi hanno fatto pesare questa cosa, hanno visto quanto sia stata male, ma i miei parenti parlano e anche tanto, ogni benedetta persona che incontro non fa altro che domandarmi due cose, "com'è andata la maturità? Cosa farai all'università?" E dopo la mia risposta c'è sempre un momento silenzio d'imbarazzo. Solitamente le persone per sfuggire da tutti i mali di questo mondo ricorrono alle passioni, e io non ne ho. Mi dà fastidio sapere che mi riduco così quando ho avuto una vita priva di vero dolore, quando poi in giro c'è gente che ha vissuto veri e propri drammi e riesce comunque ad essere forte e a vivere, mi dà la sensazione di non essere degna di questa vita. Per parlare di "problemi" non troppo gravi che ho avuto e che credo mi abbiano condizionata potrei dire: vari lutti, il relazionarmi con gli altri, bassa autostima. Potrei scrivere molte altre cose ma la smetto qui, ho la tendenza a prolungarmi troppo.

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Miglior risposta 29 SET 2015

Gentile Sara,
tu pensi di essere diventata insicura e di avere bassa autostima perchè hai avuto una infanzia "felice" durante la quale avevi tutto ciò che volevi!...e aggiungi che però non ritieni di essere stata viziata!...
A parte la contraddizione, io penso invece che un bambino a cui si dà tutto quello che chiede e anche di più, non per questo ha necessariamente una infanzia felice.
Occorrerebbe perciò, con l'aiuto di uno psicoterapeuta, fare una analisi accurata della tua vita in questi 19 anni, partendo, appunto, dalla prima infanzia e dai temi che tu stessa hai suggerito ( lutti, relazioni interpersonali).
Credo poi che quando abbandoni a metà qualcosa che hai cominciato, dai ogni volta un duro colpo alla tua autostima mentre se riesci a completare qualcosa anche se non ti entusiasma o non ti entusiasma più contribuisci a nutrire l'autostima stessa tanto che questa può addirittura farti rivalutare ciò che hai fatto per un fenomeno di "compensazione della dissonanza cognitiva" .
Alle persone che ti chiedono cosa hai deciso di studiare all'Università puoi rispondere semplicemente che non hai ancora le idee chiare perchè la scelta è difficile per cui hai deciso di farti aiutare a maturare questa scelta in psicoterapia.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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28 SET 2015

Gentile Sara
concordo con quanto scritto dalla collega Fontanella.
Aggiungo però che del suo lungo resoconto mi ha colpito il fatto che parli della morte solo alla fine, accennandone in modo "quasi" distratto,
Glielo dico con una metafora: lei ci ha dipinto la sua vita, passando sulla tela numerose pennellate, quasi tutte intinte in un denso colore blu-grigiastro, senza sfumature o chiaroscuri, ma è come se l'informazione principale lei ce l'abbia data solo alla fine, con l'accenno leggero ai "vari lutti" che l'hanno colpita, con cui secondo me ha in realtà apposto la sua firma sul quadro, che - anche se minuscola - spicca perché è di color rosso vivo.
Dott.ssa Stefania D'Antuono - Venezia

Dott.ssa Anna Stefania D'antuono Psicologo a Venezia

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28 SET 2015

Cara Sara,
ha già iniziato a porsi delle domande per conoscere meglio questi meccanismi, quindi non resta che approfondirli.

Lo può fare sola ma, meglio, con l'aiuto di uno psicologo.
Tra le altre cose, ci accenna a possibili cause del suo disagio che definisce "non troppo gravi" e cita dei lutti. I lutti possono essere molto faticosa da elaborare e a volte non si riesce del tutto, trascinando con sè il pesante fardello e spegnendosi, perdendo interesse per la vita essendo presi a fare i conti con la morte.

Anche questo aspetto andrebbe approfondito con uno psicologo, ci pensi su.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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